Coronavirus meno aggressivo. Un profano può credibilmente pensare che sia così (in realtà il profano in questione deve essere anche discretamente superficiale e frettoloso nel leggere numeri e scorrere fatti). Coronavirus meno aggressivo, sembra proprio: sempre meno pazienti in Terapia Intensiva. Sembra proprio coronavirus sia meno cattivo, meno forte e quindi ne spedisca sempre meno di umani all’ultima spiaggia terapeutica. Coronavirus meno aggressivo, sembra proprio: sempre meno pazienti ricoverati in ospedale, sempre più alta la percentuale di quelli che rimangono a farsi la malattia a casa. Coronavirus meno aggressivo: sembra proprio che meno ricoverati e più a casa significhi a attesti che il virus porta e causa sempre meno sintomi pesanti e gravi (ricoveri) e sempre più sintomi leggeri o comunque tollerabili (malattia da farsi in casa).
Sembra proprio. Sembra tanto che nella grande corrente e nel gran fiume dell’ottimismo (oltre al caldo estivo innalzato a sterminatore di virus, oltre alla certezza di pubblica opinione che virus ha stufato) naviga ora anche l’affollata barca dei pifferai magici. Quei rompiscatole dei virologi dicono che coronavirus non muta e non è mutato. Che noia, che mancanza di fantasia. È dall’inizio che si chiede a questi algidi topi da laboratorio e computer di abiurare. Prima ci hanno detto che coronavirus non è, non è, non è fabbricato dall’uomo, è roba naturale. Pagati dai cinesi? Comunque li abbiamo sopportati virologi e medici e scienziati, finché si è potuto li abbiamo sopportati. Ma ora, ancora, stanno lì a dire che non esiste, non è vero, non c’è prova ed evidenza scientifica che coronavirus non sia meno aggressivo.
Ma lo fanno apposta a menar gramo? Non hanno capito questi scienziatoni (ecco, chiamiamoli così) che la musica è cambiata, vento girato? Glielo sta provando a far capire un discreto coro di pifferai magici, anzi di pifferai magici è boom nella chiacchiera pubblica. Dice il pifferaio magico: meno in Terapia Intensiva, meno ricoverati in ospedale, più gente a farsi la malattia a casa, cioè coronavirus spompato. Al pifferaio magico non dite come stanno davvero le cose, gli rovinereste la melodia. Le cose stanno che da settimane ovviamente chiunque abbia sintomi anche solo para influenzali si allarma e si cura ai primi sintomi appunto. Senza aspettare che "l’influenza" passi.
Per settimane, anzi per mesi (gennaio, febbraio, parte di marzo) chi aveva un po’ di febbre o tosse prima mai pensava potesse essere coronavirus, poi ne dubitava fino ad attendere l’aggravamento dei sintomi e condizioni. E anche questa patologia, come ogni altra, se affrontata all’insorgere, ha più possibilità di essere subita e vissuta dal singolo organismo con minore incidenza di decorso grave ed esiti letali. Per dirla in termini profani, tutti sanno che qualsiasi malattia se la prendi prima, ai suoi primi passi, più probabilità hai di guarire. Ma non ditelo ai pifferai magici: devono cantare la melodia dolce dei virus spompato. Devono condurci al suono dell’ammaliante strumento all’estate del tutto è passato. In fondo quella del virus spompato è la colonna sonora già della rinnovato ammucchiarsi davanti a un bar o in un bel festone.
INTANTO IL CONTAGIO RIMBALZA VERSO L’ALTO
Ieri il doppio dei contagi dell’altro ieri. E ieri era il primo giorno dei 14 dopo il 4 di maggio, i 14 giorni dopo i quali si manifesta l’effetto prime aperture. Speriamo il rimbalzo sia caso isolato, figlio unico di madre vedova. Vedremo già oggi. Di sicuro però coronavirus non è stato avvertito, né dalle autorità né dalla pubblica opinione, di essere diventato più moscio.
Alessandro Camilli