Presenzialisti richiesti in Tv. Presenzialisti chi? I virologi alluvionali con le loro argomentazioni sul piccolo schermo durante la Pandemia. L’Italia reclusa a casa, il popolo in quarantena, e la televisione, in generale, quale unica alternativa passatempo. Legame, cordonale ombelicale col mondo aggredito dal coronavirus. Preziosi informatori all’inizio, ancorchè privi di conoscenza della scabrosa materia, come da spontanea sincera ammissione, i virologi sono stati onnipresenti in tv, a tutte le ore del giorno e del- la sera, talvolta anche della notte, nelle case degli italiani. Richiesti di opinioni, pareri e consigli sul virus a loro misconosciuto, ad un certo punto della fiera hanno finito per confonderci le idee. Non sapevamo più a chi credere.
Il “Fatto Quotidiano” li ha messi in classifica. Quella dell’impatto mediatico? Non proprio: la graduatoria discende dal minutaggio che ciascun virologo presente nella straripante gare delle parole è riuscito a totalizzare nei mesi di marzo e aprile. Quelli dei momenti più intensi, significativi, profondi dell’epidemia.
Il professore Burioni davanti a tutti? Loquace, ciarliero, ospite fisso della salottiera trasmissione di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”. Ma non è andata così: Burioni è solo al decimo posto della graduatoria. Primo della classifica il professore Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano. Tempo complessivo di presenza e parole in tv, quattordici ore e ventisette minuti. Un maratoneta.
Per capire meglio, necessita fare un po’ di storia. A gennaio e febbraio, per dirne solo una, i soggetti politici e istituzionali nei tg totalizzavano oltre l’80%; il dato scende poi anche di 20- 30 in alcuni casi. Normale, naturale che ciò sia accaduto. Il cambio di rotta notato immediatamente, in forza del fatto che l’informazione italiana in tv è politicamente intossicata.
In materia di reti, la stessa cosa non riesce a La7 con il telegiornale. In aprile ha di- vorato letteralmente tutto il tempo. Ovvero, il 90%: Il professore Burioni, come detto, sorprendentemente non è il primo nella classifica delle presenze televisive. Quelle calcolate in minuti di partecipazione. Indicato come il principe dei presenzialisti, il professore autore tra l’altro di un precocissimo libro sul coronavirus è piuttosto indietro nella graduatoria. Solo decimo, con due ore e sette minuti. Alle spalle di Galli, l’esperto più gettonato in assoluto, con oltre quattordici ore di parlato televisivo, vengono
segnalati i professori Fabrizio Pregliasco e Giacomo Rezza. Abbastanza lontani Walter Ricciardi, Borrelli e Cauda, con poco più di sei ore. Sorprende la posizione in classifica del vero artefice del successo politico del leghista Zaia, peraltro am- piamente sopravvalutato: il professore Crisanti. Il meno interpellato tra gli scienziati virologi. Il meno presente della categoria. E solo decimo nella top 20 di Rai2, con trentadue minuti. Ma questo dimostra che ogni rete ha il suo esperto di riferimento. Walter Ricciardi, figura istituzionale, primeggia in Rai1, anche in qualità di consulente del ministro della Salute. Sessantottino mai pentito, Galli ha imperversato su Canale 5 e Rete4; Preglisasco con quel suo viso da Madonna dell’Addolorato a La7. Retribuiti o che cosa? Pare abbiano battuto cassa, in alcuni casi. Voci incontrollate riferiscono di duemila euro per ogni singola presenza. Pettegolezzi, forse, chissà. O manifestazioni di invidia. Nessuna ipotesi trova conferma, però a sospetta- re qualche volta ci si azzecca, e poi, come si dice, voce di popolo voce di verità. In presenza della pandemia, il Garante ha monitorato sulle varie reti anche la partecipazione dei giornalisti delle varie testate italiane. Inedita ricognizione nei programmi Rai, Mediaset e La7 ha fornito interessanti risultati. Leader di questa singolare graduatoria è risultato Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, con oltre quattro ore di parlato. Performance realizzate soprattutto su La7 e Rete4. Alle spalle di Sallusti, l’economista Massimo Giannini, fresco direttore della Stampa, e Antonio Padellato del Fatto Quoti- diano. Rete4 e La7 le reti che hanno dato maggiori spazi ai giornalisti. La prima, proprietà Mediaset perciò berlusconiana dalla fondazione, si è confermata palesemente organica della Destra. La scelta dei giornalisti a senso unico. Nel periodo preso in considerazione, marzo-aprile, nella top 20 invita un solo specialista, il professore Galli. Poi una sfilza di politici della Destra, sette, e tre di centrosinistra, il premier Conte più Renzi e Casini. Mentre dei nove giornalisti presenti sei fanno parte della schiera dei convinti militanti della destra: Feltri, Maglie, Capezzone, Belpietro, Sallusti, Liguori. Discorso a parte per Rampini, Labate e Fusani.
Rete4, in definitiva, a parlare di virus e pandemia ha chiamato politici e giornalisti di Destra, più che esperti virologi e medici. Mai morta, la questione televisiva è sempre viva. Sarebbe bello e utile se qualcuno in Rai mettese mano al problema. Che non è di poco conto, proprio no.
Franco Esposito