I soldi ancora non ci sono e probabilmente passerà almeno un anno prima di vedere un euro, in attesa di definire dettagli tecnici e che tutti i 27 Parlamenti nazionali approvino lo schema venuto fuori da quattro giorni di estenuanti negoziati al Consiglio Europeo. Ma sui soldi del Recovery Fund destinati all’Italia - 81,4 miliardi in sussidi e 127,4 in prestiti - è già partito l’assalto da parte di associazioni di categoria, enti territoriali, politici locali, tutti reattivi nel prenotarsi una fetta della torta in vista delle spartizioni future.
Un esempio? Il senatore dell’Union Valdotaine Albert Lanièce reclama per “la tutela e lo sviluppo della montagna una voce impor- tante del piano nazionale” che il Governo dovrà stilare per avere accesso ai soldi del piano Next Generation Ue. Richiesta legittima, forse singolare, di certo non isolata.
A chiedere risorse per il proprio territorio è anche chi a livello nazionale sulle stesse risorse ostenta un atteggiamento distaccato se non sprezzante. E’ il caso del presidente leghista della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti: se il suo leader a Roma Matteo Salvini definisce una “fregatura” l’esito del negoziato sul Recovery Fund, lui a Trento si è già portato avanti col la- voro con una lista di idee e progetti da finanziare. Prima di tutto Fugatti vorrebbe “che vi fosse una ripartizione regionale e un’attenzione per i singoli territori. Se parliamo di investimenti per
infrastrutture un esempio potrebbe essere il completamento dell’elettrificazione della Valsugana fino a Primolano, su cui stiamo già lavorando, e il collegamento con Feltre”, ha detto Fugat- ti. Non solo: il presidente leghista chiede anche che i soldi siano impiegati per le Olimpiadi Milano-Cortina - sebbene sfugga quale sia il legame tra i piani per la ripresa post-epidemia e i Gio- chi invernali - visto che una trentina di gare si terranno nella provincia autonoma: “Per noi è un tema impor- tante, il Governo potrebbe aprire a investimenti con- nessi all’appuntamento del 2026”.
Se il Trentino si adopera, l’Alto Adige non sta a guardare: “Dal Recovery Fund ci aspettiamo alcune centinaia di milioni di euro per l’Alto Adige”, ha detto il governatore altoatesino Arno Kompatscher. “Vogliamo attivarci da subito con progetti, da inserire nel Recovery Plan per ricevere fondi in modo diretto dall’Ue, per far ripartire la nostra economia e salvaguardare i nostri posti di lavoro”.
Il Recovery Fund viene visto come l’occasione per sanare i ritardi accumulati negli anni. Come nel caso della scuola: la ministra all’Istruzione Lucia Azzolina pregusta la “parte di risorse che andrà all’istruzione e alla scuola”, che conta di impiegare per “diminuire il numero di alunni per classe e investire nell’edilizia scolastica”. Anche le imprese però vogliono la loro parte: il fatto che i finanziamenti del Recovery Fund sembra “possano arrivare a 2021 inoltrato è un grosso problema”, si è lamentato Carlo Robiglio, presidente Piccola Industria e vicepresidente di Viale dell’Astronomia. “Come Confindustria sappiamo che un’azienda su tre ha fortissimi problemi di liquidità non risolti con i recenti decreti, a partire da quella per la cig”. Per questo, “abbiamo di fronte la sfida di utilizzare questi 209 miliardi che arriveranno, se saremo in grado di passare da una visione più votata all’assistenzialismo ad una visione poi sviluppo potremmo creare opportunità e vantaggio competitivo per il Paese”.
Anche il mondo agricolo non vuole essere messo da parte: “Ora è importante che il governo non temporeggi, ma costruisca fin da subito un concreto progetto di rilancio del Paese, destinando le cospicue risorse comunitarie a misure e investimenti in settori strategici come l’agricoltura e l’agroalimentare”, ha detto Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani.
La Coldiretti chiede al Governo di utilizzare 300 milioni del Recovery Fund per incrementare il Fondo Indigenti: “Tra le priorità del Recovery fund, per l’Italia dovrà certamente esserci un piano straordinario di almeno un miliardo di euro per acquistare cibo 100% Made in Italy da destinare alle famiglie più povere per l’emergenza sociale senza precedenti che l’Italia dovrà affrontare”, ha detto il presidente Prandini.
C’è poi il terziario: per Fiapet-Confesercenti le risorse devono servire per “politiche che portino ricchezza, aumentando il pil italiano, e tra queste sicuramente il turismo che nelle città d’arte può, e deve, fare la differenza”, sostiene Fiapet-Confesercenti. “Riteniamo”, ha detto nel suo appello al Go- verno Beniamino Maltese, cfo del gruppo crocieristico Costa, “che vi siano i presupposti per creare un tavolo di lavoro pubblico-privato per la definizione di progetti legati al settore delle crociere e del turismo che possano entrare nel perimetro del ‘recovery fund’ europeo”.
A volersi ritagliare un proprio spazio ci sono poi i manager: “L’occasione, irripetibile, di poter disporre di una quantità di risorse mai vista prima, non deve frantumarsi e disperdersi nei mille rivoli dell’inefficienza amministrativa, della lentezza burocratica, dell’assistenzialismo clientelare. Noi mettiamo a disposizione le competenze, le professionalità per poter gestire e allocare queste risorse”, si è proposto Mario Mantovani, presidente di Cida, la confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità.
Anche le imprese di pulizia si sono aggiunte alla già corposa lista di associazioni in fila per i contributi Ue: “I soldi saranno ben spesi se investiti sulla cura e la sicurezza, in questo caso delle scuole, per arginare la pandemia attraverso la sanificazione e non diversamente, come accaduto nel recente passato, per togliere i servizi di pulizia e igiene dalle scuole attraverso le internalizzazioni creando per giunta disoccupati”, ha dichiarato Anip, l’associazione nazionale imprese di pulizia.