Gente d'Italia

Parlamento off limits ai cronisti

Parlamento off limits ai cronisti relegati in sala stampa: non devono sentire. Mentre le forze politiche continuano imperterrite a litigare e quindi a non risolvere o comunque a rimandare i gravi problemi che assillano il Paese, a Montecitorio c’è chi studia (leggi onorevole) di mettere la mordacchia alla stampa. Il motivo? Semplice: se si deve accusare un avversario o, al limite, scontrarsi violentemente in aula meglio sciacquare i panni in Arno e non far divulgare quello che avviene fra le mura domestiche. Spieghiamoci meglio. Alla Camera i cronisti possono accedere oltre che in sala stampa, anche in Transatlantico che è il cosiddetto corridoio dei passi perduti. E’ qui che i parlamentari si trattengono a chiacchierare e a studiare le ultime strategie prima di entrare in aula. Ed è qui che i giornalisti (non tutti, solo quelli accreditati dalla stampa parlamentare) cercano notizie, voci, indiscrezioni, a volte uno scoop camminando appunto in "quel tratto di strada" della Camera. E’ chiaro che a molti abitanti del Palazzo, questa "intrusione" non sta bene. In qualche occasione si scivola su una buccia di banana che può pregiudicare il cammino di un onorevole. Così, approfittando delle rigide regole dettate dal coronavirus, c’è chi ha lanciato l’idea: gli assembramenti sono vietati. Ragione per cui in questo delicato momento, i giornalisti non dovrebbero andare al di là della sala stampa dove non tutte le notizie (ufficiose) arrivano. Comodo no? Si vuole impedire ai cronisti di fare il loro lavoro. Di mettere al corrente l’opinione pubblica di quel che avviene nelle segrete stanze del Palazzo. Se è vero il detto che la stampa è il "cane da guardia" del Paese è meglio che questo "animale" rimanga fuori e non disturbi il manovratore. In tal modo non si saprebbe nulla, ad esempio, dei violenti battibecchi che si svolgono in aula o dei vari inciuci che uniscono singolarmente due forze contrarie. In parole semplici si codificherebbe una censura vera e propria. Che non è prevista in un Paese dove vige la democrazia. Mordacchia a parte, lo scontro politico non si attenua. La destra continua a tuonare contro il premier e ieri, dopo l’informativa che il presidente del Consiglio ha fatto alla Camera, i seguaci di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni sono usciti dall’aula per dimostrare il loro dissenso. Non gli esponenti di Forza Italia, mettendo in luce ancora una volta come anche nell’opposizione non ci sia quell’unità di intenti indispensabile se si vuole controllare ciò che fa la maggioranza. Non è solo in quell’area che ci si divide. Lo scontro è sempre aperto nei 5Stelle dopo le parole di Alessandro Di Battista che hanno scatenato il padre padrone di quel Movimento, e cioè Beppe Grillo. Pure il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è furibondo: "Basta capi", afferma rivolgendosi chiaramente allo "straniero" dei Grillini. "Alessandro torni a lavorare con tutti noi per superare questa difficile situazione che sta attraversando il Paese". Nemmeno il premier ne rimane fuori dall’eterno braccio di ferro che spacca la politica e soprattutto l’Italia. In molti lo accusano di chiedere "la coesione di tutte le forze, ma di evitare poi il voto dell’aula". Il Parlamento continua ad essere umiliato" titola stamane un giornalone, perché tutto si decide al di fuori dei banchi di Montecitorio. I ritardi sono troppi ed è ciò che fa tuonare il neo presidente della Confindustria, Carlo Bonomi. "Lo Stato ci restituisca i 3,4 di miliardi che abbiamo perduto con le accise". Replica subito Conte: "Noi voliamo più alto". Come a dire: questi sono problemi minori. Le preoccupazioni dell’Italia sono altre. In tutto questo bailamme di negatività, c’è stato chi ieri sera ha esultato a lungo. Parliamo dei tifosi del Napoli che ha battuto in finale la Juventus aggiudicandosi la Coppa Italia. Viva il calcio.

BRUNO TUCCI

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