Forse ha proprio ragione il signor Giovanni Battista Fiore. Chi è costui? Semplice: è uno dei tanti italiani all’estero deluso dal BelPaese, o meglio dai governanti o quelli pagati profumatamente per far funzionare al meglio uno Stato che invece fa di tutto per ostacolare i tanti connazionali sparsi per il mondo. Armato di penna e calamaio, Giovanni Battista ha scritto una lettera indirizzandola al "Corriere della sera", per la precisione a Beppe Severgnini che cura la rubrica "Italians".
In uno stralcio, ecco quanto spiega: "Negli ultimi anni c’è una volontà punitiva nei confronti degli italiani all’estero, salvo al momento delle elezioni, dove, per qualche settimana, ci sentiamo trattati come emigranti degli anni '30. Mai uno che affronti i problemi veri di amministrazioni rimaste al secolo scorso, ma con il candidato di turno che promette di valorizzare la lingua e la cultura italiane e che spiega come si vota ai troppo numerosi italiani per passaporto, prodotti della scellerata legge Tremaglia che ha reso italiani gente il cui unico legame con la Penisola è un antenato morto due secoli fa e per gli altri l’unica speranza è l’aiuto di un parente rimasto in Italia".
Un vero e proprio sfogo che fa capire un po’ come tantissimi connazionali pensano di essere solamente una zavorra per l’esecutivo. Davvero una brutta sensazione di abbandono, di vuoto. E forse, tutto sommato, si potrebbe anche pensare che si stava meglio quando si stava peggio, e cioè quando il voto all’estero non era nemmeno consentito. Roba di 20 anni fa insomma! Illudere le persone con i "faremo, ci impegneremo, ci occuperemo di voi" ha francamente stancato e sarebbe meglio chiudere tutti i contatti con il BelPaese: se questa è la considerazione che a Roma avete di noi italiani all’estero, allora teneteci fuori anche dalle elezioni che dopotutto non portano ad alcuna miglioria per i residenti fuori dallo Stivale.
Anche nel corso della pandemia ci sono state molte cose che non sono andate per il verso giusto, con gli italiani che da tutto il mondo hanno invocato l’aiuto al ministro Luigi Di Maio chiedendogli una mano per poter tornare in Patria, prendendosi in pratica degli untori dal titolare della Farnesina. Germania e Francia, per esempio, hanno lottato per riportarsi a casa i propri cittadini, pratica non adottata dal Ministero. E anche gli italiani residenti all’estero (fuori dall’Area Schengen) che magari vogliono tornare nei proprio paesi d’origine magari per salutare i genitori, devono aspettare luglio per provare a imbarcarsi e nel caso comunque rispettare la quarantena. Un’assurdità bella e buona.
Sviscerata su queste colonne proprio nei giorni scorsi dai responsabili dei dipartimenti degli italiani all'estero Roberto Menia (Fratelli d'Italia) e Paolo Borchia (Lega nel Mondo). La sensazione è che ci siano italiani di serie A e altri anche di serie D, come in questo caso. Altro che made in Italy, marchio spendibile per gli stranieri, ma che fa arrabbiare e non poco gli italiani stranieri, reietti del governo cui chiediamo un piacere: se non ci considerate, toglieteci il diritto al voto e ognuno per la propria strada. Ce ne faremo una ragione, anzi, ce la siamo già fatta.