In Argentina gli italiani bloccati erano -e restano, anche se con numeri minori- talmente tanti che per parlare con le autorità consolari c’è bisogno di un portavoce, una sorta di sindacalista di emergenza che interloquisce con le istituzioni. Ma quanti sono oggi? È difficile saperlo visto il silenzio del Consolato, a circolare sono solo stime indicative che oscillano tra i 500 e gli 800. Auto-organizzati attraverso il web, prima su Facebook e poi su WhatsApp, queste persone si sono unite per condividere quelle poche informazioni disponibili sui voli e cercare una soluzione. Renzo Malalandra è stato il terzo di questi mediatori improvvisati e lo è stato fino a pochi giorni fa quando è riuscito a rientrare in Italia da Bariloche. "I proclami del ministero degli Esteri che si vanta di aver riportato a casa migliaia di connazionali stridono completamente con la realtà dei fatti. Il Governo italiano ha fatto una scelta precisa, quello di non mettere neanche un euro per facilitare il ritorno, ognuno deve riuscirci a proprie spese. Almeno in Argentina è stato ed è tuttora così, soprattutto nell’interno dove a parte pochissime eccezioni ognuno deve preoccuparsi di affrontare a proprie spese il lungo viaggio per Buenos Aires e ottenere i permessi speciali per muoversi. Oltre ai costi notevoli dei biglietti aerei, il problema è la tempistica negli annunci: avvisano solo un paio di giorni prima del volo ma come si fa in un paese dalle distanze enormi?". Da Bologna dove si trova adesso, Renzo Malalandra ricorda quei giorni turbolenti con continui contatti da Buenos Aires fino alla Patagonia e un’attesa angosciante. "La questione è complessa, è difficile capire di chi sia la responsabilità dato che esiste un grande corporativismo nella categoria, si rimbalzano continuamente la palla tra Ambasciata e ministero degli Esteri. Quello che si nota è una struttura centralizzata del Consolato di Buenos Aires dove c’è un console che decide lui chi può salire sugli aerei e chi no in base a criteri di necessità e urgenza non ben definiti. Ciò ha provocato anche un certo fastidio da parte dei consolati periferici che a volte non vengono informati e possono fare molto poco nonostante la buona volontà di alcuni. Le autorità consolari difendono spudoratamente il loro intervento ma la realtà è stata fin troppo evidente: la gente ha dovuto aspettare troppo per dei voli che erano a prezzi addirittura più alti. Allora perché tutta questa attesa? Riassumendo, manca soprattutto la comunicazione e la trasparenza. Le informazioni ufficiali vengono sempre date con estrema avidità". L’attuale portavoce Marina Brattoli, pugliese attualmente bloccata a Buenos Aires, appare fiduciosa. Dopo 4 mesi questa brutta storia potrebbe finalmente concludersi, sempre volendo essere ottimisti. "Credo che entro fine giugno rientreranno tutti i connazionali che si erano registrati presso il Consolato perché nelle prossime settimane dovrebbero esserci 3 voli diretti per l’Italia. I numeri dei bloccati sta diminuendo perché tante persone preferiscono partire per Madrid (e in misura minore Francoforte) per due motivi: esistono più connessioni e poi la Spagna non rispetta le norme europee di distanziaRenzo Malalandra Il consolato Italiano a Buenos Aires mento sociale a bordo, quindi vuol dire che ci sono più posti e i prezzi sono più bassi anche se poi bisogna considerare il prezzo del secondo volo per l’Italia". Indipendentemente da quale sia l’opzione di viaggio tanto per l’Italia come per la Spagna il problema è rappresentato dai costi. Aerolineas in genere fa un volo al mese per Roma e 3 o 4 per Madrid, questi ultimi "costano circa 800 dollari". I voli di Alitalia sono più cari: si parte dai 1.100 euro dell’economy che "vanno via subito per le liste di urgenza del Consolato" e poi "si sale progressivamente dai 1.400 fino ai 2mila euro". Secondo Marina Brattoli l’unico responsabile della situazione degli italiani bloccati è il governo e per delega il sottosegretario Merlo: "Le norme europee che impongono il distanziamento a bordo degli aerei fanno esaurire subito i posti disponibili e poi fanno anche aumentare i prezzi ma so che esiste la possibilità che vengano mitigate queste norme nelle prossime settimane. Il Consolato non può fare più di tanto oltre a segnalare a Roma i numeri. Mi sorprende però che l’Italia da Buenos Aires non ha organizzato nessun volo attraverso il meccanismo di protezione civile europea come fatto invece dagli altri paesi". "In Argentina" -conclude la portavoce- "ci sono grosse difficoltà nell’interno dove sembra che ci sia una mancanza di comunicazione tra i consolati e le autorità locali. È impensabile che in un territorio così vasto non si creino dei corridoi umanitari. Il viaggio per arrivare nella capitale è un’incognita: secondo la legge serve il biglietto aereo per muoversi da una provincia a un’altra ma le vendite vengono aperte on line un paio di giorni prima, un tempo insufficiente questo per organizzare un lungo viaggio che rischia di avere tanti imprevisti".
di MATTEO FORCINITI