Gente d'Italia

Riuscirà la diplomazia italiana in Uruguay a riconquistare prestigio e posizioni sopite?

Più di una volta abbiamo parlato della nostra "antica collettività". Niente di più nostalgico, purtroppo!! Per noi che abbiamo i capelli bianchi e siamo arrivati in Uruguay nel ventesimo secolo, la scomparsa dei principali simboli dell’Italia in questo paese, ·(come in tanti altri), ci sommerge in una grande tristezza. Sicuramente molti connazionali che da tanti anni seguono l’unico quotidiano italiano rimasto nelle Americhe, sentiranno un nodo in gola. Il dissanguamento è stato lungo e lento, ma inesorabile. Abbiamo cominciato a perdere, negli anni ‘70 la Società Italiana di Mutuo Soccorso, ma poi, nel giro di una trentina d’anni, abbiamo perso istituzioni, enti e associazioni che hanno segnato quello straordinario cammino che le generazioni degli ultimi 2 secoli in Uruguay, hanno marcato nel DNA del paese che ci ospita. Dall’Ospedale Italiano alla Dante Alighieri, dalla Sede Continentale della RAI Radiotelevisione Italiana alla Camera di Commercio alla Giornata degli Italiani, passando dall’eliminazione della Lingua Italiana curricolare negli istituti di insegnamento pubblico nel 2006, quello spirito secolare di italianità, ha lasciato definitivamente l’Uruguay. Quando giunsi a Montevideo nel lontano 1965, eravamo circa 10.000 connazionali, dei quali quasi 8.000 eravamo nati in patria. È vero che oggi siamo oltre 130.000, ma è anche vero che il numero di nati in Italia non supera i 5.000. I fenomeni socio-economici-emigratori come l’ottenimento della cittadinanza italiana per avere un salvacondotto, hanno superato di gran lunga l’amore per il tricolore.

LA CADUTA DEGLI EMBLEMI

La Camera di Commercio Italia-Uruguay, nata nel 1883, è stata per oltre un secolo e mezzo una delle principali bandiere tricolori. Non solo per essere stata la prima Camera di Commercio Italiana del mondo, ma anche perchè aveva una bellissima sede e un prestigio immenso. Il Comitado Dante Alighieri di Montevideo, nasceva nel XIX secolo ed è durato fino al 2017. Migliaia di italo-uruguaiani hanno imparato la nostra lingua ma, dopo una gestione insalvabile, è caduto nell’oblio. L’Insegnamento curricolare della Lingua Italiana in Uruguay (Uruguay, unico paese al mondo dove era obbligatoria la nostra lingua oltre all’Italia) è stato cancellato dal primo governo del Frente Amplio. La Sede Continentale RAI Para las Americas, fondata nel 1965, dopo la crisi del 2008, nel 2012 fu chiusa dall’Amministrazione Generale come tante altri sedi in tutto il mondo. L’Ospedale Italiano, costruito nel 1853 da un gruppo di italiani che fondarono anche il tessuto produttivo dell’Uruguay, fu cercato di salvare al principio del XXI secolo da un gruppo guidato dall’imprenditore Renato Azzoni ma, purtroppo, dopo qualche anno, è rimasto in mano ad una cassa mutua uruguaiana (meno male che è considerato monumento storico e non può essere abbattuto. La Giornata degli Italiani è stata per molti anni, un bastione di italianità. Una ricorrenza gestita, prima dal Comitato Consolare, poi dai primi COEMIT che, ogni anno, riuniva fino a 10.000 connazionali in diverse sedi.

