Quando sono arrivato in Argentina appena sei mesi fa, ho avuto di colpo l’impressione di non essermi mosso troppo lontano da casa. Generalmente, quando esprimo questo concetto a qualche conoscente qui a Buenos Aires mi trovo di fronte a due reazioni opposte. Qualcuno è lusingato, e si diverte ad integrare il mio racconto con curiosità legate al patrimonio culturale argentino di influenza italiana, altri invece tendono a sottolineare che vivendo nel centro della capitale sarei ignaro della vera essenza del paese, sostanzialmente nativa e modificata solo in superficie dalle migrazioni europee. Non posso nascondere che questa propensione al dibattito e alla polemica mi ricorda casa ulteriormente, e mi aiuta nelle domeniche nostalgiche nelle quali l’oceano è più vasto del solito. Al netto delle due posizioni rimane costante l’innegabile presenza (influente o meno) di una componente corposa di comunità italiane che hanno partecipato alla costruzione della società argentina odierna. La domanda però sorge spontanea: come faccio a distinguere un "Tano o una Tana" di ieri da un "Tano o una Tana" di oggi? Come posso liberare la mia testa dai pregiudizi che mi forzano a considerare un italiano di oggi in Argentina nipote di argentini (a loro volta immigrati italiani) senza valutare immediatamente l’idea che potrebbe essere il primo della sua famiglia trasferitosi a Buenos Aires? "Chi te l’ha chiesto?" dite voi, e non avete tutti i torti. Il fatto è che da più di cento anni gli italiani non hanno mai smesso di cercare fortuna in questa terra, e oggi probabilmente stiamo assistendo ad un ritorno del migrante italiano, così come quelli raccontati nelle foto in bianco e nero dei liguri, lombardi, veneti, calabresi, molisani e siciliani di una volta. A questo proposito ho avuto la fortuna di incontrarmi con un grande esperto del tema che mi ha concesso un’intervista: il Dr. Ariel M. Lucarini, sociologo con tesi di dottorato a Parigi sulla migrazione italiana del dopoguerra in Argentina, presidente dell’Associazione Centro Umbro Buenos Aires. È di EPICA che abbiamo parlato, ovvero la Encuesta de Presencia Italiana Contemporanea en Argentina coordinato dal Dr.Lucarini, uno studio elaborato dal Laboratorio di Idee Italia-Argentina (LIA), in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia in Argentina. Lo studio, relativo all’anno 2017 ha tutta l’efficacia per fornire un contributo alle istituzioni italiane ed argentine attraverso l’approfondimento dei dati riguardanti la condizione e l’inserimento dei cittadini italiani nel territorio argentino. Inoltre, può donare una visione comprensiva quantitativa e qualitativa che possa incrementare la comprensione di legami economici e professionali tra i due paesi, ed aiuta ad avere idee più chiare sul capitale umano che si sposta da un paese all’altro, come nel caso della "fuga di cervelli". Andiamo al sodo: Consultando il sito http://www.migraciones. gov.ar/ si può accedere alle statistiche relative agli ingressi e alle uscite dal paese dei cittadini stranieri. Il 2018 è l’ultimo anno di riferimento e vede gli italiani al quindicesimo posto, nella categoria "radicaciones resueltas por nacionalidad y categoria" con 785 cittadini registrati, 60 in meno dei 845 francesi. Nella categoria "residente transitorio turista" gli italiani vedono 114.359 cittadini, superati di gran lunga dai nostri vicini tedeschi, francesi e spagnoli che ne contano rispettivamente 134.351, 147.148, e 169.687. Curioso il caso del 2008, anno in cui le pratiche per la residenza di italiani in Argentina si triplicano da 567 a 1765 e si mantengono così alte fino al 2014, intuitivamente durante la grave recessione in Europa (la storia si ripete?) per poi ridimensionarsi con il passare degli anni fino ad oggi: ma chi sono questi italiani? Che differenza hanno rispetto ai nostri nonni e bisnonni che arrivarono in Argentina lungo tutto il secolo scorso? Lo studio EPICA ha preso un campione di 200 rispondenti ai quali ha sottoposto un questionario online che valutasse dati sociodemografici, situazione familiari, formazione, attività economica, esperienze migratorie e condizione di vita in Argentina. Ora parliamo con i numeri e cerchiamo di comprendere bene questo fenomeno:
DATI SOCIODEMOGRAFICI Il 53% dei rispondenti al questionario ha tra i 24 e 39 anni, il 5,5% ha meno di 24 anni e il 41,5 % ha più di 39 anni. La regione di provenienza in testa è la Lombardia con il 19,8% di rispondenti, seguita da quasi tutte le altre regioni della penisola.
SITUAZIONE FAMILIARE Il 42% dei nuovi italiani in Argentina è celibe o nubile mentre il 37% è sposato. Di questo 37%, la stragrande maggioranza (88%) è sposato/a con un argentino/a mentre solo il 12% è in una relazione formata da coniugi italiani. Solo il 37% ha figli, nel 72% dei casi nati in Argentina. Il 30,7% è proprietario di una casa mentre il 62,9% è in affitto. Un dato un po’ più equilibrato è relativo alla copertura di assicurazione medica, vediamo 4 situazioni orientativamente proporzionate nelle quali il 45% è assicurato dal proprio lavoro, l’11% per il lavoro del coniuge, il 23% ha un’assicurazione privata mentre il 21% non è coperto da alcuna assicurazione sanitaria.
