Conte temporeggia, Bonomi attacca, lavoro, turismo, giustizia in crisi. I tempi rapidi sono un sogno. La parola d’ordine per tutti è: facciamo in fretta. Tergiversare sarebbe disastroso. Lo afferma il Capo dello Stato rivolgendosi alle forze politiche. Le quali rispondono: assolutamente si. Non c’è più tempo da perdere. Sono d’accordo centro destra e centro sinistra.
Soltanto a chiacchiere perché quando si tratta di passare alla fase operativa cominciano i si e i no, i veti incrociati, le perplessità, i rinvii sine die.
Come si giustifica chi deve prendere decisioni e non le prende? Dando la colpa alla burocrazia che in Italia frena qualsiasi iniziativa. Troppo semplice, una scusa banale, aggiungeremmo. Così mentre la casa brucia, ci si comporta come Fabio il temporeggiatore. Se non c’è intesa meglio rimandare. Per tali motivi lo scenario è questo. Un milione di posti di lavoro sono a rischio. 270 mila imprese sono vicine alla chiusura. La cassa integrazione tarda ad arrivare. Decine di migliaia di lavoratori l’aspettano con ansia e trepidazione altrimenti le loro famiglie non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena. Per i ristoratori è difficile andare avanti senza clienti, gli artigiani idem, nelle città d’arte chi viveva di turismo si lecca le ferite e fa i conti con il proprio bilancio in deficit. Così Carlo Bonomi, neo presidente della Confindustria, esplode e dice a Conte senza mezzi termini: "Servono 110 miliardi subito". Presenterà un suo piano oggi alla kermesse degli Sta- ti generali, ma è noto che con questo esecutivo non ha un buon feeling. Ricordate quel che disse subito dopo essersi insediato ad un po- sto così importante? "Questo governo ha fatto finora più danni del Covid19". Troppi piani si presentano per la ripresa del Paese.
Quello di Vittorio Colao non è piaciuto al presidente del Consiglio Conte, che, sia pure con grande diploma- zia, lo ha accantonato. Poi, non dimentichiamo quello del ministro dell’economia, Roberto Gualtieri. Ora infine anche Bonomi non vuole esser da meno. Il premier spiazza tutti (come sempre) e decide di rinviare i problemi sul tappeto a dopo l’estate.
Ma le categorie in crisi che fine faranno? Si dice che Co-ao sia stato ingenuo a credere al presidente del Consiglio, pressato da destra e sinistra. Si dice ancora che anche sul Mes, il salva-sta- ti, l’accordo è lontano e che probabilmente si darà al Parlamento l’ultima paro- la. Si dibatte sempre più su quel che accadrà ai Grillini divisi in due fazioni. Commenta Massimo Bugani, vice leader del Movi- mento: "Abbiamo bisogno di un leader, ma questi non è certamente Conte". Dimostrando così quanto sia fati- coso portare avanti l’attuale Gabinetto. Dall’altro c’è chi all’interno dei 5Stelle invoca un direttorio (come ha auspicato Grillo) per placare gli animi e ricondurre Di Batista sulla strada giusta. Non si può attendere tanti
mesi, pena una situazione irreversibile che porti il Paese ad un passo dalla crisi totale. Alle porte bussa il caos giustizia con una guerra infinita che mette a dura prova la pazienza del ministro Bonafede. Processi lenti, infiniti che permettono a Massimo Carminati (Roma Capitale) di uscire di galera per decorrenza dei termini. A numerose categorie di scendere in piazza per gridare il loro difficile momento; all’industria cinematografica di non riaprire i cinema perché gli spettatori sono pochissimi (in una città come Roma solo tre sale sono funzionanti). A molte famiglie di chiedere un aiuto per mandare avanti l’educazione dei figli. Questa è una situazione che richiede tanta razionalità e una totale collaborazione delle forze politiche. Mattarella lo ha chiesto a gran voce, ma fino ad oggi le sue parole non hanno avuto un riscontro. Fino a quando?
Bruno Tucci