Sono tornate ad aprire da pochi giorni le terme in Uruguay, punto nevralgico del turismo nel nord-ovest del paese in prossimità del Río Uruguay tra le zone di Salto e Paysandú. Con l’emergenza sanitaria ancora in corso e il pericolo dei nuovi focolai apparsi recentemente a Montevideo, lo scenario appare più che mai incerto per il turismo termale così come per l’intero settore in ginocchio da metà marzo per il coronavirus. Proprio in questi giorni, e fino al 2 agosto, in Uruguay è il periodo delle vacanze d’inverno che spezzano in due l’anno scolastico anche se questo è stato un anno anomalo che ha visto la chiusura delle scuole per diversi mesi. A differenza degli scorsi anni, queste vacanze d’inverno vanno ancora a rilento per quanto riguarda il turismo.
Con la chiusura delle frontiere gli operatori scommettono come non mai sul turismo interno che oggi rappresenta l’unica reale possibilità di far muovere un settore completamente in agonia. Il panorama però è ancora abbastanza difficile come racconta, da Salto, una famiglia italouruguaiana presente all’interno del settore da tanti anni. "Si aspettavamo famiglie e bambini ma qui ancora non se ne vedono. Ci sono poche richieste, la gente ha paura" dice Gustavo Fernández, responsabile dell’Hotel Solar del Acuario nelle Terme del Daymán che ha vissuto gli ultimi mesi con grande preoccupazione: "Solo nella parte dell’hotel abbiamo dovuto mandare 13 persone in cassa integrazione, a cui si deve aggiungere il resto del personale tra il ristorante e gli altri servizi connessi. Sono stati mesi molto difficili anche perché per mantenere questa struttura c’è bisogno di un mantenimento costante. Noi non possiamo dire abbassiamo la saracinesca e chiudiamo. Per noi i costi continuano anche senza ingressi".
Fernández insiste sul concetto della "riapertura graduale" e mantiene il profilo basso nonostante l’ottimismo mostrato da alcuni: "In questi giorni ho letto titoli trionfalistici sulla stampa che parlavano di terme quasi piene all’80%. Purtroppo la realtà è ben diversa da quella che qualcuno vuole far credere. La riapertura sarà lenta, questo lo avevamo messo in conto all’inizio. La nostra speranza è che si possa tornare a essere pienamente operativi in primavera, che è la stagione migliore per il turismo termale, intorno al mese di ottobre". Il direttore dell’Hotel Solar del Acuario ha una visione più ottimista riguardo la chiusura delle frontiere. Più che un ostacolo questa situazione potrebbe rappresentare una grossa opportunità per far crescere il turismo interno: "Nel caso delle terme bisogna precisare che il turismo straniero coinvolge principalmente i due giganti del settore che sono gli hotel a cinque stelle. Per tutti noi che siamo un gradino più sotto non è particolarmente rilevante dato che la nostra clientela è prevalentemente uruguaiana".
"Da questa crisi possiamo trarre una grossa opportunità" sostiene con convinzione. "Questa è l’occasione giusta per scommettere sul turismo interno e captare quella fascia di pubblico che avrebbe preferito andare all’estero per le vacanze. Dobbiamo conquistare queste persone in modo tale che quando le frontiere riapriranno si preferirà di restare in Uruguay. Per fare tutto questo però occorre migliorare alcune cose, soprattutto le infrastrutture e i servizi".
Matteo Forciniti