Moriva un anno fa Andrea Camilleri, novantenne, cieco e immortale. L’inventore del Commissario Montalbano pare ancora stare tra noi con la sua voce greve e la sua carica di ironia. Camilleri ha lasciato una eredità alla sua casa editrice, Sellerio di Palermo: un libro postumo uscito in questi giorni intitolato “Riccardino”. Mai collana fu più azzeccata: per “La memoria” di Sellerio, ecco l’ultimo volume in onore della memoria dell’autore più produttivo della casa editrice siciliana.
Per ricordare l’autore nel primo anniversario della scomparsa le edizioni sono due: una – copertina blu – contenente la versione aggiornata, l’ultima, del 2016, in cui la lingua camilleriana prende il coraggio di affrancarsi dal dialetto e si impone senza troppo inframmezzarsi all’italiano, come accadeva nella prima versione del 2005. E l’altra, da collezione, con copertina rigida, che custodisce entrambe le versioni, insieme a una nota di Salvatore Silvano Nigro, il professore che di ogni opera camilleriana scriveva i risvolti di copertina, nello stile inimitabile del paratesto che si fa testo, come solo in un volume Sellerio. La trama di Riccardino svela ai lettori in che modo si chiudono le vicende di Salvo e come finirà la storia del commissario tanto amato dal pubblico sia letterario che televisivo. Andrea Camilleri aveva da tempo preparato il capitolo finale delle avventure del suo personaggio, per essere sicuro di non lasciare in sospeso la storia. Durante l’edizione digitale del Salone di Torino il volume dello scrittore siciliano è stato presentato dalla casa editrice Sellerio, attraverso la lettura di Antonio Manzini, che ha reso note le prime righe del libro. Solitamente i nuovi gialli di Camilleri venivano pubblicati nel mese di maggio, pronti per es- sere divorati poi dai lettori nelle calde giornate estive. La casa editrice ha deciso di attendere per questo
ultimo volume. La data di uscita, 16 luglio, non è stata scelta in modo casuale, ma è stata stabilita per onorare Camilleri a un anno dalla sua scomparsa. La casa editrice ha deciso infatti di ricordare il grande scrittore siciliano, che il 17 luglio 2019 si è spento all’età di 93 anni. Nel libro viene presentato un Montalbano diverso da quello che conosciamo, invecchiato, con poca voglia di investigare, stanco per i lunghi anni passati in commissariato. Nell’incipit di “Riccardino” il commissario Montalbano è chiamato sul luogo di un delitto. Salvo non ha voglia di iniziare questa indagine, vorrebbe lasciare tutto in mano ad Augello, ma è costretto ad andare sul luogo dell’omicidio. Così Montalbano si reca sul luogo del delitto, già pieno di persone che sui balconi si affollano e si chiedono se lui sia il vero commissario Montalbano o quello della tv. Camilleri ha deciso in questo volume di rivelare il suo gioco pirandelliano, raccontando sin dall’inizio del volume che esiste uno scrittore, “un tale Camilleri”, che si è fatto narrare le indagini da Montalbano e le ha trasformate in gialli. I libri di questo scrittore sono poi diventati famosi e la tv ne creato degli adattamenti per il piccolo schermo, portando alla ribalta non solo l’attore che interpreta il ruolo, ma anche il vero commissario Montalbano che ora si trova sotto gli occhi di tutti. Per questa popolarità tantissime persone si sono raccolte sul luogo dell’omicidio, non tanto per vedere il cadavere, ma per conoscere il vero Montalbano, il commissario che è tanto famoso per le avventure che vedono in televisione. Cosa accade nell’ultima indagine di Salvo Montalbano, lo si scopre pian piano, come si deve ad un romanzo di commiato postumo. Già al momento della prima stesura, nel 2004-2005, Montalbano sta già invecchiando – deve una decina d’anni al suo personaggio televisivo – e l’autore, allora ottantenne, pensa che sia ora di metter fine alle cose. L’ha scritto e consegnato a Elvira Sellerio, amica del cuore, la qua- le lo ha messo in cassaforte, dice la leggenda, (poiché non c’è cassaforte nella casa editrice). Poi lo ha corretto quando aveva 91 anni compiuti ed era sorpreso di aver ancora voglia di scrivere. Si ritrovava con quel giallo da mettere a posto. L’idea non era certamente di farlo uscire postumo ma di stabilire una volta per tutte la sua relazione con Montalbano che meritava un finale. Invece le cose sono andate in modo diverso e ora “Riccardino” è l’ultimo testamento di Camilleri, anzi il testamento che commemora l’anniversario del suo definitivo congedo. In questo libro c’è una sorta di corpo a corpo tra Montalbano e l’autore con un terzo incomodo, il Montalbano televisivo. Quindi questo volume postumo è una sorta di regalo ai suoi lettori di tutte le lingue, agli italiani che hanno imparato una lingua, quella di Camilleri, alla sua Sicilia riscattata nelle pagine di questo fantastico narratore.
Marco Ferrari