San Gregorio Armeno non riapre. Le botteghe dei pastori abbassano le saracinesche, non le rialzano. Oggi la serrata nella viuzza del Centro Storico di Napoli conosciuta nel mondo come "la strada dei presepi e dei pastori". Migliaia di turisti in visita ogni anno, fino al momento in cui è scoppiata la pandemia da coronavirus. Un’autentica tragedia, una catastrofe economica, per intere famiglie di artigiani dalle abili mani e in possesso di fantasia e quarti di genio. Spaccanapoli è a monte di via San Gregorio Armeno, con le sue botteghe che non riaprono e gli artigiani che affidano la protesta alla serrata e una sorta di manifesto. Il contenuto intanto in sintesi: "I maestri dei pastori e dei presepi chiedono aiuto al sindaco De Magistris, lui e le istituzioni ci ascoltino. Senza aiuti, San Gregorio Armenio chiude definitivamente, sparisce per sempre. Questo posto e quest’arte non hanno futuro". I maestri artigiani auspicano la "cancellazione di alcuni tributi locali". E sono pronti a farsi adottare da uno sponsor. "Nell’ottica di uno spirito propositivo suggeriamo il coinvolgimento di un nuovo attore, anche internazionale, uno o più sponsor in grado di garantire l’iniezione di nuovi capitali". L’immissione di denaro fresco e l’ottimismo affinchè possa esserci un oggi e un domani, per le botteghe artigiane di San Gregorio Armeno. "Così non c’è alcuna speranza di rinascita". Le conseguenze prodotte dall’epidemia spaventano, terrorizzano addirittura i maestri artigiani. Temono il distanziamento sociale, la desertificazione del Centro Storico e della città, e la sparizione di quel potere attrattivo, prerogativa di via San Gregorio Armeno. Sessanta metri gioiosi, magici, di grande presa sui cittadini del mondo, fino a novanta giorni fa. "Senza la presenza di turisti, San Gregorio Armeno muore", all’unisono i maestri Ferrigno e Di Virgilio, i più antichi e noti artisti che operano nella strada dell’arte. Insidiati dalla prospettiva che tutto possa finire davvero, gli artigiani si sono organizzati. Fanno blocco, ora. In massa hanno aderito tutti al manifesto, è nata l’associazione culturale di promozione sociale "Corpo di Napoli". Riunisce tutte le storiche botteghe artigiane di San Gregorio Armeno. "Luogo di protezione artistica nel cuore del Centro Storico di Napoli". Si propone cosa il movimento? Intanto, chiede aiuto alle Istituzioni. Quella sorta di manifesto parte da una preoccupante allarmante denuncia. "Senza aiuti, crac inevitabile per molti di noi". Esplicita la richiesta di soldi al Comune, che i soldi non li ha, li chiede a San Gregorio Armeno, la via dei presepi napoletani sua volta al Governo centrale un giorno sì e l’altro pure. Le casse sono vuote, pare manchino anche i soldi per pagare i servizi comuni. Hanno quindi sbagliato l’indirizzo del destinatario i maestri artigiani? Proprio no, in concreto le richieste non sono limitate alla domanda di liquidità. Spaziano a centottanta gradi, allegate alla lettera inviata al sindaco De Magistris. "Sostegno e agevolazioni che preserverebbero la vita non solo delle botteghe, ma dell’intero indotto ad esse collegato, fino alla ripresa del mercato economico". Un lungo elenco di richieste. "La liquidazione di un contributo economico a fondo perduto da riconoscere a partire da marzo 2020 fino a dicembre. Necessario per sostenere le spese di locazione, delle utenze e dei servizi e degli inevitabili costi di sanificazione degli ambienti, nel rispetto delle disposizioni per la riapertura in sicurezza dei locali e dei laboratori". Altri punti riguardano "la riconduzione delle imposte dirette e indirette relative all’anno fiscale 2019 in unico scaglione di tassazione nella misura del venti per cento del reddito". E ancora, dalla richiesta di prolungamento della cassa integrazione all’abolizione delle tasse regionali Tasi e Imu, "fino alla rimodulazione dei costi dell’energia elettrica da pagarsi al netto del solo consumo effettivo, cioè senza le imposte". In parole molto semplici, le saracinesche abbassate a San Gregorio Armeno vogliono scuotere le coscienze delle Istituzioni cittadine. "Affinchè si materializzi un concreto e fattivo ascolto che non si esaurisca in vaghe promesse. Necessitano atti concreti, come quelli inseriti nella delibera ‘Napoli riparte’. Un indirizzo preciso". Una richiesta forte, destinatario il sindaco De Magistris. "San Gregorio Armeno è un museo a cielo aperto, visitato in qualunque periodo dell’anno, conosciuto in tutto il mondo e costante meta di turisti. L’epidemia l’ha reso orfano di ogni concreta speranza di una ripresa economica in tempi brevi". Il dramma dei pastori e dei presepi di Napoli. Gli artisti artigiani di Napoli meritano una grande mano. La parola al sindaco. San Gregorio Armeno l’aspetta con le saracinesche abbassate.
di FRANCO ESPOSITO