Flavio Bucci era tornato in scena da qualche tempo. Burbero, tenero, appassionato, irregolare, portava a teatro uno spettacolo autoironico che si era cucito addosso come un costume slabbrato: E pensare che ero partito così bene. Il grande attore era protagonista di un monologo dagli evidenti tratti autobiografici. Un testo firmato dallo stesso Bucci insieme al regista Marco Mattolini.
Sulla scena, accanto all’attore, figuravano Almerica Schiavo e Alessandra Puglielli. Così Bucci si era raccontato fuori dai denti. La vita, la carriera, i successi e i fallimenti erano narrati attraverso aneddoti e riflessioni filosofiche, citazioni dei propri e degli altrui lavori. Consuetudini, vizi privati e pubbliche virtù dello spettacolo italiano. L’attore aveva delineato i ritratti di personaggi celebri. La pièce era caratterizzata dalla proverbiale spregiudicatezza del mattatore.
Una scorribanda senza trionfalismi e senza vergogna, di ricordi di teatro e di cinema, ma anche la confessione delle dipendenze e dell’irrefrenabile bisogno di libertà. Infine, il rapporto con le donne, rappresentato attraverso un racconto spudorato di mogli, figli e amori. Bucci è scomparso, a 72 anni, a Passoscuro, il suo eremo, un paesino sul litorale romano. "I suoi ultimi anni non sono stati sereni purtroppo – dice il figlio Alessandro – ed è triste pensare che in troppi lo abbiano abbandonato dopo una carriera così intensa tra il cinema e il teatro. Ma come spesso accade agli artisti aveva una sensibilità più acuta e dolorosa di noi uomini normali e il gran pregio di non rinnegare nulla di sé, neppure gli sbagli".
L’attore, nasce a Torino, da una famiglia originaria del foggiano. Contagiato dall’euforia della rinascita italiana, Bucci si forma alla Scuola del Teatro Stabile del capoluogo piemontese. Si sente erede di un teatro classico, lontano da talune bizzarrie dell’avanguardia, ma aperto alla sperimentazione e al fascino dei testi. La lista delle sue apparizioni cinematografiche è lunghissima. Sedotto dal cinema e dalla bella vita, sbarca a Roma all’inizio degli anni Settanta, grazie all’amico Gian Maria Volonté che lo presenta ad Elio Petri, imponendolo nel cast de La classe operaia va in Paradiso (1971). Segue La proprietà non è più un furto (1973). Lavora con Giuliano Montaldo, nei film L’Agnese va a morire (1976) e Il giorno prima (1987). È indimenticabile la sua interpretazione del Don Bastiano de Il marchese del Grillo di Mario Monicelli (1981), al fianco del sardonico Alberto Sordi. Ma bisogna menzionare anche Tex e il signore degli abissi di Duccio Tessari (1985), Secondo Ponzio Pilato di Luigi Magni (1987), Teste rasate di Claudio Fragasso (1993). Negli ultimi anni recita nelle commedie Caterina va in città di Paolo Virzì (2003) e Lezioni di volo di Francesca Archibugi (2007). Strepitosa la sua caratterizzazione del politicante Franco Evangelisti, braccio destro del mefistofelico Giulio Andreotti (Toni Servillo) de Il Divo di Paolo Sorrentino (2008).
Il cinema gli ritaglia soprattutto ruoli da antagonista e caratterista che l’attore attraversa con rabbiosa umanità. "Erano gli anni in cui a Hollywood apparivano facce strane, da Dustin Hoffman ad Al Pacino – ha raccontato Bucci – e questa linea di mezzo, tra gli scultorei protagonisti della generazione precedente e i colonnelli della risata si adattò bene a gente come me, irregolari di talento". In televisione si fa conoscere dal grande pubblico interpretando lo sceneggiato televisivo Rai che lo consacra: Ligabue di Salvatore Nocita (1977), in cui prende le sembianze del poeta e pittore naïf. Torna a lavorare per il regista lombardo nel 1989, nei I Promessi sposi.
Per il piccolo schermo, interpreta anche il commissario Ingravallo in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1983) di Piero Schivazappa, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Emilio Gadda. Partecipa a Le due vite di Mattia Pascal (1985), versione televisiva integrale della rilettura de Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, realizzata da Monicelli. Il cast tecnico e artistico è straordinario: Marcello Mastroianni e Laura Morante, su musiche di Nicola Piovani. Appare anche nella Piovra di Damiano Damiani(1984) e ne L’avvocato Guerrieri – Ad occhi chiusi di Alberto Sironi (2008). In teatro recita come protagonista in numerose pièce. Marco Mattolini lo dirige in Opinioni di un clown di Heinrich Böll, Le memorie di un pazzo di Gogol’, Uno, nessuno e centomila e Il fu Mattia Pascal di Pirandello. Anche Mario Missiroli lo dirige in due spettacoli pirandelliani: Quaderni di Serafino Gubbio operatore e I giganti della montagna.
Dopo una lunga assenza dalle scene torna in teatro con lo spettacolo dedicato a Giacomo Leopardi, Che fai tu luna in ciel, dimmi che fai, ancora una volta diretto da Mattolini. Sulla ribalta appare accanto alla danzatrice Gloria Pomardi e lala pianista e compositrice Alessandra Celletti. Lo scorso anno, a Vittoria (Ragusa), in Sicilia, proprio con lo spettacolo E pensare che ero partito così bene è l’acclamato trionfatore della rassegna di teatro contemporaneo Teatra(l)Mente, curata dal Collettivo ConTatto.
di Andrea Di Falco