Povera Italia. Il dilagare della crisi sanitaria rischia di mettere in ginocchio il Paese. Lasciandolo, più o meno, così come lo ereditarono i nostri nonni alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo rileva, senza troppi "giri di parole", l'Istat in un drammatico report nel quale viene spiegato come la diffusione del coronavirus "in Cina e nell'estremo oriente dalla seconda metà di gennaio e successivamente nei paesi europei, proprio a partire dal nostro, e infine negli Usa", abbia "imposto limiti alla circolazione delle merci e delle persone e alle attività produttive sempre più stringenti" e ora tali da "determinare uno shock di dimensioni inimmaginabili all'economia internazionale".
Nella memoria inviata al Parlamento sul dl "Cura Italia", l'istituto nazionale di statistica evidenzia come quello che si profila all'orizzonte sia un "contesto d'incertezza" che, viene ribadito ancora, "non ha precedenti nel dopoguerra". "È immediato ipotizzare che il gap di produzione/valore aggiunto si determinerà in tutta la sua ampiezza nel secondo trimestre, con tutti gli indicatori e le statistiche relative all'economia e al mercato del lavoro che ne registreranno i risultati" rileva ancora l'Istat nella sua memoria. Previsioni oscure, dunque. Cui fa eco il grido d'allarme lanciato da Bankitalia a proposito dei lavoratori a tempo determinato che, in questa fase drammatica, rischiano seriamente di perdere il posto.
Unitamente alla fotografia dello "stato dell'arte" scattata, a sua volta, dalla Corte dei Conti. "Pur se al momento sembra acquisita un'azione di contenimento delle tensioni sui mercati finanziari in grado di evitare che si allarghino i premi al rischio, l'esposizione debitoria del nostro Paese rimane rilevante" affermano i "magistrati contabili" nella memoria sul Cura Italia, aggiungendo che ciò è vero anche considerando che "saranno necessari nuovi interventi da realizzare con le modalità proprie e i tempi di una economia che esce da una situazione paragonabile a quella di un conflitto e le cui energie vanno recuperate e sostenute".
Inoltre, secondo la Corte dei Conti, "sarà necessario aumentare le spese per la sanità anche per ripristinare la normale attività delle strutture ospedaliere una volta superata la crisi". "Altre risorse - aggiungono ancora i togati - dovranno essere utilizzate per affrontare le difficoltà economiche di tutti i soggetti che andranno incontro a cadute del reddito e che necessitano di interventi di sostegno".
Per quel che riguarda, invece, gli interventi dei governi nazionali, rimarca la Magistratura contabile: "occorrerà tener presente che anche se non saranno limitati dalle regole di bilancio, temporaneamente sospese, saranno costantemente scrutinati dai mercati e dipenderanno comunque dalle condizioni di sostenibilità del debito". Queste ultime - è la conclusione - andranno sempre confermate e dipenderanno esse stesse, in ultima analisi, dagli aspetti qualitativi delle misure che si metteranno in campo".