L’odissea della Costa Diadema termina alle 12:30 di martedì 30 marzo. Tre squilli di sirena ad annunciare l’imminente attracco al molo del porto di Piombino, in Toscana. L’unico ad avere accettato lo sbarco della nave da crociera. Cipro, Gioia Tauro, Marsiglia, Napoli e La Spezia lo avevano rifiutato. Cinque casi sospetti di coronavirus a bordo. Il più grave portato all’ospedale di Grosseto. In tredici sono in isolamento. L’odissea della Diadema è cominciata il 13 marzo mentre si trova in crociera a Dubai.

Un medico non sta bene, risulta positivo. Il giorno dopo la nave avrebbe sbarcato, a crociera finita, i quasi cinquemila passeggeri. Il medico è stato ricoverato in ospedale e la compagnia genovese ha sbarcato i turisti e annullato tutte le crociere. A bordo sono rimaste 1255 persone dell’equipaggio. La Diadema è riuscita a fermarsi a Suez per fare rifornimento. A Cipro le autorità del posto le hanno negato l’attracco, causa il sospetto di alcuni casi di coronavirus a bordo.

La Costa Diadema ha puntato allora verso il Tirreno, sperando di trovare un approdo. Tentativi inutili, tutti con esito negativo. Gioia Tauro ha negato l’attracco e anche il rifornimento di carburante. Idem Marsiglia, come pure il tentativo di attraccare a Napoli: richiesta respinta. La Spezia si è limitata a concedere solo il rifornimento. "Tanti no, la gente stava male e noi col carburante al minimo", racconta il primo ufficiale Domenico Strazzi, il sospiro lungo un chilometro a sottolineare la fine dell’incubo. Anche Procida, l’isola natale dell’ufficiale, ha detto no.

"Il momento per noi della massima disperazione". A Civitavecchia il sindaco ha fatto addirittura una ordinanza col divieto d’ingresso. Mai nessun pilota o autorità si è premurato di salire a bordo. La Diadema con un solo dottore a bordo e decine di persone alle prese con i sintomi tipici del coronavirus. Il comandante chiede di far imbarcare un altro dottore: negato anche questo. La navigazione è proseguita a velocità di vela. Una scelta imposta dallo scarso quantitativo di carburante ancora a disposizione. I malati a bordo aumentavano, mentre la nave da crociera con infettati a bordo è costretta ad andare per mare come una trottola impazzita. Rifiuti di attracco ovunque, una drammatica litania. L’equipaggio con i nervi a fuor di pelle.

Inutile anche la richiesta di aiuto alla moglie del primo ufficiale, la signora Carmen, procidana pure lei: nessuno l’ha ascoltata. Ma dopo il rifiuto di Marsiglia, Piombino annuncia la disponibilità ad accogliere la Costa Delizia. "Un grande uomo il sindaco Francesco Ferrari, ha fatto in pieno il suo dovere". Ufficiali e membri dell’equipaggio rimettono i piedi a terra dopo sessanta giorni. Due mesi, e ora il primo ufficiale dichiara la propria disponibilità a sottoporsi alla quarantena sulla nave. "Tre, due, uno, grazieee", l’urlo e gli applausi hanno inondato il porto di Piombino.

Il ministro, la signora De Micheli, e i sindaci del Sud approvano la decisione del sindaco e lo ringraziano. Uomo di destra, il primo cittadino che ha aperto il porto di Livorno alla Diadema, si becca anche raffiche di critiche a mezzo sul web, da sinistra e anche da destra. "Ma io sono prima di tutto un uomo delle istituzioni. Il mio è stato un gesto di umanità". Fine di un’odissea. Il personale marittimo è entrato per primo all’interno della Costa Diadema. Nell’ospedale della nave ha trovato cinque casi sospetti. Il più grave un napoletano di cinquantotto anni, sbarcato e portato all’ospedale della Misericordia, a Grosseto. Tra gli altri quattro, un russo e un ecuadoregno. Tredici persone sono in isolamento.

A bordo ci sono 1255 persone, 100 compongono il personale di coperta e macchine, gli altri fanno parte dei servizi hotel e ristorante. Due i medici presenti, oltre al personale infermieristico. A tutti verrà fatto il tampone. Definito il piano di sbarco, gli italiani saranno i primi a scendere. Il personale viene da tutto il mondo: 155 italiani, 400 filippini, 194 indonesiani, 243 indiani, e britannici, bulgari, e due dipendenti albanesi. La Costa ha già provveduto a fare arrivare a Piombino 1253 kit per tamponi. Gli italiani torneranno a casa con mezzi messi a disposizione dalla compagnia di navigazione con sede a Genova. Gli stranieri prenderanno l’aereo per il ritorno alle loro patrie.

I medici, per i casi positivi, decideranno dopo aver valutato il tipo di patologia riscontrata. La quarantena oppure il ricovero. Si stima che vi vorranno tre giorni, se tutto procederà senza ulteriori intoppi. L’ultimo a lasciare la nave sarà il comandante Antonio Tommasino Tateo, brindisino. La gratitudine dei dipendenti verso il sindaco Ferrari, la Capitaneria di Porto, polizia, finanzieri e carabinieri è infinita. La nave è stata spenta alle ventuno di martedì. Ma a bordo 1255 persone hanno acceso le luce dei loro telefonini. Una luce di gratitudine, di umanità e speranza. La fine di un’odissea da film.

di FRANCO ESPOSITO