La Fieg (Federazione italiana editori giornali) e la File (Federazione italiana liberi editori) hanno definito “storica” l’approvazione della risoluzione sull’editoria in Commissione Cultura della Camera dei Deputati. Ed è di sicuro una novità che tutte le forze politiche abbiano approvato un provvedimento che considera centrale l’informazione professionale di qualità e invita il Governo a contrastare efficacemente la crisi del settore con interventi adeguati.
Gigi Casciello, giornalista di lungo corso, deputato di Forza Italia e tra i fondatori dell’associazione “Voce Libera” presieduta dalla vicepresidente della Camera Mara Cafagna, è l’autore della risoluzione dalla quale è partita la discussione che ha poi portato all’adozione di un testo unitario.
On.Casciello, questa risoluzione perché dovrebbe rappresentare una svolta per l’editoria italiana?
“Innanzitutto perché non solo affronta l’emergenza prodotta dal Covid 19 ma guarda avanti accelerando i tempi per una riforma organica. E soprattutto perché è “ripulita” di pregiudizi ideologici. Il settore era già in profonda crisi e senza interventi finanziari adeguati non sarebbe solo un’ecatombe per le imprese editoriali ma anche per il pluralismo e quindi per il diritto dei cittadini ad avere una informazione credibile e di qualità. Tra l’altro ad aggravare la crisi hanno concorso in questi anni i ripetuti tagli al Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione a partire dalle risorse destinate al sistema della contribuzione diretta”.
Ma proprio le Cooperative editoriali rischiano di piùcon l’abrogazione del comma 810 dell’art.1 della legge n.145, in pratica con il taglio progressivo, fino ad eliminarli, dei contributi diretti alle Cooperative di giornalisti e poligrafici.
“Questo resta il problema principale perché riguarda circa 200 testate in Italia e migliaia di lavoratori che, non dimentichiamolo, hanno deciso di rischiare in proprio per salvaguardare il posto di lavoro ed il diritto dei cittadini alla libera informazione. Il fatto che però si sia riusciti a coinvolgere su questo tema anche i 5stelle facendo passare il principio che in attesa della riforma bisogna tutelare queste importanti realtà editoriali, lo considero un successo anche personale. Nel frattempo il Governo ha dato il parere favorevole alla risoluzione nella quale prevediamo tra l’altro di ridurre per quest’anno di almeno il 5 per cento i parametri del rapporto tra diffuso e venduto e di rideterminare i termini per la regolarità dei pagamenti da rendicontare, compresi gli adempimenti tributari e contributivi. Nello specifico presenterò anche un emendamento al decreto “Rilancio” perché i pagamenti vengano rendicontati quest’anno 60 giorni dopo l’erogazione del contributo”.
I fondi per il settore restano comunque pochi. In misura sensibilmente minore rispetto alle misure adottate in altri Paesi.
“Certo ed infatti credo che l’aver approvato una risoluzione unitaria possa dar forza al sottosegretario Martella per strappare al Governo almeno altri 400milioni di euro. Una cifra non risolutiva ma che aiuterebbe a dare ossigeno vero al settore corso a quanto abbiamo chiesto: il prolungamento di tutti gli ammortizzatori sociali fino a dicembre 2020; la tutela del reddito non solo ai giornalisti con partita iva ma anche ai giornalisti precari e a basso reddito iscritti all’Inpgi; interventi economici a favore delle emittenti locali che non sono inserite nelle graduatorie del Mef, l’ampliamento del tax credit per i piccoli editori. Ed infine interventi decisivi contro la pirateria”.
Già, la pirateria e la diffusione illegale via internet delle copie integrali dei giornali hanno prodotto danni solo nel 2019 non inferiori ai 250 milioni di euro.
“E’ una vera piaga e per questo bisogna intervenire immediatamente con normative che dotino il nostro ordinamento di adeguati strumenti per la difesa della proprietà intellettuale e dei contenuti editoriali. Insomma, siamo ad una svolta per l’editoria italiana ma adesso bisogna dare conferma ad una volontà comune investendo più risorse e passando alla fase della riforma dell’intero settore”.