Quante volte abbiamo sentito ragazzi e genitori sminuire i pericoli causati da un eccessivo utilizzo della tecnologia? Gli smartphone sono ormai diventati un prolungamento della nostra mano e, in alcuni casi, anche della nostra mente. Per qualsiasi cosa facciamo affidamento a loro. Cerchiamo un’informazione? Consultiamo il nostro smartphone. Non riusciamo a finire le parole crociate e quel 7 verticale ci sembra impossibile? Ecco che il nostro smartphone corre in nostro aiuto. Lui tutto sa e tutto può. Ma se riponiamo così tanta fiducia nel nostro device, perché il mondo intero continua a ripeterci che dobbiamo allontanarlo? In realtà la questione è molto più complessa… Non è solo sul quanto ma anche sul come una persona passa il suo tempo online su cui ci dobbiamo concentrare. È ovvio che se utilizzo la tecnologia per studiare e fare ricerca non è come passare lo stesso tempo attaccato a un videogioco o su un profilo social. Bisogna imparare a distinguere le due cose e a sensibilizzare le famiglie e le istituzioni verso una consapevolezza digitale. La tecnologia è e resta uno strumento. Sta a chi la usa, utilizzarla con responsabilità e consapevolezza. E la consapevolezza è qualcosa che si acquisisce, anche grazie alla stimolazione del pensiero critico dei più giovani da parte degli adulti. È bene prestare attenzione a quando si decide di dare il cellulare ai propri figli. Il cellulare, in generale, andrebbe dato ai ragazzi dopo i 13 anni, facendoglielo usare in modo consapevole e interessandosi alla loro vita online. È importante seguire i propri figli e chiedere loro come hanno passato la loro giornata; una volta era sufficiente conoscere cosa avessero fatto fuori casa mentre adesso è diventato importante soprattutto sapere cosa fanno quando sono in casa. Bisogna tornare al dialogo, cercando di conoscere il mondo dei ragazzi, interessandosi anche alla loro vita online. E questo lo si può fare se ci si informa, se si parla lasciando da parte i giudizi e se ci si apre al confronto. Che cosa piace loro? Che cosa stanno cercando online che non trovano nella vita reale? Perché un gioco fa così presa su di loro? Facciamo domande e accogliamo le risposte, tornando a ripristinare dei sani confini dentro cui coltivare il rispetto per l’altro. Solo così facendo la tecnologia non rappresenterà un problema, bensì una risorsa.
GIUSEPPE LAVENIA
Psicologo, psicoterapeuta, e presidente dell'Associazione Nazionale
Di.Te., Dipendenze Tecnologiche,
Gap e Cyberbullismo