È andata oltre ogni aspettativa "La Festa che ci unisce. Calabria celebra Italia" che ha riempito nella giornata di domenica la strada di José Enrique Rodó a Montevideo di un’italianità che non si era mai vista. Merito del gruppo dei giovani dell’Associazione Calabrese che ha saputo raccogliere entusiasmo e partecipazione puntando sull’unità e riuscendo ad arrivare dove gli altri hanno clamorosamente fallito. È stata una festa allegra e colorata come non si vedeva in Uruguay da tanto, forse troppo tempo. Una boccata d’ossigeno per una collettività moribonda e litigiosa che ha bisogno proprio di occasioni come queste per trovare la forza di risollevarsi.
Iniziata alle ore 11 e proseguita fino alle 17, la via che ospita la sede dei calabresi si è progressivamente riempita a partire dall’ora di pranzo quando tutti gli stand sono stati presi d’assalto per le varie preparazioni andate a ruba in poco tempo. La gastronomia è stata la grande protagonista della festa accompagnata da una variegata offerta culturale con spettacoli travolgenti, balli e canti. Molto variegata la presenza dei gruppi italiani, tra cui: Ente Friulano Efasce, Associazione Abruzzese, Comitato delle Associazioni Venete in Uruguay (Cavu), Associazione Emiliano Romagnoli (Aereu), Associazione Calabrese, Federazione Lucana dell’Uruguay (tra cui Associazione Vietrese, Collettività Satrianese San Rocco, Associazione Lauria, Circolo Lucano). Oltre a questi bisogna aggiungere il Centro Culturale Vissi d’Arte, la Scuola Italiana di Montevideo e la partecipazione speciale del gruppo di balli dell’Associazione Calabrese di Buenos Aires che ha fatto ballare e divertire tutti con un’energia incredibile.
"Prima era un sogno poi si è trasformata in una sfida, una grande responsabilità che siamo riusciti a compiere". Nicolas Nocito è stanco ma molto felice al termine di questa lunga giornata che resterà impressa nella storia. "Sono orgoglioso del gruppo di giovani che siamo riusciti a creare e che ha lavorato molto duramente per riuscire a organizzare questa iniziativa. È stato uno grande sforzo ma siamo contenti perché finalmente abbiamo unito la collettività come dimostra una foto che abbiamo fatto sul palco che è estremamente significativa. Tutti le associazioni regionali insieme per l’Italia. Ecco, la gente ha capito bene lo spirito che abbiamo voluto trasmettere e per questo ci ha incitato a proseguire". La strada per il futuro appare già tracciata, la prima edizione della festa che unisce avrà senz’altro un seguito: "Siamo ottimisti e pensiamo di ripetere la festa ogni anno. Come avevamo già detto ci piacerebbe che l’organizzazione possa turnarsi tra le associazioni ma se non ci sarà nessuno che possa farsi carico noi potremmo rifarlo decidendo una data in comune. La voglia c’è, l’esperienza l’abbiamo".
Traspare emozione anche da Fabrizio D’Alessandro, segretario dell’Associazione che ha presentato la giornata con grande capacità di coinvolgimento del pubblico: "Sono senza parole per quello che tutti insieme siamo riusciti a fare. Vedere la gente del quartiere che si avvicinava interessata oppure le persone che ballavano dai balconi delle loro case è stato un qualcosa di meraviglioso". Per D’Alessandro questa festa lascia un messaggio positivo: "Diciamolo forte e chiaro, questa iniziativa è il risultato dello sforzo dei giovani ed è stata possibile grazie all’unità tra le associazioni italiane. È un lavoro complicato ma possibile da realizzare". Uno dei momenti più toccanti della giornata è stato l’omaggio fatto a Maria Arena Maradei salita sul palco in occasione della festa della donna come ha spiegato il segretario dell’Associazione Calabrese: "Oggi vogliamo rendere omaggio a una donna che ha lavorato sempre per la collettività, una persona incredibile che ha fatto tantissimo e che merita di essere ricordata sempre. Lei è stata la fondatrice del patronato Inca e la prima presidente del Comites. Tra l’altro la costruzione della Casa degli Italiani porta il suo nome anche se in molti oggi l’hanno dimenticato".
Dino Monaco, ex membro della direttiva calabrese, ha riassunto molto bene il pensiero generale di questa festa con parole semplici condivise da tutti i presenti: "Come italiano oggi sono felice per quello che un gruppo di ragazzi sono riusciti a fare. È il segnale che stanno finendo i tradizionalismi ottusi che portano solo litigi inopportuni. Mancava nella collettività italiana un po’ di aria fresca e la mentalità giovanile che possa emarginare quegli inutili protagonismi che ci hanno rovinato".
Matteo Forciniti