Corsi di lingua italiana, letture, film, lezioni di cucina, viaggi in Italia, ma anche indicazioni su come ottenere la cittadinanza. Ricerche genealogiche e servizi di traduzioni. Un centro culturale e non solo dedicato agli italo-americani che si trova nel cuore di New Orleans. Ma non è tutto, perchè c'è anche il museo. "Ma soprattutto la voglia di onorare e celebrare la cultura italo-americana, passata presente e futura. Questa è la nostra missione". È così che Frank Maselli, il presidente dell'American Italian Cultural Center, racconta quella che può essere la sua creatura, diventata sempre più importante grazie a un impegno continuo da parte della comunità italo-americana. "Vogliamo assicurarci - e lo dice con orgoglio - che anche i contributi italiani alla città possano essere celebrati". Già perchè quando si parla di New Orleans viene in mente il Quartiere Francese, musica, gastronomia che uniscono culture di tutto il mondo. Ma quella italiana merita un posto privilegiato. E il museo, da poco rinnovato, racchiude un riassunto di quasi 300 anni, perchè è stato in questo largo lasso di tempo, che l'italianità è entrata nelle vene di New Orleans. "Gli italiani hanno fatto parte di New Orleans fin dall'inizio - racconta Enrico Villamaino, lo storico del museo - se si va alle prime esplorazioni, ci sono stati personaggi come Enrico de Tonti (soldato, esploratore e colonizzatore nato a Gaeta nel 1649 e morto in Louisiana, a Mobile nel 1704 ndr) che era qui ai tempi di Sieur de La Salle e Pierre Le Moyne d'Iberville. Erano parte dell'Italia ancora prima che divenisse una nazione. Poi andando avanti nel tempo ci fu un massiccio afflusso di italiani tra il 1880 e la fine della Prima Guerra Mondiale, si trovavano in quello che poi divenne il Quartiere Francese. Infatti dal 1900 al 1910, prima che prendesse questo nome era conosciuto come Little Palermo, la piccola Palermo". Il rinnovato museo, che poi è la gemma dell'American Italian Cultural Center, racconta la storia locale degli italiani arrivati in Louisiana, una occasione forse una occasione forse unica per conoscere da vicino i successi ottenuti dagli italiani, dagli italo-americani in diversi settori, dallo sport alla musica, dalla politica fino agli atti, spesso eroici, durante la Seconda Guerra Mondiale. C'è anche una mostra completamente dedicata a FranLa chiamavo 'Little Italy', ma anche 'Little Palermo'. Era quello che oggi, mondialmente, è conosciuto come il Quartiere Francese di New Orleans. Solo un piccolo esempio per spiegare come la città della Louisiana è stata, ormai oltre un secolo fa, forgiata anche dall'emigrazione italiana, che era in quel tempo per la grande maggioranza siciliana. Nel 1915 infatti l'80% del Quartiere Francese era italiano e gli emigranti, appena arrivati in nave dalla Sicilia cominciavano la nuova vita scaricando merci al porto. Poi i primi imprenditori, come Salvatore Lupo che fondò Central Grocery. Oggi a gestire l'emporio in Decatur Street c'è la terza generazione italo-americana della famiglia. Ma la 'drogheria' ultra secolare la propria fama l'ha legata alla 'muffuletta' un sandwich divenuto così popolare che oggi, attraverso una partnership, è possibile degustare in tutti gli Stati Uniti. Ma le reminiscenze del passato italiano di New Orleans si possono ritrovare anche nelle caramelle di Sam Cortese. Una storia anche questa che parte dalla Sicilia con Sam Cortese che, in seguito a un grave incidente, si mise prima a vendere per strada frutta, verdura, poi con un carretto trainato da un cavallo cominciò a portare caramelle in ogni parte della città, una tradizione che continua ancora oggi. ces Xavier Cabrini, la prima cittadina americana canonizzata come Santa dalla Chiesa Cattolica il 7 luglio 1946, che visse e portò avanti la sua missione a New Orleans. Ma Mother Cabrini, come sempre era stata chiamata, prima di diventare statunitense era italiana: nata a Sant'Angelo Lodigiani, oggi in provincia di Lodi, il 15 luglio 1850. Ma il percorso che offre il museo italo-americano di New Orleans, che si trova sulla South Peters Street, accanto a Piazza d'Italia, completata nel 1978 su disegno dell'architetto postmoderno Charles Moore, non si ferma solo ai punti che rappresentano i capisaldi della nostra storia a New Orleans: infatti, grazie a una mostra interattiva, i visitatori di origine italiana, possono anche conoscere la propria origine. "È destinato in particolare a chi ha radici siciliane - spiega Maselli - infatti è possibile inserire il proprio nome e da lì usciranno dati che riguardano la provenienza della famiglia, da quale città grande o piccola della Sicilia". Un piccolo albero genealogico che può essere l'inizio per una ricerca più approfondita al fine di trovare le storia della propria famiglia. Il museo si è voluto così arricchire di nuovi strumenti che si sono andati ad aggiungere a tutti quelli che, 35 anni fa, hanno contributo a crearlo. Il fondatore, assieme ad altri italo-americani, era stato Joseph, il padre di Frank Maselli. "Per mio padre - ha continuato Maselli - era una grande passione, credo di averla ereditata. Sono convinto che sia utile continuare, anche perchè negli ultimi 100 anni gli italiani hanno rappresentato una parte significativa della cultura". Il museo, e più generalmente il Centro, ha anche un'altra missione. "Vorremmo che i nostri visitatori comprendessero l'effetto, profondo - ha concluso Villamaino - che gli immigrati italo-americani hanno avuto sulla città di New Orleans. Perchè la cultura francese e quella spagnola sono più facilmente visibile nell'architettura così sono convinto che le persone possano rimanere sorprese nello scoprire quale sia stato l'impatto degli italiani sulla cultura di New Orleans". Perchè in tutti gli angoli di New Orleans, anche se spesso nascosti, c'è una impronta italiana, il più delle volte anche importante.
SANDRA ECHENIQUE