Nel mio lavoro giro mezzo mondo, e ovunque vada trovo italiani che occupano posti apicali, di preminenza in aziende straniere. Non solo, trovo italiani anche fra medici e professori nelle università estere, e italiani apprezzatissimi all’estero sono pure fra architetti ed ingegneri, manager e professionisti di ogni genere, specie poi si parliamo di attività culturali. D’altra parte, se la gran parte della meglio gioventù studentesca nazionale che espatria, può farlo, è perché ovunque gli italiani bravi, lavoratori, onesti e super competenti, sono apprezzati eccome. E ben voluti. È storia lunga e consolidata questa, dai tempi di Leonardo da Vinci sino ad arrivare ai giorni nostri. Quella che poi ha portato l’Italia a divenire Paese opinion maker a livello planetario, dettatore di stili di vita che si sono imposti nei secoli come un valore: l’italianità, facendo della formula Made in Italy sinonimo di qualità.
Ma allora, di chi ha paura l’Europa? Di chi non si fidano i leader dei vari Paesi europei? Perché ci guardano con sospetto? Ve lo dico io di chi non si fidano e quali sono le mille buone ragioni che hanno per farlo. Non si fidano dei presidenti di enti decotti quanto inutili (e relativi Cda), non si fidano dei consorzi di bonifica che ancora generano stipendi e tasse, quando le paludi sono bonificate da decenni. Non si fidano dei felici percettori del reddito di cittadinanza e dei pensionati baby e della loro ultima versione, i quotacentisti. Non si fidano degli smartworkisti al mare, dei dipendenti pubblici a casa a stipendio fisso. Non si fidano dei forestali calabresi, in proporzione mille a 1 con i loro colleghi del Canada. Non si fidano delle politiche dei bonus e delle mancette elettorali. Non si fidano dei comuni, delle provincie e delle regioni che hanno solo moltiplicato burocrazia e costi pubblici, senza risolvere un problema che uno (anzi).
Non si fidano degli stipendi dei nostri parlamentari, i più sontuosi al mondo. Non si fidano dei finti invalidi, dei vitalizi, dei senatori a vita, dei privilegi di Stato, di università baronali dove avanzano solo i più leccaculo o privilegiati per anagrafe. Non si fidano ed hanno paura di una mentalità diffusa veterostatalista comune a sinistra come a destra (ahimè). Non si fidano dei "ciechi" che guidano e dei timbratori seriali di cartellini in pigiama. Non si fidano dei processi civili che durano 10, 15, 20 anni, condotti per di più da una magistratura che in alcuni suoi rami ha dimostrato di essere infiltrata dalla peggior politica dell’universo (e quindi, di parte per statuto).Non si fidano della burocrazia elefantiaca, che nei suoi "pachidermismo" e inefficienza giustifica sé stessa, mentre vessa attività e produzione. Non si fidano di una stampa al 78° posto al mondo per libertà d’idee e d’opinioni, e quindi mero megafono di poteri altri dalla politica alle lobbies.
Non si fidano dell’incapacità endemica di dire basta a questo stato di cose insostenibile, che è il cancro peggiore dell’Italia: lo statalismo. Lo statalismo inverecondo che ormai perdura come tale solo da noi, e in alcune dittature veteromaxiste. Insomma, non si fidano di quel che fa l’Italia di oggi una sorta di commedia a episodi alla Alberto Sordi – strapiena di characters furbi, furbastri e figli di – dove però non si ride per niente. E se putacaso hai partita Iva, allora piangi e piangi forte. Dato che tutto lo sfacelo di cui sopra, sei tu che lo mantieni. È chiaro adesso? Capite di chi non si fida l’Europa? Degli stessi di cui non vi fidate voi, la cui sintesi massima è l’attuale governicchio giallorosso, andato a bussar cassa a Bruxelles nel corso della peggior crisi del Dopoguerra, senza uno straccio di riforma che una della peggior forma Stato-Paese del mondo occidentale. E il paradosso, è che sono anche quelli che si autodichiarano europeisti.
Andrea Aromatico