Emergono documenti scottanti dalle indagini di intelligence per l'epidemia Coronavirus. Nella prima fase della diffusione del coronavirus, la Cina avrebbe "deliberatamente nascosto o distrutto prove dell'epidemia". A sostenerlo è un rapporto del pool d'intelligence Five Eyes (che vede coinvolti Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda). Questo comportamento - si legge - è stato "un attacco alla trasparenza internazionale, ed è costato decine di migliaia di vite umane", mettendo in pericolo altri Paesi. La Cina avrebbe occultato la reale pericolosità "negando inizialmente la trasmissibilità da uomo a uomo" e "mettendo a tacere o addirittura facendo sparire medici che volevano avvertire del reale pericolo".
UN VIRUS INCURABILE? Il dettaglio più macabro del rapporto è quello che riguarda "figure-chiave del laboratorio di virologia di Wuhan" che in passato hanno lavorato o fatto tirocinio in laboratori del governo australiano, dove hanno condotto ricerche su virus ricavati da pipistrelli, "cercando di ottenere dei coronavirus di sintesi incurabili".
LE AFFERMAZIONI DI TRUMP DEI GIORNI SCORSI Tuttavia, commenta il britannico Independent, il rapporto non porta nessuna prova di quanto ha affermato nei giorni passati il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva ordinato un'inchiesta per stabilire se il Covid-19 fosse nato in laboratorio. Un'inchiesta alla quale aveva preso parte anche l'intelligence australiana, mentre gli 007 americani hanno poi abbandonato le piste della sintesi "ad hoc" o della modifica genetica.