È ancora presto per avere conferme sui 3,5 milioni di euro che tramite una valigia diplomatica, come ha raccontato qualche giorno fa il quotidiano spagnolo Abc, sarebbero giunti direttamente nelle tasche dei 5 Stelle provenienti dai fondi neri del regime di Maduro, ma ogni giorno emergono indizi interessanti che non fanno che confermare l’articolato asse delle autocrazie che si è stretto intorno al regime venezuelano a partire dalla vicenda "Guaidò".
Un asse che vede sostanzialmente 3 protagonisti, Venezuela, Iran e Cina, con l’Italia che emerge preoccupantemente come uno degli snodi di molte operazioni anche grazie alla spericola- ta politica estera di uno dei partiti chiave del primo e secondo Governo Conte: i 5 Stelle. La sfida ancora aperta fra Guaidò e Maduro ha già avuto un forte impatto geo- politico creando una nuova geometria delle alleanze internazionali. Per il cambio di regime a Caracas si sono schierati un ampio gruppo di paesi democratici che va da Bruxelles a Washington, passando per Canberra, Tokyo e Gerusalemme, insieme alla gran parte dei paesi latinoamericani riuniti nel Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Mexico, Panama, Paraguay e Peru). Maduro ha ottenuto il sostengo al suo regime in grave difficoltà di un’alleanza delle autocrazie che ha visto affiancarsi agli alleati tradizionale di Cuba e Russia, la Turchia, la Cina e l’Iran, ai quali si è aggiunta la pericolosa"neutralità" del Governo Italiano. Fra tutti questi paesi è però forse l’Iran il paese che più di tutti ha accresciuto la propria presenza politica, economica e militare nel paese latinoamericano incrociando narcotraffico, sostengo militare e forniture di petrolio.
Nel 2004 Teheran fonda a Caracas il Centro d’Interscambio Culturale Iran-America Latina, controllato dalla Fondazione Islam Oriente di Qom, guidata da Mohsen Rabbani, il clerico iraniano implicato anni prima nell’attentato al Centro Culturale Ebraico di Buenos Aires che fece 85 vittime. Il Centro Iran-America Latina è stato in questi anni una base avanzata per la pene- trazione iraniana nel continente latino-americano, con azioni per radicalizzare la locale comunità libanese e sostenere il rafforzamento della presenza di Hezbollah nel paese. Sull’Isola di Margarita, poco distante da Caracas, Hezbollah ha radicato la propria presenza coordinando da lì le vaste operazioni di finanziamento delle proprie attività con narcotraffico, contrabbando e riciclaggio di denaro. Ma la rivolta popolare contro Maduro ha prodotto un’accelerazione e un sostegno sempre più aperto e diretto del regime iraniano.
La compagnia aerea Mahan Air, che ha volato in questi anni verso Roma e Milano anche molto tempo dopo le sanzioni, continua ad opera- re con voli diretti fra Teheran e Caracas. Mahan Air è nella black list del Dipartimento di Stato Usa perché controllata finanziariamente dalla milizia del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. La connection Iran/Hezbollah/Venezuela è ben rappresentata da Tareck El Aissami uno degli uomini più potenti del regime di Maduro, figlio di una fami- glia di immigrati siriani, attuale Ministro dell’Industria e già Vice Presidente della Repubblica e a capo dell’intelligence. Tareck El Aissami è stato l’uomo chiave per la penetrazione di Hezbollah nel paese e per il finanziamento del gruppo terrorista con un insieme di attività illegali quasi tutte connesse al narcotraffico ed è sempre El Aissami l’uomo indicato da Abc come il detentore dei fondi neri all’origine del "contributo" verso l’Italia e il partito di Beppe Grillo. Tareck El Aissami ha anche organizzato in questi anni una parte rilevante del "lavoro sporco" del regime organizzando il gruppo paramilitare dei "colectivos", le squadracce del regime organizzate sul modello dei "basji" iraniani.
L’asse Venezuela e Iran è poi rafforzato dalla costante presenza di un terzo soggetto, la Repubblica Popolare Cinese, che contribuisce in modo determinante a ridurne l’isolamento internazionale di Caracas e Teheran, sostenendo in modo costante i due regimi in tutti i forum internazionali multilaterali. In questo contesto l’Italia emerge sempre più come l’anello più debole dell’intero occidente: un paese potenzialmente contendibile e un pericoloso laboratorio, nel quale sovranisti e populisti hanno governato il paese al- lontanando l’Italia dai suoi storici ancoraggi in Europa e oltre oceano. La spericolata politica estera dei Cinque Stelle attraverso i due Go- verni Conte ha dato corpo e sostanza a qualcosa che ora- mai è molto più di una "percezione", ma un insieme di scelte strategiche: l’adesione dell’Italia alla "Belt and Road Initiative" (la nuova Via della Seta); i rapporti ambigui della Lega con Mosca e dei Cinque Stelle con Pechino; il blocco del Gasdotto East Med che avrebbe permesso al gas naturale Israele e Cipro di raggiungere il sud Italia, riducendo la dipendenza da Mosca e dalla Turchia; il voto contrario a Bruxelles sulla normativa che prevedeva uno "screening" per proteggere i settori strategici europei dagli investimenti stranieri, in particolare quelli cinesi. Infine, durante la crisi pandemica, la missione militare russa nel nord Italia e la propaganda cinese sugli aiuti umanitari hanno completato il quadro.