Anche la forza di uno starnuto è misurabile: dalla velocità in cui le goccioline si muovono nell’aria al calcolo del raggio di azione di ognuna di esse, si stima che il getto può raggiungere la distanza di 8 metri. Quella che in tempi normali è stata una notiziola di curiosità in ambito scientifico, oggi assume tutt’altro rilievo.
Quel metro di distanza minima per evitare il contagio ci sembra forse un po’ corto, specie se non si usano l’accortezza e l’obbligo di tossire e starnutire facendosi schermo con il braccio ripiegato. L’esperimento, pubblicato sulla rivista Experiments in Fluids e descritto anche dalla rivista Nature sul suo sito, aggiornava nel 2016 le prime misure rilevate nel 2014 e forniva la base per costruire mappa della diffusione delle epidemie che si trasmettono per mezzo delle goccioline di saliva diffuse nell’aria.
Il professor Vincenzo Giordano ha fatto bene a ripescarlo e pubblicarne i risultati sulla sua pagina Facebook: “Filmando gli starnuti al rallentatore e ottenendo fino a 8mila fotogrammi al secondo, un gruppo di ricercatori di fluidodinamica del MIT, guidato da Lydia Bourouiba, ha visto che la nuvola turbolenta di goccioline prendere forma pochi istanti dopo l’emissione. All’inizio il fluido esce dalla bocca in sottilissimi strati. L’impatto con l’aria li trasforma in anelli e poi in esili filamenti, che si frantumano formando le goccioline”.
Nel 2014 i ricercatori avevano misurato la distanza percorsa dalle goccioline, dimostrando che queste non cadono a terra entro 1-2 metri, ma possono viaggiare fino a 8 metri se emesse da uno starnuto, e fino 6 metri con la tosse. Le goccioline, inoltre, possono restare sospese nell’aria anche per 10 minuti.