Nord Italia chiuso: niente scuole, niente teatri e niente partite. Da Genova a Trieste e giù, sino a Bologna, questa è la realtà. Scenario più variegato invece da Firenze in giù, dove gli italiani si dividono tra chi si prepara ad affrontare l’Apocalisse, facendo scorte di mascherine e scatolame, e chi attende invece indifferente o quasi. Senza dimenticare i sempre più ‘laureati all’università della vita’ che, via social e non, rivelano la verità di cui sono gli unici depositari e chi, cinicamente, prova a sfruttare la paura. Leggendo le cronache del primo lunedì dopo il Coronavirus la situazione più grave è sì in Lombardia, ma forse a piazza Affari che oggi punta forte sul rosso. A preoccupare prima dell’economia è però giustamente la salute. Per questo, per evitare il diffondersi del virus, che mezza Italia: Liguria, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto ed Emilia Romagna, ha deciso sostanzialmente di fermarsi.

Ma l’Italia non finisce a Bologna e, da Firenze a Palermo, prima del virus è arrivata la paura. In alcuni casi la paranoia. La paranoia di chi è corso in farmacia facendo scorte di mascherine (che sono sostanzialmente inutili a meno che chi le indossa non sia lui il malato) e disinfettanti, quella di chi nei supermercati ha fatto incetta di acqua e generi non deperibili prevedendo uno scenario post atomico, ma anche la paranoia di chi non vuole più uscire, di chi rinuncia alle cene e alla scuola, al lavoro e agli amici. L’ipocondriaco terrorizzato è l’identikit più diffuso a sud della linea gotica. Si declina in diverse sfumature, da quelle al limite con la patologia a quelle più light che spingono molti a guardar male chi tossisce. Un profilo che, previsioni alla mano, non potrà che trovare sempre più adesioni se il virus farà la sua comparsa anche in altre zone, e un profilo in cui rientrano ad esempio le amministrazioni dell’isola di Ischia e di tutti quelli che hanno tentanto o hanno bloccato i turisti lombardo veneti.

Minori in termini numerici quelli che invece attendono gli eventi con rassegnata fatalità, o anche moderata preoccupazione. Quelli che si lavano le mani magari più spesso ma che non hanno nelle mente un sottofondo di ‘moriremo-tutti’, e più semplicemente temono le conseguenze pratiche del virus e del suo contenimento. Tra chi vive le cose in modo più sereno c’è chi basa il proprio pensiero su solide basi, come le valutazioni mediche e le parole degli esperti, ma anche chi più semplicemente decide che non può farci nulla. Poi, sempre più presente nella nostra società, tutti quelli che sanno la verità-vera, quella che non ci vogliono dire. Un profilo antico come l’uomo ma che non i social ha raggiunto proporzioni nuove. Tra questi quelli che sanno che il virus è scappato da un laboratorio militare (complottisti), quanti hanno prove certe che già tutta l’Italia è colpita ma viene tenuto nascosto per non generare il panico e che comunque i morti saranno centinaia di migliaia, almeno (catastrofisti).

E poi quelli che hanno saputo dal cognato che le case farmaceutiche hanno già il vaccino ma aspettano per metterlo sul mercato il momento in cui potranno realizzare maggiori guadagni. Il cugino ha un amico che una volta è stato alla Bayer quindi la cosa è sicura… Infine, l’approfittatore. Anche questa una figura antica come l’uomo ma che forse mai come in questo caso tende al grottesco. Se gli ipocondriaci terrorizzati corrono a far scorte, c’è chi approfitta in malo modo di questo boom della domanda. Su internet si trovano mascherine ‘perfette per il coronavirus’ e lotti di Amuchina venduti al prezzo del tartufo bianco.

ALESSANDRO CAMILLI