"Vi state illudendo che la partita non vi riguardi o vi riguarda solo in parte. In realtà, se lasciamo che il mercato unico venga distrutto tu forse sarai eroe in patria per qualche giorno, ma dopo qualche settimana sarai chiamato a rispondere pubblicamente davanti a tutti i cittadini europei per avere compromesso una adeguata ed efficace reazione europea". Così Giuseppe Conte, nel corso della riunione con i leader dei Paesi frugali a Bruxelles, si è rivolto al premier olandese Mark Rutte, che vuole il potere di veto sui piani di riforma che dovranno presentare gli Stati membri per ottenere i fondi. In ballo c'è il quadro finanziario pluriennale per i prossimi sette anni e lo strumento del "Next Generation Ue", che contiene il Recovery Fund. Sul tema sono proseguite quindi le resistenze dei frugali, che spingono per un accordo al ribasso. Nella trattativa, ricordiamo, ci sono, da una parte, Italia, Spagna e Portogallo, sostenuti da Francia e Germania, che non vogliono diminuire la somma totale del "Next generation Ue", né toccare la ripartizione che, auspicabilmente, non dovrebbe scendere sotto i 400 miliardi di euro di sussidi (e 350 prestiti). Mentre i Paesi 'frugali' (Olanda, Danimarca, Svezia, Austria e Finlandia) poco gradiscono la portata dell'intervento a sostegno delle economie più colpite, a partire da Italia e Spagna, e chiedono di tagliare 150 miliardi dalla proposta originaria di 500 miliardi di sussidi post-Covid e quindi non superare quota 350 miliardi. Resta il nodo della governance: i meccanismi di controllo sull'erogazione dei fondi ai Paesi, su cui i frugali vorrebbero più potere. E resta il nodo non meno complesso dello Stato di diritto, in cui la disputa non è tra frugali e Sud, ma prevalentemente con l'Ungheria. In più, sul vertice è giunto il monito della presidente Bce Christine Lagarde, che ha messo in guardia i leader dal cercare frettolosamente un compromesso al prezzo di indebolire il piano di rilancio post crisi pandemica. "Meglio accordarsi su uno strumento ambizioso - ha detto - anche se richiede un po' più di tempo". Più fiducioso il presidente della Francia Macron: "Dobbiamo trovare un compromesso, penso che sia possibile. Tuttavia questo compromesso non può andare a discapito dell'ambizione europea". A sera (e al momento di andare in stampa) la strada è ancora in salita.
STEFANO GHIONNI