Governatrice tra due fuochi. Jole Santelli, presidente della Regione Calabria, sotto il tiro del Governo e dei sindaci dei comuni della Calabria. Tutti contro di lei, meno uno. Il primo cittadino di Cosenza, Mario Occhiuto. Uno scontro a colpo di ordinanze, diffide, impugnative. Una rivolta vera e propria contro la governatrice, che si ritrova isolata, ora. Bersaglio di critiche anche pesanti, con l’accusa di aver assunto un provvedimento in contrasto con l’ultimo Dpcm del premier Conte.

Il ministro Boccia l’accusa addirittura di aver violato la Costituzione. In dispregio delle disposizioni contenute nel decreto relativo alla Fase 2, Jole Santelli ha ordinato la riapertura di bar, ristoranti, pasticcerie, agriturismi con tavoli all’aperto il 30 aprile. Laddove il decreto ministeriale prevede il via libera per questi esercizi non prima il 1°giugno. La Calabria investita da un putiferio. Imbestialiti i sindaci dei comuni calabresi, letteralmente idrofobi i rappresentanti di categoria, sotto choc i cittadini. Come se non fossero sufficienti disagi forti e problemi gravi causati dall’epidemia. La diffida del Governo, e poi?

"Qui si gioca sulla pelle dei cittadini", grida con la forza della convinzione il sindaco di Reggio Calabria, Falcomatà. Gli altri a formare un coro: tutti contrari all’ordinanza firmata da Jole Santelli. Il primo cittadino di Cosenza l’eccezione. L’unico a sostegno del presidente regionale, esponente della Destra in regione, che ha motivato così la decisione: "I calabresi hanno dimostrato senso civico e rispetto delle regole. Sapranno dimostrare buon senso nel gestire i nuovi spazi a disposizione". Il gesto è chiaramente di rottura.

Rientra pienamente nel solco della ribellione politica attualmente in atto da parte della Lega (e della destra, escluso Silvio Berlusconi) in ambito nazionale. Pippo Callipo, l’imprenditore che ha corso con Jole Santelli per la presidenza regionale alle ultime elezioni, è il capogruppo dell’opposizione Pd. "Una scelta irresponsabile questa di riaprire bar e ristoranti in Calabria: chi si ammala può chiedere danni all’ente regionale". Sindaci in rivolta, e anche gli stessi titolari di bar e ristoratori, contrari alla riapertura. Bar, ristoranti, pizzerie, tutti. La fuga in avanti di Jole Santelli non ha avuto grande seguito in Calabria. "Se quell’ordinanza non dovesse essere ritirata, la impugneremo", ribadisce la minaccia il ministro Francesco Boccia. E praticamente nessuno, in Calabria, sembra pronto ad innalzare barricate per difendere il provvedimento firmato dalla discussa governatrice. Neanche i titolari autorizzati a ripartire, troppo breve il tempo per preparare la riapertura e pesanti le prescrizioni necessarie. Poi, la paura del contagio, gli esigui tamponi per prevenirlo e i pochi protocolli.

"Solo fumo per confondere le idee e intorbidire le acque, già torbide di loro", gridano chef e ristoratori, anch’essi in coro e in chiaro dialetto calabro. In Calabria hanno alzato le saracinesche in pochissimi. Il via libero a caffè, aperitivi e pranzi, con tanto di servizio al tavolo, non ha portato acqua al mulino elettorale di Jole Santelli. Anzi la governatrice ci ha rimesso in termini di consensi. A ben vedere, anzi, è riuscita a spaccare persino il centrodestra e Forza Italia, in un solo colpo. Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro e numero due del partito in Calabria, ha cestinato l’ordinanza. E al pari dei colleghi di quasi tutti i comuni ne ha rimandato l’entrata in vigore "almeno al 3 maggio". Il fronte della protesta contro il provvedimento della governatrice coinvolge quasi all’unanimità gli amministratori di comuni piccoli e grandi della Calabria. A Jole Santelli vengono mosse accuse variegate. "Ha dimenticato gli ospedali, dove le attività ambulatoriali sono sospese, per autorizzare un’improbabile apertura dei bar", la critica più pesante. Comprensiva inoltre di un rilievo pungente e sanguinoso.

"Ha abbandonato le famiglie e subordinato la salute dei calabresi a una strategia di attacco al governo Conte". Le accuse non si fermano in regione, sono arrivate fino in Parlamento. Finita al centro della bufera, battagliera comunque, Jole Santelli prova a difendersi con grande energia. "Le mie decisioni sono ponderate, la polemica è tutta politica. Abbiamo avuto un numero di contagi abbastanza basso, bisognerà convivere col virus. O siamo noi a dare risposte o questo territorio diventerà preda di chi le risposte le dà". Chiaro, anche se non esplicito, il riferimento ai clan della ‘ndrangheta.

Al premier Conte riserva accuse a raffica. "Il suo governo mi manda cinquanta migranti e autorizza i fuorisede a fare ritorno nelle proprie residenze, abitazioni, domicili. Roba dell’altro mondo". Imperterrita prosegue con la firma di nuove ordinanze, come se non avesse causato un gran clamore con quella relativa alla riapertura di bar e ristoranti. Jole Santelli blinda le frontiere per i non calabresi e obbliga chi fa ritorno a casa a registrazione, tamponi e quarantena. Già pronti i centri Covid per gli sbarchi. Di brutte, mi sa, che ne vedremo ancora in Calabria.

di FRANCO ESPOSITO