Ordinanza numero 37, così così così, firmato Vicenzo De Luca, governatore Regione Campania. A Napoli e in Campania pizzerie e bar possono riaprire. Ma nel rispetto di una marea di divieti, altrimenti saranno pesanti sanzioni economiche. Multe salate, da 400 a 3.000 lire fino alla chiusura per trenta giorni. Ordinata dal lockdown nazionale, la chiusura delle pizzerie è durata quaranta giorni. Termina lunedì, ma solo per le consegne a casa, a domicilio. Contenti tutti i pizzaioli di Napoli e della Campania? Ne ha rappresentato doglianze e disagi, disperazione e fosche prospettive, l’altra sera in tv Enzo Sorbillo, titolare di pizzerie a Napoli, Milano, Tokyo, collegato dal suo locale chiuso con Bianca Berlinguer durante la trasmissione CartaBianca. "Non riapriremo tutti. Io non ho fretta a organizzare la consegna a domicilio. Mi sono battuto per il bene della categoria. Ma ora è il momento di chiedere la riduzione dei canoni di fitto e la proroga a dicembre della Cassa integrazione". Saracinesche alzate, dopo oltre un mese di quarantena. Pizze, panini, dolci, pasti cucinati, ma da fornire nel rispetto di rigide misure di sicurezza per il personale, a cui dovrà essere controllata anche la temperatura. L’apertura, per le pizzerie, è consentita dalle sedici alle ventidue solo per la consegna a domicilio. Anche di pasti e pietanze cucinate. Lavoro mattutino dalle sette alle quattordici per bar e pasticcerie con modalità di prenotazione online o telefonica e consegna esclusivamente a domicilio. Il rispetto delle norme igieniche-sanitarie riguarda diverse fasi: produzione, confezionamento, trasporto e consegna. "Un primo segnale di rilancio delle attività economiche secondo una linea di responsabilità e prudenza", è il primo commento del governatore Vincenzo De Luca ad accompagnare la pubblicazione dell’ordinanza. Abbozzata poco sopra, la domanda è d’obbligo: contenti o scontenti, dubbiosi o entusiasti pizzaioli, ristoratori e pasticcieri napoletani e della Campania? "Una vittoria di Pirro", e tutti al grido "ci aspettavamo di più". Mentre Salvini, numero uno della Lega, che in questa vicenda ci azzecca meno di niente, parla di "scelta giusta auspicata anche dalla Lega". Boh, chi ci capisce qualcosa può ritenersi tranquillamente un’aquila. In Campania le imprese di ristorazione con 4mila; 1.200 a Napoli. E non tutte riapriranno. "Ci aspettavamo una riapertura senza limitazioni", osserva il presidente Fipe, Massimo Di Porzio, titolare dello storico ristorante Umberto. "Che senso ha aprire un ristorante alle quattro del pomeriggio? Perché non pensare all’apertura di un’ora, a pranzo, per chi lavora in smart working?". Critico e perplesso anche il direttore di Confcommercio, Pasquale Russo. "Dovremo fare tutto in due ore, dalle venti alle ventidue. La vedo dura, molto difficile". Alessandro Condurro dalla famosa pizzeria "da Michele" a Forcella, marchio presente anche a Londra, non ha mai avuto a che fare con le consegne a domicilio. Da lui, prima dell’esplosione del Covid-19, c’erano file lunghe fino a cento metri, a pranzo e a cena. "Mascherine, guanti, calzari, certificato di buona salute per i dipendenti: due soli giorni per mettersi in regola, troppo pochi. Non è una cosa facile. Ho ordinato mascherine e guanti, per cominciare a fare qualcosa". Quantomeno è scettico, ma sicuro di riaprire lunedì. "Anche se dovrò sfornare una sola pizza. Richiamerò solo tre dei venticinque dipendenti. Ma le previsioni non sono rosee". Non riapre l’Antica Pizzeria Port’Alba, altro marchio storico a Napoli. "Mai fatto consegna d’asporto, noi la vera pizza la concepiamo consumata appena uscita dal forno, a tavola, nel nostro locale". Riapre, ancorchè posseduto da grandi dubbi e forti perplessità Ciro Salvo, titolare della frequentatissima (prima di…, chiaramente) 50 Kalò, in piazza Sannazaro, di fronte al porticciolo di Mergellina, punto d’attracco e di partenza e di arrivo degli aliscafi. "Aprirò, ma così significa stare spalle al muro. Sarà difficile garantire, in particolare la domenica e nei giorni festivi, la puntualità delle consegne. Si rischia il caos. Richiamerò sei dipendenti dei sessanta in forza alla ditta, fino a due mesi fa. Faremo consegne limitatamente a un raggio di due chilometri. Chiaia, Mergellina, Posillipo". Ma bar e pasticcerie? Carraturo non riaprirà, ritenendo l’organizzazione troppo complicata in rapporto alle ore messa a disposizione del settore e alla marea di norme da rispettare. "Non capisco e non mi adeguo: i corrieri non cominciano a lavorare prima di mezzogiorno e la clientela gli ordini da me non le faceva mai prima delle sedici". Luigi Castagnola è titolare di cinque bar in città. Compreso il mitico Caffè Mexico, in piazza Dante. Lui no, non riapre. "A queste condizioni non ci penso neppure. Caffè e cornetto a domicilio, quanto verrebbe a costare con un corriere?". Domande, dubbi, imbarazzi, disagi, preoccupazioni, timori: l’attualità nel mondo del commercio in tempo di coronavirus. Sospetti che diventeranno cupe certezze dopo il quattro maggio.

FRANCO ESPOSITO