Diciamolo chiaramente. Il governo non fa dormire assolutamente sonni tranquilli al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che già in passato aveva indirizzato all’esecutivo (e all’opposizione) di lavorare per il bene comune dell’Italia, mandando anche critiche allo stesso premier Giuseppe Conte. Non va dimenticato che il grillino Luigi Di Maio, al nascere del connubio con la Lega, aveva chiesto addirittura per il capo dello Stato l’impeachment. Insomma, Mattarella sa bene che deve guardarsi bene le spalle. Insomma, fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Sa inoltre che il presidente del Consiglio è bravo sì a promettere mari e monti, molto meno nel rispettare la parola data (basti pensare al duro attacco che ha subìto mercoledì da Confindustria). Ebbene, ieri Mattarella ha ricevuto al Quirinale Conte, Di Maio insieme ai ministri Roberto Gualtieri, Enzo Amendola e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Riccardo Fraccaro, in vista del Consiglio europeo di oggi. Il presidente ha fatto intendere che c’è la necessità di dare risposte concrete e in tempi rapidi all'impiego dei fondi europei per la ripresa economica dopo l'emergenza sanitaria. In soldoni, bisogna badare ai fatti e portare a casa risultati piuttosto che fare ‘piazzate’ in televisione. Intanto sempre ieri Mattarella, nel corso della cerimonia commemorativa al Quirinale del quarantesimo anniversario dell'uccisione dei magistrati Giacumbi, Minervini, Galli, Amato e Costa e del trentennale dell'omicidio di Livatino, ha lanciato un messaggio chiaro alla Magistratura che devono essere fedeli "solo alla Costituzione". "Nel nostro Paese –ha poi detto – c’è costantemente bisogno di garantire il rispetto della legalità. Anche per questo la magistratura deve necessariamente impegnarsi a recuperare la credibilità e la fiducia dei cittadini, così gravemente messe in dubbio da recenti fatti di cronaca. La documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia, la cui rilevanza va valutata nelle sedi proprie previste dalla legge, sembra presentare l'immagine di una magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all'attribuzione di incarichi". Un fenomeno che "si era disvelato nel momento in cui il CSM è stato chiamato, un anno addietro, ad affrontare quanto già allora emerso. Quel che è apparso ulteriormente fornisce la percezione della vastità del fenomeno allora denunziato; e fa intravedere un'ampia diffusione della grave distorsione sviluppatasi intorno ai criteri e alle decisioni di vari adempimenti nel governo autonomo della Magistratura".
di STEFANO GHIONNI