C'è bisogno di un po' di speranza. Di luce in fondo a un tunnel che sembra non voglia finire mai. Il Coronavirus sta mettendo in ginocchio il mondo, ma c'è anche chi è stato capace di rialzarsi, quando ormai nessuno se lo aspettava. Due storie che possono essere viste come simbolo di rinascita, nel vero senso della parola.

Arrivano dagli Stati Uniti, da Washington State e dalla Florida: meritano di essere raccontate. Geneva Wood ha 90 anni, madre di quattro figli, nonna di 11 nipoti, bisnonna di 12 e trisnonna di 3. Lo scorso gennaio era stata vittima di un ictus in seguito al quale era andata a vivere al The Life Care Center, il ricovero per anziani diventato tristemente famoso per essere stato l'epicentro dello scoppio della epidemia di Coronavirus in tutti gli USA. Delle 60 morti avvenute nello stato di Washington, 35 sono state associate con l'ospizio. E lo scorso 5 marzo Mrs. Wood, dopo aver mostrato tutti i sintomi del COVID-19, è stata trasportata al Harborview Medical Center, per essere dichiarata positiva, una volta sottoposta al test, il giorno successivo.

"Mia madre - ha raccontato la figlia Cami Neidigh - ha sempre lottato". Ma quando ha saputo che era stata messa in isolamento, naturalmente anche le convinzioni più forti, avevano cominciato a vacillare. "Ha bisogno della sua famiglia - ha continuato - non sta bene quando è da sola. Ho avuto paura che questa volta avrebbe potuto cedere". E per un po', purtroppo, sembrava proprio così, fino al punto che un giorno i dottori avevano chiamato la famiglia, convinti che sarebbe stato questione di ore. "Potevamo vederla solo attraverso un vetro - il racconto - avevamo il cuore a pezzi: così vicini, ma impossibilitati a raggiungerla, toccarla. È stato brutale quando lei ha allungato il braccio e noi ci trovavamo dall'altra parte, non ci sono parole per descrivere le lacrime del nostro cuore".

La signora Wood si è messa a piangere, al punto che i medici hanno permesso alla famiglia di entrare nella stanza, indossando indumenti protettivi. "Un regalo, ma al tempo stesso crudele". Poi quando ormai tutto sembrava perso, ecco quello che sembrava impossibile: i primi miglioramenti. E domenica, al termine di una lunga serie di test Geneva è stata dichiarata 'Coronavirus free'. Guarita, non ha più il virus.

"Lo staff che l'ha curata - ha ancora raccontato la figlia - gliel'ha comunicato nella sua stanza, con un cartello, ma senza mascherine, qualcosa che non aveva visto da settimane". E nei prossimi giorni Mrs. Wood sarà dimessa dall'ospedale. Un segnale di speranza. "Essere contagiati - ha concluso la figlia - per una persona anziana e per chiunque, senza distinzioni di età, non è una sentenza di morte".

E un segnale uguale, anche se arrivato in circostanze diverse, lo si è avuto in Florida. E l'ha raccontato il protagonista, Rio Giardinieri, un businessman di 52 anni che per cinque giorni aveva avuto febbre, dolori alla schiena e alla testa, tosse, stanchezza, tutti i sintomi del COVID-19, dopo che aveva partecipato a una conferenza di lavoro a New York. Trovato positivo, e con polmonite, al Joe DiMaggio Children's Hospital nel South Florida, è stato subito ricoverato nel reparto di terapia intensiva del nosocomio. Passata una settimana però nulla era cambiato. "Sono arrivato al punto - la sua testimonianza - che a malapena potevo parlare e respirare era una sfida. Ho pensato che la mia fine fosse vicina. Così ho cominciato a fare qualche telefonata, per dire addio alla mia famiglia, ai miei amici uno dei quali però mi ha parlato dell'hydroxychloroquine (idrossiclorochina), l'antimalarico (usato anche nella terapia del lupus e dell'artrite reumatoide ndr) lo stesso che aveva menzionato il presidente Donald Trump dicendo che aveva fatto pressioni con l'U.S. Food and Drug Administration (FDA) per testarlo". Ma nonostante ciò, deve essere ancora approvato dall'agenzia federale. E un medico ha avvertito Mr. Giardinieri che non c'erano state prove oppure test particolari.

"Non so se arriverò a domani - la risposta del paziente - non posso più respirare". Così ha dato il proprio ok per fare, in un certo senso, da cavia. "All'inizio ho sentito come se il mio cuore battesse fuori dal petto - ha aggiunto - poi con l'assunzione di Benadryl e altre medicine, più tardi mi sono svegliato, come se nulla fosse successo prima. Febbre scomparsa come anche il dolore. Nei prossimi cinque giorni dovrei essere dimesso". Cosa dicono i medici? Più probabile che il corpo abbia combattuto l'infezione, piuttosto che una reazione al farmaco. Cosa risponde Mr. Giardinieri? «Nessun dubbio, non sarei arrivato al giorno dopo. Sono convinto che l'antimalarico mi abbia salvato la vita".

di ROBERTO ZANNI