Da ieri l'Unione europea ha riaperto i propri confini ai viaggiatori provenienti da 15 Paesi la cui situazione epidemiologica è considerata sotto controllo. Si tratta, oltre che dell’Uruguay, di Marocco, Algeria, Tunisia, Serbia, Montenegro, Georgia, Canada, Thailandia, Corea del Sud, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Ruanda. Restano al momento esclusi dalla lista, tra gli altri, Stati Uniti, Russia, Brasile, India e Israele.
L'elenco, che dovrebbe essere rivisto ogni due settimane, comprende anche la Cina, ma solo a condizione che ammetta nel suo territorio visitatori non essenziali dall'Ue. Per evitare il rischio che il BelPaese venga colpito da un'ondata di ritorno del nuovo Coronavirus, a chi proverrà da una di queste nazioni verranno imposte due settimane di quarantena. L'Italia ha scelto dunque la linea della prudenza, mantenendo in vigore l'isolamento fiduciario e la sorveglianza sanitaria per tutti i cittadini provenienti dai Paesi extra-Schengen.
La misura si applica anche ai cittadini dei 14 Paesi individuati dall'Ue nella ‘lista verde’, da e per i quali ci si può muovere liberamente, ha spiegato il contenuto dell'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. Nel testo si aggiunge anche la comprovata ragione di studio ai motivi che consentono l'ingresso nel territorio nazionale. Le altre motivazioni per l'arrivo in Italia sono comprovati motivi di lavoro, di salute o l'assoluta urgenza. In pratica, non sono consentiti i viaggi non essenziali, come il turismo.
Nel decidere se la restrizione temporanea ai viaggi non essenziali verso l'Ue si applica a un cittadino di un Paese terzo, il fattore determinante è la residenza in un Paese terzo (e non la nazionalità) per il quale sono state revocate le restrizioni ai viaggi non essenziali. Per effetto di tale decisione, si prende in considerazione la residenza del viaggiatore e non l’aeroporto di provenienza, in modo da evitare un facile aggiramento delle regole con uno scalo intermedio in un Paese terzo che si trova nella lista.
Gli italiani residenti in Paesi terzi (dunque iscritti all’Anagrafe Italiani residenti all’estero) che non figurano nella lista non potranno dunque effettuare viaggi non essenziali verso il proprio Paese d’origine né nel resto della zona Schengen. Lo stesso non avviene per gli europei che si trovano temporaneamente fuori dall’Ue ma che hanno mantenuto la residenza nel proprio Paese d’origine, ai quali viene garantito di poter fare ritorno in Europa. Il divieto di viaggio verso l'Ue non si applica anche ai cittadini e ai residenti dell'Ue e alle loro famiglie. Né determinate categorie di viaggiatori (operatori sanitari, lavoratori stagionali, diplomatici).