Un report investigativo scioccante che ha rilevato come alcuni produttori cinesi abbiano condotto una campagna concertata per inondare il mercato mondiale con mascherine non adeguate agli standard. Approfittando dell’emergenza e della richiesta esponenziale di mascheri- ne, alcuni produttori cinesi avrebbero distribuito maschere con caratteristiche al di sotto degli standard europei. Il documento rivela che produttori senza scrupoli in Cina non si sono fermati davanti a nulla per convincere importatori europei ad acquistare maschere, procurandosi persino certificati falsi con loghi di approvazione UE stampati. Un fatto gravissimo. Pe ripercorriamo i fatti. Quando la pandemia di Covid-19 ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, molte amministrazioni governative sono state colte di sorpresa. Non tutti i paesi infatti disponevano di adeguate scorte di materiale protettivo necessario per affrontare il virus. Non da ultimo in Belgio, dove il ministero della salute ave- va recentemente distrutto uno stock strategico di dispositivi di protezione individuale (DPI) perché obsoleto. Quando la necessità di enormi quantità di maschere chirurgiche e’ diventata impellente, i magazzini di molti paesi europei erano vuoti. E poiché altri paesi si sono trovati in una posizione simile, l'industria è diventata improvvisamente un mercato per venditori, poiché la domanda ha superato l'offerta. Una corsia preferenziale per produttori senza scrupoli che con facilita’ hanno vinto commesse e contratti, consapevoli che la situazione di emergenza avrebbe reso le autorità di acquisto meno vigili. I venditori non si sono fermati davanti a nulla per vendere maschere inadatte agli importatori e agli intermediari in Europa, rivela il reporter investigativo di De Tijd Lars Bové. Non tutte le maschere cinesi che hanno invaso il mercato si sono rivelate inadatte.
Secondo il rapporto investigativo un azienda su tutte ha esportato maschere non adeguate agli standard e dunque inutilizzabili. Il produttore si chiama Henan Yubei Sanitary Materials Co. Ltd, e la sua azienda ha sede nella provincia di Henan dal 1998."Per motivi di umanità, offriamo un prezzo molto economico", aveva dichiarato l'azienda ai suoi potenziali clienti. "Le nostre maschere soddisfano tutti gli standard e la qualità supererà le aspettative. Insomma parole rassicuranti per acquirenti ed importatori che nel momento delicato dello scoppio della pandemia avevano urgenza di acquistare maschere protettive. Ma le maschere Henan Yubei erano al di sotto dello standard, qualunque cosa la compagnia affermasse. Ad esempio, la maschera FFP-1 prodotta dall'azienda - destinata esclusivamente al personale ospedaliero - offriva una protezione del filtro del 67%, mentre il minimo legale in Europa è dell'80%. Si è anche scoperto che le maschere offrivano una chiusura inadeguata intorno al viso.Ma non solo, purtroppo anche le certificazioni erano false. In alcuni casi l'imballaggio recava il logo di approvazione dell'UE, semplice- mente impresso.
Il documento rivela anche che il ministero dell'economia federale in Belgio ha inviato al sistema di controllo europeo RAPEX ben 16 avvertimenti sulle maschere cinesi che presentavano un possibile rischio per la salute. Il numero è indicativo, considerando che tutti gli altri 26 stati membri dell'UE hanno presentato insieme solo 41 segnalazioni di allarme nel periodo di tempo.
Margherita Porpiglia