Ci conoscemmo nel lontano 1983, quando ancora l’Uruguay era in dittatura e lavoravamo nello stesso settimanale "Guia Financiera". Lui, Ricardo Pascale, già era un professionista di spicco nel settore economico ma nessuno ancora sapeva che, due anni dopo, avrebbe assunto una enorme responsabilità nel primo governo del Presidente Sanguinetti dopo il periodo militare. Quel primo governo aveva grandi figure come il Ministro degli Esteri, poi per 24 anni Presidente del BID, Enrique Iglesias e Ricardo Pascale. Ama l’Italia per le sue radici lucane e l’Italia gli ha risposto con un meritatissimo cavalerietato. Oggi continua come sempre, come consulente di varie ditte, anche italiane. Professore universitario di lunga data e carriera, sta scrivendo il suo ennesimo libro, come dice lui "in tempi di pandemia non potevo stare fermo".
La scomparsa di tanti punti di riferimento per gli italiani dell’Uruguay come l’Ospedale Italiano, la Camera di Commercio, la prima fondata in tutto il mondo, la sede della RAI, la Dante Alighieri e tant’altro, può influire anche sull’interscambio commerciale fra Italia e Uruguay?
Gran parte dei paesi europei, dovuto ai grandi cambiamenti sociali, politici ed economici, si sono allontanati sostanzialmente dall’America Latina. Prima c’era un mondo dominato in gran parte dagli USA, ma oggi il mondo è bipolare e la Cina è il primo giocatore. Ho lavorato molto per ditte italiane e continuo a farlo: soltanto da una relativamente piccola città dove lavoravo, nel giro di pochi anni, 800 aziende se ne sono andate in Cina e sappiamo perchè: i costi sono molto inferiori. Eccetto Spagna o Germania, l’Europa si è allontanati da questo continente. Quando ero Presidente della Banca centrale c’erano 4 banche italiane in Uruguay ma da anni non ce n’é nessuna. Ovviamente sono molti i fattori che possono incidere per un allontanamento di istituzioni o il fallimento di ditte, ma credo, comunque, che, negli ultimi tempi e si conferma questa tendenza con la sigla di accordi UE-Mercosur, c’é qualcosa che sta cambiando ed ho speranza che ci potrà essere un revival anche delle relazioni commerciali fra Italia e Uruguay e non solo. Vedo che c’é una posizione geo-politico più accondiscendente dell’Europa nei confronti dell’America Latina. Negli ultimi anni i paesi del mondo sono diventati più protezionisti e con questa pandemia ancora di più, quindi, che si parli dell’accordo UE-Mercosur, anche se è iniziato 20 anni fa, lo vedo come un segnale positivo. L’Europa è molto superiore dal punto di vista economico che l’America Latina ma, questo continente ha una capacità concorrenziale superiore all’Europa per quanto riguarda i comodities e questo è un fattore importante.
Consideri l’Uruguay un paese diciamo affidabile?
Indubbiamente! Non possiamo dimenticare che l’Uruguay è uno dei 10 paesi al mondo considerati con Democrazia piena. È un paese che rispetta i propri compromessi, con una cornice giudiziaria precisa e riconosciuta e soprattutto con istituzioni molto potenti. Pensiamo che gli Stati Uniti sono sotto di noi in questo senso. Con economie con grandi incertezze, soprattutto oggi, l’Uruguay è un paese assolutamente diverso dagli altri. Paesi, istituzioni internazionali credono in noi e nella nostra storia che si è sempre caratterizzata per il compimento stretto dei compromessi, essendo questo un fattore secolare e trasversale di tutta la società indipendentemente dai governi e colori politici.
L’America Latina ha un grosso handicap nei confronti dell’UE: la ricerca. Questo incide sullo sviluppo dei paesi?
Definitivamente si! Lavorando soltanto con i comodities è lasciare i livelli di vita della nostra gente liberati ai prezzi che decidono altri è di sinonimo di sottosviluppo. Oggi il principale fattore è la ricerca. Nessun paese si è sviluppato se non sulla base della conoscenza e la ricerca. La ricerca fa si che migliori cervelli possano svilupparsi e sui settori che ogni paese ha bisogno. Per esempio, il nostro paese ha bisogno di maggior ricerca sul settore agricolo e poi sulla bio tecnologia. L’Uruguay, come altri paesi del continente e questo è un fattore di sottosviluppo, non ha mai lavorato bene sul link umano di colui che produce conoscenza e colui che deve agire per avere risultati: e questo è fatale per ogni economia: è una specie di divorzio. Quando il mondo tende a priorizzate la conoscenza mentre nessuno la produce, nasce questo divorzio. Nei paesi dove questi due i elementi lavorano insieme è dove si produce il progresso.
Come vedi oggi questa situazione di confronto fra Cina e USA soprattutto dopo la pandemia?
Non è facile! Molti dei paesi di punta del mondo avranno un retrocesso molto importante. I PIL cadranno e di molto, anche se la Cina crescerá anche se di poco. I paesi europei cadranno più del 10%, alcuni anche di più. Non so quanto potranno cedere Argentina o Brasile, comunque dobbiamo prepararci a vivere in un mondo molto più povero, è una triste realtà! Scenderà il livello di vita in Europa, Stati Uniti e America Latina! Non sono pessimista, ma realista, aumenterà la povertà e dobbiamo essere coscienti di questo. Gli unici paesi che non soffriranno tanto saranno quelli asiatici per due ragioni fondamentali: perchè sono più bravi e perchè non sono tanto esigenti nei loro DNA sociali come i paesi occidentali. La Cina si recupererà molto velocemente ma, per tornare a livelli pre-pandemia, ci vorrá molto tempo: non dico 10 anni, ma non certo subito, non meno di 3 anni per giungere a livelli pre-pandemia.
Gli USA potranno recuperare prima dell’Europa?
Gli USA dovrebbero recuperare prima dell’Europa. Hanno una capacità di reazione migliore che l’europea ed hanno anche spalle grandi, ma devo dirti che la situazione negli Stati Uniti è molto complicata. Leggevo nel New York Times che Fauci, il numero uno degli infettoligi degli americani, uomo di grande prestigio e figlio di una siciliana e un calabrese, nato nel quartiere di Brooklin, ha fatto delle dichiarazioni durissime contro il Presidente Trump e questo non lo vuole nella sua squadra che combatte il COVID perchè non la pensa come lui. Comunque la popolazione ha più fiducia in Fauci che nel loro capo di stato. Sará difficile uscire da questa situazione se Trump non comincia a prendere misure più all’altezza della situazione.
La situazione finanziaria mondiale è cambiata in questa pandemia. Devono prendere misure per non impattare troppo sui debiti globali. L’emissione di danaro fisico non potrà avere un impatto troppo negativo sull’inflazione?
Lo abbiamo visto nella crisi del 2008 negli USA che hanno sofferto molto più dell’Europa. Anche in quel momento ci fu una brutale emissione monetari ma, per l’enorme contrazione anche del mercato, non c’é stata una grande inflazione: la gente non compra e i prezzi non tendono ad aumentare.
Stefano Casini