La Farnesina, anche attraverso la rete estera di Ambasciate e Consolati, continua a lavorare senza sosta per garantire il rimpatrio, in piena sicurezza, di tutti i connazionali rimasti bloccati all’estero durante la pandemia. Dall’inizio dell’emergenza sono rientrati in Italia con l’assistenza del Ministero oltre 79mila connazionali da 117 Paesi, grazie a più di 700 operazioni aeree, marittime e terrestri.
Solo nella scorsa settimana sono rimpatriate 3.225 persone da Regno Unito, Spagna, Belgio, Slovacchia, Grecia, Turchia, Tunisia, Emirati Arabi Uniti, Bangladesh, Messico, Bolivia, Repubblica Dominicana, Isole Fiji e Salomone, Indonesia, Sudan, Repubblica Centrafricana, Zanzibar; solo nella giornata odierna rientrano oltre 350 Italiani da Colombia, Egitto, Costa Rica e Honduras.
Si tratta di uno sforzo che prosegue ormai da oltre due mesi, secondo una strategia in evoluzione mirata a offrire una risposta sempre adeguata alla mutevole situazione globale.
In una prima fase dell’emergenza, l’intervento della Farnesina si è concentrato sul rientro di categorie “fragili” di connazionali all’estero: studenti (universitari “erasmus” ma anche minori non accompagnati, iscritti alla scuola superiore), persone con patologie croniche, oppure gravate da situazioni famigliari delicate. Si è trattato di connazionali bloccati soprattutto in Europa, che si sono trovati sorpresi dalla sospensione della libera circolazione delle persone nell’Unione Europea e dalla chiusura di numerose rotte aeree. In quel momento, si è privilegiata la rapidità della risposta e sono stati individuati mezzi e itinerari capaci di consentire al maggior numero di connazionali di fare rientro in patria nel minor tempo possibile.
Attraversiamo ora una seconda fase, sicuramente più complessa e non meno urgente: gestiamo il rientro di connazionali da Paesi geograficamente molto più lontani e scarsamente collegati con l’Italia. Anche oggi la priorità è assicurata ai cittadini più bisognosi di assistenza: famiglie con bambini, anziani, giovani non accompagnati. A questi si aggiungono i connazionali che hanno perso il lavoro all’estero, molti dei quali erano occupati in strutture ricettive, nel settore turistico e nei servizi alla persona, o in altre attività sospese dalle misure locali di contenimento. Un’attenzione costante è dedicata ai numerosi marittimi che si trovano ancora a bordo delle imbarcazioni.
Questo difficile lavoro di rimpatrio deve essere svolto in piena sicurezza, ovvero nel meticoloso rispetto delle norme sanitarie nazionali e internazionali. In particolare, la normativa italiana impone, per gli aeromobili diretti nel nostro Paese, norme di distanziamento tra passeggeri che riducono notevolmente la capacità di trasporto dei velivoli.