36 miliardi, si o no? Pensate. L’Italia poverissima, piena di debiti, con l’acqua alla gola, sta per dire no ai 36 miliardi che l’Europa vorrebbe prestarci a interessi quasi zero. Lo scontro, acerrimo più che mai, è aperto. Fra Partito Democratico e 5Stelle, cioè fra le due forze della maggioranza, è lotta dura. I Grillini dicono no, il Pd risponde secco: "Siete miopi". Fra i due litiganti, il premier si atteggia a Ponzio Pilato. Cioè rinvia la discussione a quel mese di settembre che si preannuncia di fuoco. Conte si difende: "Non posso far cadere il governo in un momento così delicato per il nostro Paese". Ma la diplomatica posizione del Presidente del Consiglio non mette a tacere le polemiche. È un tutti contro tutti, meglio si è creata una situazione per cui non si sa più chi sono gli alleati e chi gli avversari.
Berlusconi torna a farsi sentire e commenta: "Se diciamo no è uno sfregio all’Europa". Quindi è d’accordo con Zingaretti che continua a dire che se rifiutiamo questi soldi ci comportiamo come quel tale che per far dispetto alla moglie si tagliava gli attributi. Si inserisce Matteo Renzi il quale stavolta si schiera con Forza Italia e il Pd. "Ecco il nuovo inciucio", strepitano i Grillini che parlano di un nuovo "patto del Nazareno" allargato. Il fatto è che la situazione non è per niente semplice, perché non c’è bufera solo fra i due schieramenti, ma anche in uno stesso partito non tutti la pensano nel medesimo modo. Così, fra i 5Stelle si parla di una scissione se non si dovesse arrivare a una soluzione unica che concili le due anime. E anche nel Pd la voce non è unanime.
Sbotta Dario Nardella, sindaco di Firenze, esponente di spicco del Pd: "Invece che litigare e pensare a un leader, cerchiamo nuove idee che possano rilanciare il partito". Chi ci raccapezza è bravo ed è difficile ipotizzare quanto durerà questo esecutivo. Il premier ce la mette tutta, sfoggia una gran dose di diplomazia per spegnere i molti incendi, ma le fiamme a volte sono più forti dei getti d’acqua con cui si combattono. "La maggioranza traballa", titola stamane un quotidiano riassumendo in tre parole quel che politicamente sta avvenendo nel Paese. "Forse a Roma i soldi non servono", affermano i fautori del si ad ogni costo ."Dove vivono questi signori?", si chiedono ancora coloro che vorrebbero accettare subito la somma che l’Europa ci offre? In questo bailamme di posizioni, Palazzo Chigi usa l’unica arma possibile: quella del rinvio. Che, intendiamoci, non è una scelta positiva. Ma serve comunque a placare gli animi e a far ragionare meglio le forze politiche di maggioranza e di opposizione.
Non fa mancare la sua voce Matteo Salvini che l'altro ha dovuto interrompere un suo comizio a Mondragone per i disordini che stava creando. "Il Mes non ci serve", dice. E qualcuno ironicamente gli risponde: "Che fa? Li anticipa lui i 36 miliardi che ci vuole dare l’Europa?". Comunque, l’Italia è un Paese dove le polemiche si inseguono senza mai interrompersi. Perché anche in un momento pericoloso come questo nascono come sempre i campanili. Cioè le fazioni di coloro che pensano solo al proprio orto. L’esempio più calzante è quello del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, il quale si scaglia contro il Mes perché a suo avviso avvantaggerebbe il Nord a scapito del Sud e della Campania in particolare. Gli italiani si sentono spaesati e la credibilità politica va a farsi benedire. La gente segue attonita tutti gli scontri in atto. Ma rimane ancora più perplessa quando legge che in due anni le auto blu sono aumentate del 30 per cento. Ricordate? A detta dei Grillini sarebbero dovute scomparire o quasi.