Sono 122 gli italiani bloccati attualmente in Uruguay in attesa di essere rimpatriati. Il dato è stato fornito mercoledì sera dall’ambasciatore Giovanni Battista Iannuzzi intervenuto insieme al capo della cancelleria consolare Antonella Vallati durante la videoconferenza organizzata per la seduta del Comites. A questi 122 italiani la Farnesina ha voltato le spalle da oltre due mesi come ha ammesso tra le linee lo stesso ambasciatore perché se Montevideo chiama Roma non risponde: "L’elenco degli italiani bloccati è costantemente aggiornato e viene segnalato con insistenza tutti i giorni a Roma. Bisogna considerare che i numeri che abbiamo in Uruguay sono molto inferiori a quello degli altri paesi dell’America Latina. La mia sensazione è che finché l’Italia era nel pieno dell’emergenza c’erano più difficoltà ma adesso, con l’inizio della fase 2, sono fiducioso affinché si possa organizzare un volo come fatto dagli altri paesi europei a prezzi convenienti".
Con notevole ritardo rispetto agli altri, dunque, l’Italia potrebbe seguire la strada tracciata dagli altri paesi europei che in Uruguay per esempio hanno utilizzato i fondi del meccanismo di protezione civile europea per portare a casa i loro cittadini a partire dalla fine di marzo. Ma fino a quando si dovrà ancora aspettare? Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: il Ministero degli Esteri con il sottosegretario Merlo riempie le agenzie di settore di comunicati che esaltano il suo Maie come l'unico vero traghettatore in Patria degli italiani temporaneamente sparsi nel mondo. Ma in Uruguay altra musica: invece di pensare ai connazionali bloccati qui è velocissimo ad aprire il bando per la costruzione del nuovo consolato (un’opera criticata fortemente dalla collettività e da numerosi esponenti politici di tutti i partiti) resta ancora molto lento per risolvere un problema che affligge la vita di 122 persone, alcune anche con problemi di salute e in difficoltà economica. È questa la difesa degli italiani all’estero?
Secondo le stime dell’Ambasciata una sessantina di persone fino al momento sono riuscite a rientrare in Italia da Montevideo durante questa emergenza sanitaria. Peccato però che si tratta di un numero da contestualizzare: poco più della metà di queste persone ha potuto usufruire dei voli umanitari organizzati dalle altre ambasciate europee, gli altri invece sono quelli che hanno organizzato il proprio viaggio autonomamente pagando cifre molto più alte con i voli commerciali. Ma chi sono questi 122 connazionali ancora bloccati in Uruguay? "Si tratta prevalentemente di cittadini italouruguaiani che qui hanno familiari dove poter restare. I casi più difficili vengono affrontati attraverso i prestiti con diritto di restituzione oppure con i sussidi" ha risposto Antonella Vallati a cui è seguito l’intervento della consigliere del Comites Filomena Narducci: "Bisogna tenere in conto delle difficoltà che queste persone stanno vivendo con la pandemia. È vero, molti qui sono aiutati dai loro familiari ma ciò non toglie che devono al più presto poter rientrare in Italia dove risiedono e lavorano. Queste persone vanno aiutate e tra l’altro non possono essere derubate come succede con i prezzi della compagnia aerea Amaszonas che chiede 500 dollari solo per il tratto Montevideo - San Paolo".
Matteo Forciniti