Implacabile, fustigatore, immaginifico ed enfatico, sceriffo e governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca ruba la scena al Coronavirus, s’impone e propone, irresistibile star televisiva. De Luca non buca il video, lo fissa e lo squadra, lo guata, lo effonde, lo prende, lo succhia, venite ad me parvulos, venite ad me plasma, cristalli liquidi, campo elettrico e, senza muoversi, si prende la telecamera, lo studio e il conduttore.
Richiesto di definire gli "affetti stabili", codificati confusamente dal governo per la Fase Due, prende a bersaglio Fabio Fazio nella trasmissione "Che Coronavirus che fa" e lancia il suo identikit malizioso: "Lei, Fazio, nonostante il suo aspetto da fratacchione, chissà quanti affetti stabili ha in Italia".
Fabio Fazio fratacchione per sempre. De Luca, sempre lui, apre e chiude la caccia ai cinghialoni. Appare in tv dietro al tavolo regionale con la testa e le braccia, tutto quello che lascia vedere, le labbra sottili con risucchio, la faccia a luna piena, la patente di laureato in storia e filosofia, l’allerta da basilisco di Ruvo del Monte (Potenza), lui piuttosto Ruvido del Monte. Ecco l’uomo seduto in Regione su quasi un milione di voti, eccolo che arrotola le parole dopo che il cervello filosofico ha strizzato concetti e dispetti, disposizioni ed eccezioni, ordinanze e paranze consegnandoli alle corde vocali, metà lucane, metà irpine, perché vadano nell’aere televisivo con leggiadria meridionale per timbrare avversari, colpire nel segno, rimuovere e promuovere, circostanziare ed educare, rivendicare "con spirito laico" e "quant’altro" le benemerenze della lotta al Coronavirus in Campania.
E così apre la caccia a cinghiali e cinghialoni. "Si vedono in tv atleti, bei corpi, fantastiche fanciulle che corrono, ma da noi ho visto per strada dei cinghialoni della mia età che s’affannano, coperti da una prima tuta sino alle caviglie, da una seconda tuta alla zuava e da un paio di pantaloncini. Sono da arrestare per oltraggio al pudore". Il giorno dopo, De Luca esclude il pudore, perdona e sancisce il via libera alle corse dei cinghialoni.
Stuzzicato sulle polemiche tra Nord e Sud e sulle risse politiche in tempo di Coronavirus, il governatore-sceriffo, con la leggerezza dell’uomo che liquida le quisquilie alla maniera di Totò, proclama: "Ma chi se ne frega del pipipì e del pipipà". Tralascia il Papeete e i piripacchi.
La Fase Due e l’Angoscia Tre. Nel corretto comportamento degli italiani non vince il senso civico ma la paura civica. Il Coronavirus è tra noi. È il nostro convivente. Che cosa dicono gli esperti? Giorgio Palù, microbiologo all’Università di Padova, tuona: "Il Covid-19 non si è indebolito, in autunno tornerà più forte". Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, ammonisce: "Siamo ancora in fase epidemica". Ma Francesco Le Foche, immunologo al Policlinico romano Umberto I, assicura: "Il virus tende a spegnersi, la vita più o meno normale non è lontana".
No, non è così. Pierluigi Lopalco, epidemiologo all’Università di Pisa, non pende e va dritto alla previsione: "Aspettatevi la seconda ondata. Sinora al Sud l’ondata del Coronavirus è stata piccola, a maggior ragione potrà arrivare grande". L’epidemiologo Massimo Ciccozzi del Campus biomedico di Roma non è d’accordo: "Il virus sta continuando a mutare, ma perde potenza, contagiosità e probabilmente letalità". Sono i nuovi Oracoli di Delfo, le moderne Sibille cumane, gli esperti che fanno i tarocchi al Coronavirus. È il gioco dei tre esperti: questo vince, questo perde. Dopo la Curva e il Picco, domina R con zero, l’indice favorevole dei contagi. Previsioni economiche col codice Ateco, il teorema di Pitagora non serve.
Mimmo Carratelli