Gente d'Italia

Chi è tornato a casa e chi è rimasto: storie di studenti italiani negli States

Durante l'anno scolastico 2018-19, sono stati oltre un milione gli studenti stranieri che sono arrivati negli Stati Uniti per continuare il loro percorso, quarto anno consecutivo di crescita, dati riportati, come sempre, da Open Doors Report on International Educational Exchange. Università e scuole superiori, con molti ragazzi che hanno fatto parte dei tanti programmi di scambio esistenti. Un trend, quello dello studio negli Stati Uniti, che per gli italiani era in crescita: il 5,6% in più rispetto all'anno precedente, con un totale di 6.114 studenti. Sesto posto nella Comunità Europea dietro a Gran Bretagna, Turchia, Germania, Francia e Spagna. Per il percorso inverso invece l'Italia rappresenta la seconda destinazione al mondo per gli studenti statunitensi, dietro solo alla Gran Bretagna: sempre nell'anno 2018-19, nel nostro Paese sono arrivati 36.945 ragazzi e ragazze dagli USA, mentre nel Regno Unito sono stati 39.403. E per tornare agli States, secondo i numeri del U.S. Department of Commerce, gli studenti internazionali hanno contribuito con $44,7 miliardi alla economia a stelle e strisce. Ma il Coronavirus ha stravolto anche questi flussi, aprendo grandi interrogativi su quello che sarà il futuro prossimo. Ma per il presente? Due storie italiane, negli Stati Uniti, possono essere emblematiche per quello che sta succedendo anche in questo settore. Arrivano dal Nebraska e dall'Oklahoma. La prima la racconta Megan Leka, 18 anni, studentessa italiana, che a Lexington era una alunna della Sumner-Eddyville Miller Public School. Adesso è rientrata in Italia. "Quando all'inizio mi hanno detto che sarei dovuta tonare nel mio Paese ho pianto - ha raccontato alla locale NTV-ABC - stavo vivendo la mia vita migliore nel Nebraska e non volevo tornare indietro. Il problema non erano gli Stati Uniti, ma l'Italia perchè ormai non c'erano più voli. Sono arrivata a New York, dove mi hanno misurato la temperatura prima di potermi imbarcare. E se gli aerei all'interno degli USA erano tutti vuoti, la stessa cosa non poteva dirsi su quello che mi ha riportato in Italia. Ero spaventata, perchè c'era tantissima gente a bordo. Poi arrivata all'aeroporto, c'era solo mia madre ad aspettarmi. È stato triste perchè non ho potuto abbracciarla. Quando me l'ha detto all'inizio credevo stesse scherzando, ma era tutto vero". Adesso Megan è a casa e alla emittente statunitense ha raccontato che sta bene, anche se può solo andare in giardino. Ma la sua speranza è ancora quella di poter tornare nel Nebraska. "Vi amo tutti, mi mancate e un giorno spero di potervi rivedere". Così ha salutato tutti i suoi amici. Scelta diversa invece quella effettuata da Jacopo Battista. Arrivato a Broken Arrow, Oklahoma, in gennaio, per studiare un semestre negli Stati Uniti nella high school che porta lo stesso nome della città, quando in Italia è scoppia la grande crisi del COVID-19, la famiglia, assieme al ragazzo, ha deciso che era meglio rimanere negli States, per concludere i sei mesi di studio. "È stato ed è ancora difficile - ha detto Jacopo intervistato da Fox 23 News - guardare il mio Paese nei notiziari, fa anche paura". A Broken Arrow, città di poco più di 100.000 abitanti, la situazione è sotto controllo, anche se come in tutti gli Stati Uniti, da quando sono finite le vacanze per lo Spring Break, le lezioni sono riprese solo online. Ed è ovviamente così anche per Jacopo che durante questo periodo è ospitato da una famiglia della città dell'Oklahoma. "È stato bello poter conoscere e interagire con gli altri studenti - ha aggiunto - peccato che purtroppo tutto sia durato così poco. Durante questa mia permanenza avevo sperato di poter fare anche altre cose oltre studiare, mi sarebbe piaciuto andare a vedere una partita della NBA, dei Thunder (la squadra di Oklahoma City dove gioca anche l'azzurro Danilo Gallinari ndr), poi visitare l'Oklahoma City National Memorial and Museum. A questo punto spero solo che prima che finiscano i miei sei mesi qui, si possa tornare un po' alla normalità". Ma anche se il tempo a disposizione ormai è rimasto davvero poco, portato via soprattutto dal Coronavirus, questa prima esperienza negli Stati Uniti non sarà l'ultima. "La mia intenzione - così ha concluso l'intervista nel giardino della casa che lo ospita, ovviamente rispettando il social distancing - è di tornarci, vorrei frequentare il college qui per poi sperimentare tutte quelle cose che questa volta non ho potuto fare".

ROBERTO ZANNI

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