Ancor prima dell’aspetto sanitario la diffusione del coronavirus in Uruguay sta già facendo sentire i suoi effetti negativi con la chiusura di numerose attività economiche. Tra le persone coinvolte ci sono anche diversi italiani residenti nel paese che subiscono come tutti le conseguenza di una situazione inedita seppur, almeno qui, ampiamente prevedibile. A 10 giorni dall’annuncio dei primi casi positivi, il numero dei contagiati cresce a macchia d’olio: attualmente sono più di 162 ma la cifra è destinata sicuramente a salire nelle prossime ore.
Proprio nel tentativo estremo di difendere il tessuto economico della nazione il governo uruguaiano prende tempo in attesa della decisione più difficile, quella della quarantena totale come chiede la forte pressione sociale. Nonostante la strategia del governo, l’economia sta già facendo registrare i suoi primi segnali di cedimento come dimostrano le chiusure di alcune pizzerie in base alle testimonianze raccolte da Gente d’Italia. "È un disastro. Siamo rimasti a casa e siamo in 8, non so fino a quando potrà durare" dice Antonio Guida titolare del Ristorante Mediterraneo nel quartiere Palermo a Montevideo.
Napoletano residente in Uruguay dagli anni novanta, Guida racconta di aver chiuso preventivamente da sabato subito dopo l’annuncio ufficiale dell’arrivo del coronavirus. "Io ho chiuso spontaneamente perché non voglio contagiarmi né contagiare gli altri. Però ci sono ristoranti ancora aperti e non so fino a quando sarà possibile. Siamo di fronte a una crisi mondiale che non ha precedenti". Per il ristoratore italiano esistono anche "gravi responsabilità" da parte del governo uruguaiano che ha agito con ritardo per evitare la propagazione: "Noi qui potevamo farcela, siamo in pochi e si sarebbe potuto evitare o quantomeno limitare. Dovremmo fare tesoro delle esperienze di paesi come Italia e Spagna che hanno agito tardi e che ci insegnano che servono misure di sicurezza drastiche per contrastare il virus. Oltre a ciò c’è bisogno anche di sostenere l’economia, per questo il governo potrebbe innanzitutto ritardare i pagamenti della Dgi (Direccion General Impositiva) e del Bps (Banco de Previsión Social)".
Sempre a Montevideo, nella zona del Parque Rodó ha chiuso anche la pizzeria d’asporto Il Trancio d’Italia, gestito dal vicentino Nicola Refosco da pochi anni trasferitosi in Uruguay. Questo il suo racconto: "Dopo la notizia del primo caso il venerdì siamo andati molto bene e pensavamo di poter continuare a lavorare. A partire da domenica però c’è stata una forte diminuzione, martedì abbiamo fatto solo 12 pizze in una sera che è quello che facevamo all’inizio quando aprimmo durante i primi giorni. Così è insostenibile seguire".
Anche Refosco invoca un intervento urgente del governo sul modello italiano, specialmente per quanto riguarda il sostegno all’economia: "C’è bisogno di flessibilità e posticipo nei pagamenti non solo per le imprese ma per tutti i cittadini e i lavoratori dato che siamo tutti coinvolti. È necessario consentire una proroga tanto nel pagamento dell’affitto come in quello delle tasse della Dgi e del Bps che potrebbero essere diluite nei prossimi 2 o 3 anni." "Nessuno di noi sa come si evolverà la situazione" afferma pensando al futuro. "Da parte mia spero di riaprire al più presto quando sarà possibile, probabilmente a porte chiuse e con personale ridotto al minimo".
Spostandoci da Montevideo all’interno dell’Uruguay si registra una simile preoccupazione come testimonia il romano Marco Stazi titolare della Pizzeria Roma a Melo: "Per ora continuo a lavorare ma non so fino a quando sarà possibile. Ho stabilito dei giorni di chiusura settimanale in funzione della domanda. C’è da dire che lavoro solo per asporto e consegne a domicilio, non ho sala ristorante. Questo se da un lato limita il volume di vendite dall’altro mi consente di continuare a lavorare, inoltre lavorando in casa non ho altri costi di affitto e di personale. I ristoranti veri e propri stanno già chiudendo o lavorano solo con consegne a domicilio". In sintonia con gli altri intervistati anche Stazi chiede un intervento urgente al governo in modo che vengano congelati o ridotti i pagamenti della Dgi e del Bps".
Matteo Forciniti