È cosa nota che in momenti di scardinamento dell’ordine sociale, non solo la devianza possa diventare la norma ma il crimine trovi nuove opportunità di sviluppo. Il crimine organizzato, soprattutto, sa come sfruttare le emergenze. Con l'emergenza legata al coronavirus e alle sue misure di controllo, ci sono almeno sei effetti indesiderati che possono diventare opportunità per mafie e crimine organizzato più ampiamente inteso. E hanno tutti a che fare con i danni emergenti e i lucri cessanti che l’emergenza da coronavirus porterà. Punto primo, i traffici illeciti. Sarebbe naïve pensare che i blocchi e le fatiche dell’economia investano anche la criminalità organizzata. Poiché non è vietato il trasporto delle merci, e le merci illegali – soprattutto alcune sostanze stupefacenti (si pensi alla cocaina e ai suoi traffici intercontinentali) – si muovono sui canali del commercio legale, l’approvvigionamento di tali sostanze non verrà a mancare, almeno non a breve finché il coronavirus non attaccherà in modo allarmante i paesi produttori. Si può ipotizzare che non solo i traffici illeciti via mare e via aerea continueranno e forse aumenteranno (visto che quelli via terra potrebbero essere rallentati), ma bisogna anche ricordare che in tempi di emergenza controlli e verifiche al passaggio tendono a ridursi, a favore di una maggiore speditezza delle transazioni e dei movimenti. Tra l’altro, molti dei traffici delle nostre mafie nelle loro proiezioni internazionali, vengono gestiti tra telefoni e app crittografate, quindi nessun cambiamento richiesto. Punto secondo, e collegato a quanto detto sopra, l’abuso di sostanze stupefacenti non diminuirà perché siamo chiusi tra le mura di casa, anzi. Tra le diverse motivazioni di consumo rimangono particolarmente in voga la necessità di rilassarsi, la volontà di aumentare le proprie prestazioni sociali e vari tipi di performance lavorativa o fisica, la necessità di alleviare sintomi depressivi. A parità, se non crescita, di consumo, seguirà una diversificazione dell’offerta – qualora serva. Se si tratterà di usare whatsapp, telegram o altre app simili per creare nuovi network di distribuzione, lo si farà. Se basterà spedire prodotti tramite posta, cosa che già si fa, si sfrutterà meglio il sistema. Punto terzo, nuovi bisogni portano all’insorgere di nuovi nuclei criminali. Gruppi emergenti potrebbero identificare e sfruttare alcuni mercati prima di nicchia o inesistenti, ma nell’emergenza diventati di primo piano (ad esempio quello dei disinfettanti, mascherine, o altri prodotti sanitari, fino alla vendita di cure miracolose e false Il sequestro di un carico di cocaina promesse) per accumulare capitali velocemente. Una volta finita l’emergenza, l’accumulo di tali capitali sarà utile per reinvestire in altri mercati legali e illegali, e potrebbero fornire, a chi vorrà farsene carico, credenziali per iniziare carriere criminali di altro tipo. Punto quarto, molte imprese e attività commerciali, alla fine di questa emergenza, saranno in difficoltà. Laddove permane l’incertezza sul modo in cui i governi gestiranno le perdite di guadagno colossali che si prevedono, sappiamo – dalla crisi finanziaria del decennio passato – che la mancanza di liquidità sarà un problema per molti. Il crimine organizzato, le mafie, che liquidità ne hanno, potranno posizionarsi in modo favorevole per gestire prestiti usurai o acquisizioni di aziende in crisi, e mettere in ginocchio, come è successo molte in volte in passato, persone e aziende, aumentando, al tempo stesso, il loro potere sul territorio e sull’economia del territorio. Punto quinto, sempre nell’incertezza del modo in cui i datori di lavoro, pubblici e privati, gestiranno giorni di malattia e assenza e le assicurazioni copriranno chiusura degli esercizi e altri danni collaterali, si può ipotizzare uno scenario in cui singoli individui non solo soffriranno perdite di guadagno e di lavoro, ma si troveranno a gestire altre emergenze familiari di varia natura. Questo può portare, come sappiamo soprattutto da vari studi sulla corruzione nel settore pubblico, a un incremento della corruzione occasionale. Con rapidi cambiamenti geopolitici la corruzione occasionale e sporadica, è uno degli strumenti del crimine organizzato per entrare in nuovi settori – appalti e contrattualistica per esempio – e per legarsi a nuove business ventures. Il tutto in cambio di denaro e/o altra utilità all’individuo che si presta, una tantum, a fornire qualche chiave di ingresso nel settore. Punto sesto, e da non sottovalutare, il sistema di controllo sociale che le nostre mafie sanno esercitare. In alcuni luoghi, magari piccoli villaggi o zone rurali, le mafie o altri gruppi criminali di stampo mafioso possono assumere il loro naturale ruolo di controllo pubblico, assicurandosi che le loro comunità siano protette a discapito delle altre circostanti, diventando punto di riferimento di una comunità in assenza di presenza delle istituzioni e in caso di calo degli approvvigionamenti. Questo porterebbe a un ulteriore rottura dell’ordine sociale che avrebbe ulteriori ripercussioni a catena su economia e politica locali. Un quadro disarmante quello prospettato, la cui realizzazione ovviamente dipenderà dalle scelte e dalla consapevolezza che seguiranno a questi giorni di difficoltà estrema. Non ci sono cure a quelli che per ora sono mali (apparentemente) "lontani" e non quantificabili, soprattutto a fronte di emergenze molto più vicine che la resistenza al coronavirus ci porta ad affrontare ogni giorno. Eppure, è bene tenere presente che la criminalità organizzata ha una regola ferrea che non si mette da parte nemmeno per il coronavirus, ed è l’ammissibilità di qualunque sofferenza a favore del guadagno personale e dell’acquisizione e mantenimento del proprio potere. Anche questo, forse, in linea con la crescente incertezza dei tempi che viviamo.

ANNA SERGI PROF. ASSOCIATO (SENIOR LECTURER) IN CRIMINOLOGIA, UNIVERSITY OF ESSEX, UK