Ultimo accorato appello dell'Argentina ai suoi creditori esteri: la sua proposta di ristrutturazione del debito rappresenta l'"offerta finale" e "il massimo e ultimo sforzo che il Paese può sostenere". Per questo motivo, il ministero dell'Economia invita i suoi credi- tori ad accettare, spiegando che il paese confida nel fatto che lo faranno. Avviato in aprile, il negoziato del governo argentino con i suoi creditori è stato più volte prorogato ed il suo termine è ora fissato al 28 agosto prossima. L'ultima offerta governativa con- sentiva di recuperare mediamente con nuovi titoli 53,5 dollari per ogni 100 di valore nominale dei bond del debito in scadenza.
Ma l'offerta non è piaciuta ai tre principali gruppi di creditori, l'argentino Exchange Bondholders, anche a nome del Gruppo Ad Hoc e del Comitato dei creditori argentini (ACC), la cui risposta non si è fatta attendere: hanno riferito di lavorare "per conto di tutti gli obbligazionisti" negando di cercare uno status "qualificato" rispetto al resto dei creditori nelle trattative. Nel comunicato, il ministero dell'economia ha fatto sapere che "alcune delle richieste dei creditori comprometterebbero la probabilità di una ripresa economica a breve termine, ipotecando le prospettive delle generazioni argentine presenti e future". Implicitamente rivolgendosi ai tre principali gruppi di creditori, il ministero ha fatto osservare che "una ristrutturazione del debito miope nei suoi obiettivi non va a beneficio di nessuno, nè del debitore nè dei creditori". Per questo la controproposta dei creditori non può essere accettata in quanto mira ad "imporre ulteriori oneri ad un'economia che sta annegando nel bel mezzo della crisi Covid-19".
"Non solo sarebbe irresponsabile, ma sarebbe anche ingiusto", ha detto il ministero, ribadendo che "la crescita sostenibile a lungo termine è l'unico vero modo per generare un recupero di valore per i creditori a condizioni eque"
I tre gruppi di creditori, che affermano di detenere più di un terzo delle obbligazioni globali dell'Argentina e più di un terzo delle sue obbligazioni in circolazione, hanno presentato congiuntamente la loro controproposta all'offerta del governo argentino il 20 luglio, un'offerta che è stata valutata dagli analisti di mercato e dalle società di investimento mediamente a circa 56,5 dollari.
A loro giudizio, la loro controproposta congiunta contiene "significative concessioni economiche e legali" tra cui il fatto che le nuove obbligazioni emesse in cambio delle obbligazioni globali esistenti saranno disciplinate da una versione modificata dell'atto del 2016.
Da parte sua, Buenos Aires ha insistito sul fatto che l'ultima offerta è il massimo che l'Argentina può pagare, ma ha assicurato che "l'Argentina vuole e contribuirà allo sviluppo di strumenti contrattuali che aumenteranno il successo delle iniziative di ristrutturazione del debito sovrano quando i debitori avranno un sostegno significativo da parte dei creditori".
A questo proposito, ha aggiunto che "gli adeguamenti dei contratti modello sviluppati dall'Associazione Internazionale dei Mercati dei capitali (ICMA), adottati nel 2016, nella misura in cui godono di un ampio sostegno, saranno sostenuti anche dall'Argentina". L'obiettivo insomma per il governo argentino è raggiungere un accordo che "non sottoponga il suo popolo a ulteriori sofferenze e angosce". Sono pronti a venire incontro alle richieste dei creditori, in sintesi questo è il messaggio, ma non possono portare il Paese allo stremo.