I NOSTRI RAPPRESENTANTI

Un discorso a parte va per il corpo consolare e il corpo diplomatico. Essendo l’Uruguay una sede non di prima categoria, non abbiamo mai avuto Ambasciatori di grado che, nel mondo, sono una dozzina (USA, Russia, Gran Bretagna, Germania, Francia ecc.) Quando giunsi in Uruguay, l’Ambasciatore era Vittorio Cordero di Montezemolo. Un funzionario di alto livello che guidava un’Ambasciata di alto livello. Abbiamo avuto una serie di Ambasciatori come Giovanni Luciolli, Marcello D’Alessandro o Tommaso De Vergottini, uomo che ha avuto un’enorme missione a Santiago de Cile nel momento più terribile della dittarura di Pinochet. Erano funzionari molto preparati che portavano l’incarico di Ministri di prima categoria. Anche se la storia ci racconta che l’Italia e l’Uruguay hanno sempre avuto ottimi rapporti, eccetto durante la seconda guerra mondiale, l’interesse dei nostri governanti , purtroppo, è sceso di molto negli ultimi 30 anni. Ci hanno inviato alcuni ambasciatori vicini alla pensione che hanno preferito "stare a galla" che agire per una comunità di 130.000 concittadini come protagonisti. Insomma senza che nessun diplomatico muovesse un dito al di fuori delle laconiche parole di circostanza.

Diversamente possiamo parlare dei rappresentanti consolari, dato che, dagli anni ‘90, visto il grande stress per l’aumento esponenziale delle richieste di cittadinanza e quindi di rinnovi di passaporto, il MAE ha inviato a Montevideo funzionari giovani e preparati, come Michele Pala o la stessa nostra attuale Responsabile della Cancelleria, la Dott.ssa Antonella Vallati. Ci sono tanti altri esempi che non viene al caso citare e dobbiamo essere onesti a dire che, la colpa di tanta perdita di italianità, non dipende soltanto dall’inesorabile passare del tempo, dalla mancanza di nuove generazioni compromesse o dalla globalizzazione. Sono tanti i motivi, sono tanti i difetti che abbiamo noi italiani! Come si fa a non ricordare le bellissime riunioni in ambasciata in occasione del 2 giugno con la fila degli invitati fin fuori la residenza, i doppi turni per festeggiare con la maggior parte della collettività, i presidenti della repubblica, le decine di ministri uruguaiani e italouruguaiani che affollavano il giardino e i saloni della nostra ambasciata... Poi negli ultimi anni le infelici decisioni di spostare la festa altrove, la chiusura alla collettività della residenza, il distacco dal governo locale, le serate conviviali riservate ai pochi "amici"...

Fino agli anni ‘80 eravamo in molti gli italiani nati in Italia che cercavamo di mantenere le nostre tradizioni. Avevamo associazioni con 3.000 soci come la Calabrese, l’Abruzzese o la Campana, c’erano i Muzi, i Monciotti, gli Abruzzino o i Bravin, mentre oggi, il COMITES si riunisce troppo poco. Dobbiamo difendere la Scuola Italiana, l’Istituto Italiano di Cultura e la Casa degli Italiani, anche se non sono gli stessi punti di riferimento di un secolo fa. Non possiamo non parlare di tanti giovani figli, nipoti o pronipoti che oggi vogliono, per esempio, riportare a galla lo Sportivo Italiano. Sono le bandiere che abbiamo, sono forse poche, ma dobbiamo difenderle. Noi di GENTE D’ITALIA forse siamo anche molto romantici e ce la mettiamo tutta per mantenere accesa quella fiamma antica. Che non si è spenta - nonostante attacchi insulsi e mirati a farci chiudere perchè non siamo "velinari" ma ragioniamo con la nostra testa e per il bene della collettività - ha bisogno però di un po’ di benzina per tornare a brillare. In parole povere, il neo ambasciatore Iannuzzi che da pochi mesi sta reggendo la collettività italiana in Uruguay, cosa sta facendo per ridare un po’ di smalto a questi nostri fratelli relegati nel dimenticatoio? Si sta dando da fare anche con il nuovo governo uruguaiano per riallacciare rapporti ormai cancreniti? Il suo compito principale è legato anche alla conservazione dell’italianità, vi pare??? Ma siamo sicuri che il nuovo inquilino di via Lamas ha già nell’agenda parte o tutti i nostri interrogativi. Saremo felici che li spiegasse anche a questa collettività. Su queste pagine, le vostre pagine...

STEFANO CASINI

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