Solo Federico Fellini e Vittorio De Sica hanno fatto meglio di lui: Giorgio Moroder ha raggiunto quota tre Oscar per la colonna sonora del film "Fuga di Mezzanotte" del 1978 e per le canzoni di "Flashdance" del 1983 e "Top Gun" del 1986.
Giorgio Moroder, che compie ottanta anni domenica 26 aprile, a dispetto dell’età è uno dei musicisti più moderni del mondo. Moroder, nato a Ortisei, in provincia di Bolzano ma da anni residente in California, è considerato un pioniere della musica elettronica e della disco music, stile in cui "predispone la melodia in progressione su un ritmo possente con effetti elettronici di riempimento" ispirandosi ai Kraftwerk. Ha anche composto colonne sonore dal gusto bubblegum e glam che sono state definite "sinfonie cibernetiche" nonché bubblegum pop, stile che ha caratterizzato i primi anni della sua carriera.
Quando lanciò la disco music non fu visto di buon grado dai giovani impegnati, amanti della politica e della controcultura, in quanto rubava la scena musicale alternativa che cresceva attorno a figure come Joan Baez e Bob Dylan e arrivava al punk che esplodeva proprio nella seconda metà degli anni Settanta. E lui aveva composto le musiche quell’opera che maggiormente rappresentava questa America disimpegnata: "La febbre del sabato sera" con John Travolta, che molte persone odiavano considerandolo un film di serie B dedicato alla danza, alla violenza tra bande e agli stupefacenti. Un giudizio che sarà poi nel tempo ribaltato: quella pellicola rappresentava ciò che sentiva il proletariato urbano americano, in particolare quello figlio dell’emigrazione.
Da lì il rilancio della disco music, il primo genere musicale ad abbattere le barriere di genere, a favore delle differenze sessuali e delle donne con Donna Summer, scoperta proprio dal musicista italiano, in prima linea. In quel piccolo paese di nemmeno 5.000 abitanti, il giovane Moroder non aveva certo possibilità di diventare musicista. Suonava la chitarra solo per attirare le turiste con i ritmi di "Diana", la canzone di Paul Anka. Da Bolzano passò in Svizzera con una band che copiava i Beatles e poi in Germania a lavorare nelle discoteche, dormendo in macchina per risparmiare. Lo racconta nel brano "Giorgio by Moroder" dei Daft Punk, i re dell’elettronica contemporanea che nel 2015 fornirono all’artista altoatesino la possibilità di un rilancio dopo i grandi successi degli anni Settanta. Entra nel mondo musica di Berlino.
Così racconta i suoi esordi: "Ho scritto il mio primo singolo, ‘Ich sprenge alle Ketten’ per Ricky Shayne, un ragazzo libanese di origini italiane, famoso anche come attore. Con quel singolo ho venduto centomila copie, una cifra abbastanza importante per quegli anni. Poi nel ’69 è arrivato ‘Looky Looky’, il mio primo vero successo, un pezzo che mi piace ancora adesso, anche se come cantante non mi apprezzo. Con quella canzone sono anche andato al Cantagiro del 1970. Poi mi sono trasferito a Monaco dove ho fondato il mio primo studio di registrazione, i MusicLand Studios".
Con il compositore classico Eberhard Schoener, scopre il sintetizzatore Moog che diventa il suo strumento prediletto. Proprio a Monaco di Baviera avviene l’incontro fatale della sua esistenza, quello con Donna Summer. Lei era timida e veniva da una famiglia religiosa: Moroder la convinse a cambiare immagine e a interpretare un orgasmo in "Love To Love You Baby" dopo molte insistenze. Così quel disco vendette più di tre milioni di copie facendo di lei una superstar e creando un modello musicale. Il singolo apripista di lunga durata, addirittura 17 minuti, altra grande intuizione di Moroder, che viene replicata nel successo ancora più noto "I Feel Love".
Subito dopo, con il disco solista "From Here To Eternity", fondamentale nella musica elettronica per la famosa frase sul retro del disco che recita "Only electronic keyboards were used on this recording". Intuendo il corto respiro della disco music, Moroder entra nel cinema americano realizzando colonne sonore iconiche come quella di "Metropolis", "The Never Ending Story" e "Cat People" con David Bowie. Gli anni novanti vedono Moroder esclissarsi, prendendo una pausa di riflessione per poi ripartire. Una carriera lunga che lo ha portato a scrivere colonne sonore di film importanti come "Scarface" e "American Gigolò", a lavorare con artisti come Donna Summer, David Bowie e Freddie Mercury, a far parte dal 2004 nella Dance Music Hall of Fame.
Instancabile nonostante l’età, l’anno scorso ha portato in giro lo spettacolo "The Celebration of the 80’s" per i suoi sessant’anni di carriera. Dunque, a ottanta anni è tornato a fare musica come dj. Moroder abita sulla Sunset Boulevard, ventunesimo piano, Los Angeles con la moglie Francesca, con la quale convive da trenta anni. Capelli bianche e baffi a manubrio, il musicista racconta così l’incontro con la donna della sua vita: "Ero a un pranzo al ristorante ‘Le Dome’ di Los Angeles, la ho vista e mi sono innamorato di lei immediatamente. Le ho chiesto di sedersi con me. Meno male che è stato un colpo di fulmine anche per lei, altrimenti sarebbe andata male: non sono mai stato bravo con le donne. Siamo sposati da trent’anni e abbiamo un figlio, Alessandro, artista. Forse buon sangue non mente visto che anch’io ho studiato pittura da ragazzo, poi sono passato alla musica".
(MAR.FER.)