FORMAZIONE Il 22,6% è in possesso di diploma di scuola superiore, il 70% detiene un titolo universitario. Di questi il 22,6% di una laurea magistrale ed il 19,7% in possesso di master o affini. Dei laureati solo il 27% è sicuro della validità del titolo in Argentina, il 35% non ne è al corrente ed il resto non ha ancora iniziato le pratiche di equipollenza. Il 45% ha studiato o sta studiando in Argentina.
MOBILITÀ E VIAGGIO IN ARGENTINA La metà degli italiani che hanno deciso negli ultimi anni di trasferirsi in Argentina ha maturato l’idea del trasferimento mentre era in Italia, e principalmente l’ha fatto come decisione personale, oltre che su consultazione con coniuge o per proposta lavorativa. Inoltre, dei 200 rispondenti la grande maggioranza dichiara di essere arrivato nel paese negli ultimi anni e di essere tornato in Italia, nella metà dei casi, tra le 1 e le 4 volte e solo il 17% non ha mai fatto ritorno. L’85% dichiara che al suo arrivo in Argentina ha trovato qualche tipo di appoggio. Da amici e parenti argentini (36%) o da amici e parenti italiani (22%). Solamente un 15% si è organizzato senza appoggio di amici o parenti. Un terzo dei rispondenti non aveva mai vissuto in nessun altro luogo fuori dall’Italia, mentre i due terzi aveva già avuto esperienze di vita e lavoro all’estero, nella maggior parte dei casi in Spagna, ma nella quasi totalità in Europa salvo pochi casi in America Latina, Africa, Asia e Usa.
LAVORO Un dato fondamentale dell’inchiesta ci suggerisce come quasi la metà degli italiani arrivati in Argentina non aveva un lavoro nel suo paese d’origine per poi iniziare a lavorare in Argentina nel 76% dei casi. Il 69% dei rispondenti ha più di un lavoro, che ha trovato nel 45% inviando il proprio CV, 25% attraverso referenze professionali ed il 23% grazie ad amici e conoscenti in Argentina. Più della metà lavora a tempo indeterminato. Il 38% lavora nel settore privato argentino, mentre solo il 14% lavora nei settori pubblici e privati Italiani (9 e 5%). Positivo il dato che testimonia come il 74% afferma di lavorare in linea con le proprie competenze professionali. Il 60% versa i contributi in Argentina.
VITA IN ARGENTINA Per quanto riguarda le associazioni di italiani contemporanee, ovvero fondate dalla "nuove generazioni" Il 45% non ne conosce alcuna, il 26% conosce ma non partecipa e il 29% partecipa. Nel caso delle associazioni tradizionali fondate dagli italiani delle vecchie generazioni i dati sono leggermente differenti, infatti solo l’8% ne fa parte, il 39% conosce ma non partecipa ed addirittura il 53% non ne conosce alcuna. Nel caso dei rapporti con il paese d’origine la frequenza è circa settimanale, principalmente per ragioni familiari. Un terzo dei nuovi italiani in Argentina considera la sua permanenza definitiva. Questi dati raccolti dal Dr. Lucarini sono indispensabili per accorgersi di come la tendenza dell’italiano in Argentina stia cambiando radicalmente rispetto alle ondate migratorie del passato. L’italiano di oggi, come di evince dalle percentuali relative agli studi, è un italiano che nella maggior parte dei casi è laureato, e con buona probabilità, addirittura con dottorato. È un italiano che in Argentina cerca di lavorare secondo le sue competenze professionali, e in generale, riesce a farlo con contratti a tempo indeterminato. Eppure, nonostante la differenza di formazione accademica rispetto al passato possa essere ricollegata ad un incremento mondiale delle possibilità educative, allo stesso modo della specializzazione professionale, il grande stacco con il passato si manifesta nella partecipazione dei nuovi italiani alle istituzioni associative italiane regionali delle vecchie generazioni alle quali quasi nessuno partecipa, come un ciclo che si chiude senza ripetersi. Sarebbe interessante se studi come questi venissero ripetuti costantemente, con risorse pubbliche per un utilizzo tecnico ed istituzionali. Sono arrivato in Argentina sei mesi fa grazie ad una borsa di studio della Sapienza di Roma. Sto concludendo la laurea magistrale in Scienze della cooperazione internazionale per lo sviluppo all’università UNDAV dell’Avellaneda e mi sono innamorato di questo paese solo dopo esserci arrivato. Una casualità, come approfittare di un’ottima occasione di studio, mi ha permesso di visitare un paese che mai avrei pensato di desiderare. In questo momento invece vorrei stabilirmi qui e costruire una vita con la mia fidanzata, con la quale sono venuto dall’Italia, e mi chiedo: cosa può darmi oggi Buenos Aires? Buenos Aires è ancora un centro determinante per la cultura di tutto il continente, e nelle relazioni internazionali gioca ancora un ruolo fondamentale. Solo a Buenos Aires ci sono più di una dozzina di uffici centrali di organizzazioni internazionali, oltre alle varie agenzie delle Nazioni Unite ed un’infinità di ONG di ogni genere. Per la mia esperienza professionale e per gli studi che sto per terminare questa è una città dove posso trovare il lavoro più ambito della mia carriera nelle relazioni internazionali e politiche di sviluppo. Come me ci sono altre centinaia e centinaia di persone con storie molto più interessanti della mia. Io le so scrivere queste storie, e sarei felice di ascoltarne a dozzine. Chissà quanti italiani possono ispirarci con i loro successi e le loro soddisfazioni dopo il recente arrivo in Argentina, e chissà quanti sarebbero felici di leggerle, queste storie, confrontandole con la propria. Un po’ per conoscere meglio il nostro paese, un po’ per conoscere meglio noi stessi…
di FRANCESCO TOPPI