*Riapriranno in autunno? Non c’è indizio che ciò che si verifichi. Riapriranno per le festività natalizie? Escluso che possa succedere. Senza turisti né residenti, Roma riaprirà alberghi e ristoranti in primavera. Marzo-aprile 2021, precisamente a un anno di distanza dall’esplosione dell’epidemia. Roma si presenta ancora vuota, in questi. Città aperta solo al grande caldo, conta perdite e sparizioni sotto forma di presenze turistiche. Nella Capitale d’Italia arrivavano fino a 300mila viaggiatori al giorno, ora i conti si fermano a un migliaio. Il centro storico è il più colpito, il trenta per cento delle attività ha chiuso bottega. Il cuore di Roma con le saracinesche abbassate. La Capitale aggredita da un male impensabile fino a febbraio scorso, la mancanza di turisti. Il settore dell’accoglienza muove a Roma venticinque miliardi l’anno. Il venticinque per cento del Pil. Vista così, affrancata dall’assedio dei turisti, Roma mostra un viso insolito. Stranamente struggente.
Semideserte le magnifiche piazze inondate di luce, i sampietrini lucidi che incorniciano la scalinata di Trinità dei Monti, i commercianti che sonnecchiano inoperosi sulle sedie o con le braccia disperatamente al sen conserte, i negozi vuoti riempiti solo di commessi sbadiglianti. All’esterno dei ristoranti, chef e cuochi senza comande guardano in atteggiamenti di preghiera i rari passanti. "Prego, entrate, c’è bisogno di voi, della vostra partecipazione". Niente, miseria nera. Terminata l’emergenza da coronavirus, il centro storico di Roma sogna una ripresa piuttosto lontana, non compresa nel presente. Il sogno che rischia di trasformarsi in dramma per l’economia della Capitale. Il più grande sito Unesco abitato del mondo presenta di sé un’immagine spettrale. Viene voglia di spostarsi altrove, dove la notte si anima e produce denaro quando salgono i toni della movida. Triste y solitario final, per dirla con Osvaldo Soriano. Malinconico, amaro il ritornello.
"I turisti non ci sono, gli impiegati lavorano da casa, gli uffici sono vuoti". E i negozi aprono alle undici, risulta quindi dispersa l’abitudine romana della colazione al bar. La gente va al mare, colpita dalla botta di calore. Roma resta in attesa, ma la situazione da febbraio non è cambiata; è peggiorata. Interminabili le file dei taxi nei parcheggi, non c’è ombra di passeggero. Attese lunghe tre ore per i tassinari all’aeroporto di Fiumicino. Una pena. Va ancora peggio con gli alberghi. A Roma, su milleduecento hotel, solo duecento sono aperti. Il sedici per cento appena, e la situazione non è destinata a cambiare in tempi brevi. L’estate è bassa stagione, prevale così la considerazione che riaprire a queste condizioni non ha senso. Riparliamone a primavera. Lo slittamento/esigenza è motivato anche dalle compagnie aeree, che riproporranno il lungo raggio non prima di ottobre. Una valutazione comunque è obbligatoria: il grosso del turismo nella Capitale viene appunto dalle lunghe rotte, Stati Uniti, Cina, Sud-est asiatico e, al limite, dalla Russia meno lontana.
L’urlo accorato di Roma risuona più o meno così: "Il Governo deve prendere atto che necessitano interventi nel medio periodo con fondi perduti importanti". Il grido rimarrà inascoltato? Molto probabile. I dati relativi all’aeroporto di Fiumicino chiariscono in pieno la situazione. E sono emblematici: 13mila passeggeri rispetto a 150mila passaggi al giorno registrati negli scorsi anni nei mesi estivi. Il cinquanta per cento dei centotrenta voli tra arrivi a partenze sono domestici, cioè interni; seguono Germania e Francia. A Ciampino il traffico internazionale rappresenta il novantadue per cento; Spagna e Gran Bretagna gli altri mercati esteri principali. L’Ufficio studi dell’Ente nazionale del turismo stima una riduzione, a fine 2020, del 42,5%, sugli aeroporti di Roma. Il meno 42,5 dei turisti rispetto al 2019. Una botta di quelle che stendono e non autorizzano prospettive di recupero immediato. Ma è il centro storico di Roma la fonte di preoccupazioni destinate a sconvolgere l’assetto economico e morale della Capitale. Come riparare, esiste una possibilità, è escogitabile un contro sistema?
Gli studiosi prevedono bufere in arrivo. "Serve un sostegno maggiore alle imprese: prolungamento della cassa integrazione, meccanismi diversi per i crediti, l’impiego di ulteriori riserve pubbliche". E se ciò non dovesse avvenire? Le attività moriranno o soffriranno l’infiltrazione letale della criminalità organizzata e dell’usura. "Il trenta per cento della attività in città ha chiuso o potrebbe farlo entro fine luglio". La boutique di Gucci in via Borgognona abbasserà le serrande il 15 luglio. Rischiano anche il negozio di scarpe Sorè e il caffè ristorante "Da Claudio" con vista sul Pantheon. "Senza i turisti, i nostri incassi sono calati al quindici per cento nel periodo pre-epidemia; adesso non riusciamo a pagare neppure l’affitto: Se va avanti così, dovremo chiudere". Dei diciassette dipendenti, lavorano solo tre. "E continuano gli esperti a parlare di seconda ondata dell’epidemia, come dire a tutti ‘restate a casa e non spendete’. Il risultato finale è facile da prevedere, come mettere il Real Madrid in campo contro la Romulea o la Pro Lazio". Ecco come si distrugge l’economia. Un facile, elementare esercizio, in queste condizioni. Vale per Roma, come per gran parte del Paese.
Franco Esposito