Ieri, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha presentato una proposta definita di compromesso volta a raggiungere il fatidico accordo tra i leader dell'UE sul fondo di risanamento del coronavirus e sul bilancio a lungo termine. A lui spetterà il compito di smussare gli angoli dei cosidetti paesi frugali che si oppongono all’accordo. Ha il pieno appoggio della cancelliera Merkel e della presidente Von der Leyen. Michel ha aderito alla proposta della Commissione europea di un fondo di recupero da 750 miliardi di euro, costituito da 500 miliardi di euro in sovvenzioni e 250 miliardi di euro in prestiti, per far fronte all'impatto della crisi del coronavirus. Il capo del Consiglio ha inoltre suggerito un budget settennale di base di 1.074 trilioni di euro, un volume inferiore sia alla proposta della Commissione di maggio sia al suo progetto di febbraio.
Michel in sostanza propone di mantenere intatta l'entità del Recovery Fund, a 750 miliardi di euro, e di confermare la proporzione tra trasferimenti a fondo perduto e prestiti, rispettivamente 500 e 250 miliardi. L'ammontare sarebbe da garantire con una raccolta di denaro sui mercati e attraverso le risorse proprie dell'Ue. "È necessario sostenere gli sforzi sostenuti per amplificare la convergenza sul piano europeo", spiega Michel. Si tratta di "uno strumento eccezionale per una situazione eccezionale", ricorda il presidente Ue. Il pacchetto prevede alcune concessioni a Olanda Austria Svezia e Danimarca una dotazione per il bilancio Ue 2021-2027 di 26 miliardi inferiore a quanto proposto da von der Leyen (a 1.074 miliardi). Per i paesi frugali è prevista la conferma degli sconti per il contributo al bilancio Ue (un meccanismo di correzione per la contribuzione), insieme alla Germania.
Se da una parte viene mantenuto il livello finanziario dell'operazione Recovery fund con l'equilibrio sussidi/prestiti proposto dall'esecutivo europeo, dall'altra si ribilancia la 'governance' del meccanismo di sostegno ai Paesi membri nella direzione auspicata dai frugali. Il progetto del Consiglio europeo indica infatti che le decisioni sui Piani nazionali di ripresa avverranno nel Consiglio a maggioranza qualificata, mentre la decisione sugli esborsi degli aiuti spetterebbe alla Commissione tenendo conto dell'opinione del Comitato economico e finanziario, organismo in cui sono rappresentati i governi. Il disegno prevede dunque un maggior peso degli Stati, rappresentati nel Consiglio, nella valutazione dei Piani. Questa dovrà tenere conto anche di quanto le strategie nazionali si occupino del "rafforzamento della crescita potenziale, la creazione di posti di lavoro, la resilienza economica e sociale del Paese". Sono inoltre "prerequisiti" per una valutazione positiva dei piani i "contributi effettivi" alla "transizione verde e a quella digitale".
La valutazione degli impegni e le conseguenti decisioni relative agli aiuti terranno conto delle riforme nazionali in coerenza "con le raccomandazioni europee definite negli ultimi anni" relative a ciascuno Stato, ha spiegato Michel. La valutazione dei piani proposta dalla Commissione dovrà essere approvata dal Consiglio, a maggioranza qualificata, entro 4 settimane.Una "valutazione positiva" delle richieste di pagamento sarà "soggetta all'attuazione soddisfacente delle tappe e degli obiettivi rilevanti". Michel ha aggiunto che "su questo avremo un dibattito". Sul legame tra aiuti e riforme c'è ampio consenso tra i ventisette. La proposta Michel modifica infine i criteri di allocazione dei trasferimenti a fondo perduto del Recovery Fund, uno dei punti più contestati dai partner Ue del progetto presentato dalla Commissione europea. I leader discuteranno della nuova proposta di Michel in occasione di un vertice che inizierà il 17 luglio, ma alcuni funzionari hanno suggerito che potrebbe essere necessario un secondo incontro per raggiungere il consenso.
Margareth Porpiglia