Sono passati ormai otto anni dall'inizio della lunga vicenda dei due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani nel 2012 al largo della costa del Kerala, nel sud dell'India. E la battaglia giuridica tra Italia e India va ancora avanti: si attende la sentenza dei giudici del Tribunale arbitrale dell'Aja che dovranno decidere se i due militari italiani debbano essere processati in India o nel nostro Paese.
"Se fosse stato un bambino oggi sarebbe in terza elementare, se fosse stato un matrimonio oggi festeggerebbe le nozze di bronzo, se fosse stato un governo avrebbe cambiato cinque ministri degli Esteri e quattro della difesa (togliamo il se fosse) mi sforzo di trovare un termine adatto a definire otto anni di ingiustizie e privazioni di libertà sempre in attesa... tutt’oggi in attesa con grande dignità, correttezza ed abnegazione ma quel che c’è dentro come fai a spiegarlo... puoi solo viverlo e sperare che domani sarà un giorno migliore!!!" ha scritto su Facebook Paola Moschetti, moglie di Massimiliano Latorre.
LE TAPPE DELLA VICENDA
Queste le tappe principali della vicenda: i due marò italiani sono impegnati in una missione di protezione della nave mercantile italiana 'Enrica Lexie', in acque a rischio di pirateria. Il 19 febbraio 2012 i due fucilieri di Marina vengono consegnati alla giustizia indiana con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani su un peschereccio, scambiati per due pirati al largo della costa del Kerala, nel sud dell'India. Dopo l'uccisione dei due pescatori indiani, qualche giorno dopo il fermo dei due militari italiani, il tribunale di Kollam dispone il loro trasferimento nel carcere ordinario di Trivandrum.
Ne escono solo il 30 maggio quando l'Alta Corte del Kerala concede ai due fucilieri la libertà su cauzione di dieci milioni di rupie (143mila euro) stabilendo l'obbligo di firma quotidiano che impedisce loro di allontanarsi dalla zona di competenza del commissariato locale. Ai due fucilieri viene anche ritirato il passaporto. Solo a dicembre del 2012, qualche giorno prima di Natale, il governo italiano riesce a ottenere dall'Alta Corte del Kerala un permesso di due settimane per i due militari italiani che consenta loro di trascorrere le festività in Italia con l'obbligo di tornare in India alla scadenza del permesso. Tornano quindi a casa il 22 dicembre e vengono interrogati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo.
Il 3 gennaio 2013, alla scadenza del permesso, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornano in India, per poi rientrare ancora in Italia alla fine di febbraio, quando ai due fucilieri viene dato un permesso di quattro settimane in occasione delle elezioni politiche. La posizione del governo italiano è, inizialmente, quella di non rimandare i due fucilieri in India ma la Presidenza del consiglio dei ministri annuncia invece successivamente che i fucilieri sarebbero tornati nel Paese asiatico. L'allora ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia quindi in Parlamento le proprie dimissioni irrevocabili in polemica con la decisione del governo di rimandare i marò in India.
Il 16 dicembre del 2014 arriva il 'no' della Corte Suprema indiana alle istanze presentate dai marò, anche per quanto riguarda il possibile rientro in Italia di Girone. Dopo mesi di schermaglie politiche e diplomatiche, il governo italiano decide, il 26 giugno del 2015, di attivare la procedura di arbitrato internazionale di fronte all'impossibilità di arrivare a una soluzione negoziale con l'India. L'Italia chiede di consentire la permanenza di Latorre in Italia (nel frattempo tornato nel nostro Paese per alcuni problemi di salute) e il rientro in patria di Girone durante l'iter della procedura arbitrale. Il 2 maggio 2016 il Tribunale Arbitrale dispone che anche Girone faccia rientro in Italia fino alla conclusione del procedimento arbitrale.
Intanto la vita dei due fucilieri della Marina va avanti. Il 15 giugno scorso, Massimiliano Latorre si sposa con Paola Moschetti. Poco meno di un mese dopo, tra l'8 luglio e il 20 luglio, si tiene all'Aja presso la Corte arbitrale permanente (Permanent Court of Arbitration, Pca) l'udienza finale dell'arbitrato sul caso della 'Enrica Lexie': al centro c'è proprio la competenza del Tribunale arbitrale, il merito delle argomentazioni di parte italiana e delle controargomentazioni di parte indiana. È attesa per la decisione.