Come il primo giorno di scuola. Per tutti, pubblico ed esercenti: interrotto il silenzio lungo mesi, lo spettacolo è ripartito. In tutta Italia, cinema e teatri hanno riaperto le porte agli spettatori, sul palcoscenico Italia si è rialzato il sipario. Le prime dopo quarantena e lockdown, seguendo le nuove linee guida. Spettatori contingentati, mascherine e distanziamenti, gli spazi ridotti. Anche quelli all’aperto si sono trasformati in laboratori. Mezzanotte e un minuto, tra domenica e lunedì. La prosa, la musica classica, il pop: in tutte le città i teatri tornano a vivere e gli spettatori hanno riconquistato la platea. A Milano il Teatro dal Verme ha riaperto le porte dopo quattro mesi di assoluto silenzio per il concerto dei Pomeriggi Musicali. La musica classica protagonista di un gesto di ripresa. Centocinquanta spettatori con la mascherina. Certo, un numero molto lontano dai 1436 che poteva ospitare prima del lockdown. Una fila sì e due no, due poltrone libere tra l’uno e l’altro.
Una sera comunque storica per Milano. Le Quattro Stagioni di Vivaldi poco prima dell’una di notte. Dodici archi dell’orchestra e un clavicembalista distanziati di un metro guidati dal direttore e dal primo violino solista Stefano Montanari, lui di Nembro. Dove suonerà il 19 giugno in ricordo delle vittime del coronavirus. Sempre un minuto dopo la mezzanotte a Milano: al Teatro Menotti è andato in scena "Far finta di essere sani" di Giorgio Gaber. Regia di Emilio Russo, attori protagonisti Enrico Ballardini, Andrea Mirò e Musica da Ripostiglio. Stessa scena a Torino, Teatro Carignano. Primo giorno di scuola, l’ingresso in fila indiana, termoscanner, e tutti in mascherina. Voglia di esserci e insieme disagio. Il pubblico è smarrito, non sa cosa fare. L’impressione è che il teatro abbia smesso di essere un lungo familiare. Duecento posti invece dei normali 650. Gli schienali abbassati tra le file di poltrone vuote. I congiunti riuniti nei palchi.
Centotre giorni di silenzio e la notte della riapertura. In scena "L’Intervista" di Natalia Ginzburg. L’inaugurazione, poi sedici titoli in tutto. L’organizzazione è in simbiosi, Teatro Stabile e Teatro Piemonte Europa. Gianni Morandi al Duse di Bologna. "Eccomi qua, sono dove volevo essere, senza musica non si può vivere". La ripresa dopo quattro mesi, il palco è quello di casa. Il Duse aveva occupato trentuno date da novembre. Morandi ha voluto dare il calcio d’avvio nella sua Bologna. Una nuova era della musica live, non solo aneddoti sulla Bologna di Lucio Dalla e delle osterie. Tante parole, ma chiacchiere mai banali, anche profonde, costruttive. Il gel, un termoscanner sparato in fronte, un tornello che si illumina di verde se l’aspetto sanitario è in regola. Duecento persone sparse tra le 900 poltrone, le maschere che controllano le mascherine. La leggerezza di Morandi, le canzoni, la voglia di tornare a cantare insieme. Basta con la webcam o il canto da un balcone.
Al guardaroba, a Milano come a Torino e Palermo, dovunque tutto impacchettato. Indumenti e oggetti personali devono essere riposti in appositi sacchetti porta abiti. Gli addetti devono indossare la mascherina. Nei bagni l’estrattore di aria sempre in funzione. A Firenze, in pieno centro, alla Sala Vanni hanno disfatto la platea per adeguarla alle norme. E lo hanno fatto da soli quelli del Musicus Concertus, che gestisce la sala. Si sono improvvisati fabbri e falegnami, la capienza è scesa da 156 a 64 posti. Il primo concerto dopo il lockdown affidato all’irlandese Naomi Berrill, violoncellista. Un evento con biglietti venduti in prevendita a 10 euro, ovvio e scontato il tutto esaurito. Ci sarà una seconda data. A Genova per il sipario della ripartenza scelto il cortile maggiore di Palazzo Ducale. Cento spettatori distribuiti nelle 300 poltroncine, tutti su prenotazione. Il distanziamento con due sedie vuote. All’ingresso misurazione della temperatura.
"A ogni sedia vuota corrisponde un posto di lavoro in meno" ha ricordato in apertura Raffaele Rebaudengo. La difficile situazione del settore rappresentata nell’introduzione allo spettacolo dal leader del quartetto. A seguire, sempre nel cortile di Palazzo Ducale, la prima serata del cinema all’aperto. Esauriti i 100 posti a disposizione per "In viaggio verso un sogno". Grande emozione a Pesaro, al Teatro Sperimentale, per la stagione dell’Amat. Il teatro post-Covid è sembrato qualcosa di surreale. Gli spettatori smarriti dalla situazione inedita, distanziati gli uni dagli altri da due poltrone vuote, ma curiosi di partecipare. In scena Ascanio Celestini con la riproposta di Radio Clandestina, che parla di antifascismo e memoria. Spettatori 111 in una sala da 500 posti, in un’atmosfera un po’ algida. "L’importante è stare qui", ha detto Celestini dal palco. All’esterno una manifestazione di lavoratori dello spettacolo e l’invito a "non andare in scena", perché le norme sul distanziamento rendono insostenibili i costi della riapertura alle piccole realtà.
A Palermo la fine del silenzio ufficializzata dal Teatro Biondo, diretto da Pamela Villoresi. Domenica e lunedì sera è andato in scena il saggio di fine d’anno della Scuola di Emma Dante, "L’Abbecedario della quarantena". Nell’atrio del Museo Riso hanno trovato posto 72 spettatori. Ingresso su prenotazione, con l’obbligo di indossare la mascherina fino al momento della seduta. Il personale del Teatro ha controllato i nomi in lista e misurato la temperatura col termoscanner. Il palco è apparso appena sufficiente a contenere i 19 giovani attori, impiegati a gruppi di cinque-sei alla volta. Comunque grandi applausi per tutti e alto gradimento generale.
Franco Esposito