È abbastanza difficile immaginare una festa italiana senza balli e con il rispetto dei protocolli sanitari che impongono il distanziamento sociale. Eppure, almeno per il momento, questi sono i requisiti stabiliti dal governo in Uruguay per il ritorno degli spettacoli pubblici nel pieno dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus.
Le tradizionali feste della collettività italiana oggi appaiono solo come un ricordo: da più di quattro mesi è tutto completamente bloccato e regna ancora la massima incertezza su quando e come sarà possibile tornare. Per le associazioni che dispongono di una propria sede la pandemia corre il rischio di trasformarsi in un boomerang dato che per sostenere le spese di mantenimento dei locali c’è un bisogno vitale di fare cassa organizzando eventi. Ma fino a quando sarà possibile aspettare?
Per poter organizzare un evento attualmente c’è bisogno di una duplice autorizzazione, innanzitutto quella del ministero della Salute e poi quella della Intendencia di Montevideo che realizza le ispezioni nei locali. Tra i protagonisti delle tradizionali feste della collettività italiana ci sono il maestro Enrique Gomez e la cantante Gabriela Richieri, animatori degli spettacoli nella parte musicale. Gomez racconta che il coronavirus gli ha bloccato ogni progetto e non sa ancora quando potrà tornare a salire sul palco: "Da metà marzo tutti i concerti sono stati ovviamente sospesi. Avevo in programma due grandi spettacoli a Flores e Durazno oltre ai pranzi mensili delle associazioni italiane -Aercu e la Collettività Satrianese- che erano fissati fino a dicembre e anche una data con i calabresi. Per tutti noi questo è stato un periodo di profondi cambiamenti, io ne ho approfittato per registrare un nuovo disco che uscirà entro la fine dell’anno ma ad essere sinceri si sente molto la mancanza del palcoscenico. Fortunatamente da pochi giorni ha riaperto la scuola che gestisco "Musicanto" e speriamo di poter seguire con questa attività".
Sul possibile ritorno delle feste italiane Gomez segnala diverse difficoltà che riguardano gli spazi, gli aspetti finanziari e le abitudini delle persone senza dimenticare l’età anagrafica alta del pubblico, la fascia di popolazione più a rischio per il virus: "L’unica possibilità per il ritorno degli spettacoli sarebbe quella di organizzare dei concerti evitando però i balli. Nessuno sa con certezza quando sarà possibile ma ci auguriamo che possa essere tra settembre e ottobre. Il problema principale è che la maggior parte delle sedi delle associazioni -eccetto la Casa degli Italiani e forse Aercu- non dispone di spazi sufficientemente ampi per consentire il distanziamento dei tavoli e poi bisogna considerare anche i fattori economici dato che pochi possono permettersi di aprire a ritmo ridotto rinunciando ai guadagni dopo una chiusura così lunga. Magari si potrebbe organizzare come prima festa un evento benefico alla Casa degli Italiani per aiutare i connazionali in difficoltà".
Secondo lui c’è poi un’altra questione che riguarda le abitudini delle persone che "in genere vengono alle feste per mangiare bene, stare in compagnia e ballare. Per quanto noi possiamo incidere sulla musica, sarà difficile dire alla gente di non poter ballare ma per poter fare qualcosa dovremmo adattarci".
di MATTEO FORCINITI