Terapie anti virus. Esorcismi italiani. Fioriscono spontanei e diventano nazionali attraverso il tam-tam dei social. Quelli buoni, non gli altri pieni di fake news, di allarmi immotivati, scelleratezze sfuse e a pacchetti. In Italia tutti alla finestra, il condominio diventa anch’esso un social. L’inno di Mameli suonato o cantato a squarciagola in contemporanea in tutta Italia. Canzoni, brani pop, striscioni, e il coro scritto e spesso anche urlato: "Andrà tutto bene". L’augurio che gli italiani costretti a convivere con l’incubo del virus maledetto si scambiano da lontano. I più piccoli lo dicono con disegni ricchi di fantasia. Gli arcobaleni sono i temi tracciati dai loro pastelli. Molto seguita, seguitissima, la campagna lanciata dal Micbat e dall’Accademia della scrittura. In parole povere, l’invito a muoversi dal divano, in questa nostra Italia reclusa in casa, costretta a non fare un passo nel senso strettamente materiale e tecnico del termine. L’invito a muoversi con l’immaginazione grazie ai libri, condividendo la scelta sui social come "Pordenonelegge" e "iorestoacasaleggo", che sollecita a postare consigli di lettura attraverso brevi video. Le terapie del Paese che non si arrende. Affàcciati alla finestra/amore mio. Ma va bene lo stesso anche un amico, un qualsiasi dirimpettaio. Meglio ancora se con un tamburello. Finestre italiane per dire "ci siamo". Voci e suoni per esorcizzarlo, il coronavirus. La voce di ogni strumento l’altro giorno, l’applauso a infermieri e medici, il coro italiano fatto di canzoni. A mezzogiorno in punto ("siamo d’accordo tutti, nessuno dimentichi, cerchiamo di essere precisi"), o alle diciotto spaccate. "Azzurro", il pomeriggio è tutto azzurro…, e "Fratelli d’Italia", ma sì, ora più di sempre, l’Italia comunque si ridesterà, sicuro che lo farà, altrimenti che senso avrebbe comunicare che "andrà tutto bene"? Il fuoriprogramma da Rino Gaetano al trombettista con "O mia bela Madunina". Il palinsesto si arricchisce ora dopo ora. La Classica ieri a Firenze, giovedì ogni strumentista della scuola di musica di Fiesole suonerà da casa sua. A Napoli risuona dai balconi l’inno della squadra del cuore. E in tre provano a prendere per i fondelli il virus, trattandolo con sorridente ironia con "Luna rossa" adattata in parodia. A Roma, quartiere Monti, il leader dei Negramaro, Giuliano Sangiorgi, imbraccia la chitarra e canta "Meraviglioso" nel silenzio ora irreale della sera. L’avranno sentito fino alla stazione Termini. Ma noi, tutti, non possiamo muoverci. Ridiventiamo meno solitari, meno reclusi, un tantino appena distanti dal virus, grazie alla finestra, al balcone, al personal computer. Andrea, dalla quarantena, scrive che ha visto passare settantaquattro persone e dodici cani portati a spasso. Serena Valsecchi dice che l’ultima volta c’è stata tanto tempo avanti, era bambina e aspettava la neve. Malee racconta brevemente: ci sarà sicuramente qualcuno che giudicherà inutile tutto questo e poi si commuoverà: "Quel qualcuno sono io". Gli arcobaleni alle finestre disegnati da mani piccine, e l’immancabile, invocante "Andrà tutto bene". Tutto è partito da una poetessa di Milano che vuole conservare l’anonimato. Un post-it, poi i poeti sono diventati tanti. E ci scopriamo di essere un popolo di poeti. "Andrà tutto bene", e non c’è nessun diritto d’autore da pagare. Il senso è lo stesso, come quello delle bandiere tricolori tirate fuori dall’armadio, a tredici anni e sette mesi dal mondiale di calcio vittorioso, tutto italiano, in terra di Germania. L’azzurI canti e i flash mob dal balcone di casa ro sopra il cielo di Berlino. Scena Italia. Il tentativo di teatro allegro e rappresentazioni leggere in uno scenario tragico abitato in esclusiva dal virus. Quartiere Trieste, a Roma. Pagina di Facebook, una signora con i bigodini sfida gli haters lanciando una busta di plastici con spiccioli e una preziosa mascherina al ragazzo di colore che pulisce la strada vicino alla scuola. Nella metropoli senza più un buongiorno e una buonasera i condomìni diventano luce, cortili, giardini, parcheggi: luoghi dell’incontro, rigorosamente da lontano però. Il tutto miele di noi italiani terrorizzati dal virus. Gli applausi, la retorica. Ma guarda un po’, abbiamo davvero cambiato non solo lo stile di vita, ma anche il modo di pensare, in pochi giorni. Siamo infettati dal bene. Ma una domanda va rivolta a noi stessi: cosa saremo quando tutto sarà finito? Il miele aiuta noi italiani barricati in casa, i ragazzini che non capiscono, i vecchi che il valore del vicinato lo hanno sempre coltivato. Quando tutto sarà finito, la finestra diventata oggi un social, probabilmente si riapproprierà della privacy. E retorico apparirà il primo ministro quando parla di "abbraccio collettivo". A Siena fanno rullare i tamburi, perché bramano un Palio che si corra regolarmente il 2 luglio. Intanto ci sono però tante finestre chiuse. In molti hanno paura. A Napoli un medico si affaccia in mascherina per dare ricette ai suoi assistiti in fila sul marciapiedi. Un patriota delle Asl espone uno striscione verticale, "Viva il servizio sanitario nazionale". E c’è anche un foglio scritto a mano con vari colori "Restate a casa, noi stiamo bene". Un ospizio con hashtag. Ma sì, un giorno torneremo nelle piazze a cantare, per ora accontentiamoci della finestra o del balcone di fronte. Ma quanto ci manca un cappuccino al bar.
FRANCO ESPOSITO