Gentile Direttore, ancora mi rimbombano nelle orecchie le parole pronunciate quasi fuori onda dalla giornalista inviata della trasmissione "Agorà" di Rai 3 del 15 scorso (ore 8,30), che voleva documentare l’indisciplina dei napoletani con il traffico intenso e gli assembramenti soliti, in barba alle disposizioni governative e regionali. "Siamo sfortunati", dice la giornalista, ad apertura del collegamento, dove non c’era nemmeno una macchina della Polizia o dei Vigili, o di ambulanza nelle strade riprese dalle telecamere. "Niente, in questo momento non c’è nessuno, ma fino a poco tempo fa c’era un passaggio di auto intenso"! La giornalista conduttrice di Agorà, la romana Serena Bortone, insiste dallo studio, dicendo: "Tu che hai uno sguardo nordico sul nostro amato Sud, puoi dirci se Napoli è vuota, oppure no?" Niente, a via Scarlatti al Vomero, si intravvede solo una macchina della Polizia. Insomma, la "colpa" di una Napoli disciplinata è della cattiva sorte, che si è accanita proprio nel momento della ripresa televisiva (durata parecchi minuti!), che mostra una città ligia alla legge!
Che dire, ancora, Direttore, di questo squallido e rancoroso stereotipo che Napoli si trascina sin dall’Unità ( ! ) d’Italia? Quando ci "permettemmo" di vincere con l’indimenticabile Maradona lo scudetto, tutto il livore nordista ci piombò addosso: si scavò nella sua vita privata (non irreprensibile, vero; ma niente al confronto di quel che faceva la Juve, con il suo capitano Platini, rivelatosi scaltro "faccendiere" ai vertici della Federazione del calcio mondiale); si dileggiò e ridimensionò il secondo scudetto "rubato", per la famosa "monetina" in testa ad Alemao; negli ultimi tempi si è cercato quasi di far passare un delinquente tifoso della Roma che aveva ammazzato un povero ragazzo di Scampia al seguito di tifosi nel loro ingresso nella Capitale, come un "provocato" dal tifo violento dei napoletani! Siamo ancora appellati come "camorristi", quando si è scoperto che la vera camorra, mafia, ‘ndrangheta sono nell’opulento Nord, perché lì sono i soldi e i conseguenti affari. Si è cercato di far passare il concetto che noi siamo la "terra dei rifiuti", e scopriamo che dal Nord ci propinano i loro rifiuti ben più pericolosi, perché frutto degli scarti delle fabbriche.
Tanti, troppi pregiudizi accompagnano Napoli, alimentati anche da una letteratura nostrana, che per compiacere gli editori che devono vendere i libri, si "allea" con i denigratori appostati oltre la Linea Gotica. Napoli, dunque, "deputata" a città ribelle, dove inciviltà, illegalità e sporcizia vengono tollerate finanche dalle Istituzioni, perché parte integrante di una cultura imbrogliona arretrata. A Napoli ci sono troppi "mariuoli", si dice. Eppure, nella classifica stilata dalla prestigiosa rivista "Trip Advisor" sulle città turistiche, Napoli non compare tra quelle più pericolose; a detenere il primato sembra ci siano Barcellona, Parigi e Roma. Altra falsa credenza: Napoli truffatrice per i falsi incidenti d’auto (paghiamo per questo la più alta polizza al mondo); ebbene, dati ufficiali alla mano, in Campania sono denunciati 17.000 incidenti, in Emilia-Romagna 34.000, in Lombardia 65.000!
Potrei continuare all’infinito, Direttore, ma risparmio ai lettori altre cifre e stereotipi che ben sanno. Mi soffermo ancora per un attimo su quanto sta accadendo in questi giorni nel nostro Paese, a proposito del Coronavirus. Dai mass-media nazionali siamo inondati da interviste e interventi dei grandi "professoroni" degli ospedali del Nord, che pontificano e, dall’alto della loro sicumera, non avvertono nemmeno la necessità di concordare un comune parere sull’andamento di questa pandemia, lasciando i cittadini spaesati e sconfortati di fronte a tante contraddizioni del loro "verbo". Se c’è qualche bravo medico del Sud (Ascierto) che "osa" esporsi dicendo che forse qualche rimedio per salvare vite si può trovare in un farmaco usato per altra virulenza, ecco che l’onnipresente (in tv, non so quanto presente nei reparti) professor Galli gli dà subito addosso; virologi del calibro di Tarro (allievo di Sabin, scopritore del colera a Napoli), di D’Amato (già primario al Cardarelli e consultato in tutte le Università del mondo) sono trascurati dalla tv anche di Stato (pagata da noi contribuenti!). Come si è permessa Napoli e la Campania di non essere il focolaio del virus maledetto?
Dopo Wuhan le corazzate nordiste dell’informazione erano già pronte per stabilirsi a Napoli e nel Meridione in genere, per filmare dal vivo la "mattanza" delle centinaia di migliaia di cittadini, vittime, ma anche "complici" di una malasanità e di un virus che trova alimento anche nella proverbiale "sporcizia" dei meridionali! Non è andata così, Direttore; io, però, come tutti noi del Sud, figli di una ultramillenaria storia di civiltà, non mi compiaccio delle bare accatastate sui camion dell’Esercito e in fila anonima in un capannone del Milanese, perché non è successo a noi! A parti capovolte, se fossi un inviato televisivo, non mi azzarderei mai a dire: "Che sfortuna, le bare che erano qui pochi minuti fa sono state portate via: ve le volevamo mostrare tutte allineate" , come maldestramente è stato mostrato da tutte le tv, in orario in cui anche i più piccoli guardavano e l’impatto di quelle immagini per loro (e non solo per loro) sarà stato disastroso.
Francesco Bianco