Vola l’oro incontro al record storico. I mercati lo danno prossimo a quota duemila dollari. Il prezzo si è spinto fino a 1.944,71 dollari l’oncia sul mercato di Londra. Frantumato il primato che resisteva dal 2011. Un nuovo balzo anche per l’argento, che sfiora venticinque dollari. La crescita del valore dell’oro da inizio anno lo rende uno dei migliori asset in assoluto. Il rialzo è del 28%. Tuttavia l’argento ha corso ancora di più, con un guadagno del 36% nel 2020. L’oro scambia ai massimi storici.
Tassi reali sotto zero a sostegno del lingotto, dollaro debole e rischio d’inflazione. Il dollaro perde valore come bene di rifugio. Da settimane il crollo del record veniva considerato imminente. Il fatto è avvenuto in apertura di settimana, alla vigilia della riunione della Federal Reserve. Il balzo è stato di oltre il due per cento. L’oncia sul mercato londinese è schizzata a più di venti dollari sopra il precedente primato datato 2011.
A Milano, Piazza Affari, come altrove, la fiammata si è verificata prima dell’apertura delle Borse occidentali. E poco importa se la spinta è arrivata dai mercati asiatici. Non privo di dati speculativi, il rally pare in possesso del connotato di durata. Nel corso della giornata l’oro si è mantenuto sopra 1.935 dollari l’oncia, nonostante il rialzo dei listini azionari. Non c’è aria d "risk on". L’oro e le Borse godono del sostegno dell’attesa di ulteriori stimoli da parte della Fed. Stimoli diventati necessari alla luce del coronavirus negli Usa, che semina timori di danni più gravi del previsto per l’economia. Uno scenario che spinge ad acquistare oro, non certo a venderlo. In termini reali, al netto dell’inflazione, il lingotto non è al massimo storico.
Al contrario è lontano dal picco del 2011, e ancora di più da quello del 1980. Quando dopo la crisi petrolifera, l’inflazione galoppava a doppia cifra percentuale. In questa corsa dell’oro bisogna considerare anche l’azione del dollaro, sempre più debole: lunedì ha di nuovo perso terreno rispetto alle principali valute. In modo particolare con l’euro, volato a 1.175 dollari. Il massimo da ventidue mesi. Favorevole il quadro delle Borse anche per l’argento. Lunedì un nuovo balzo dell’otto per cento, attestandosi a 24,58 dollari l’oncia. Nuovo record dopo sette anni. Gli operatori, mai paghi, guardano al prossimo traguardo: 2mila dollari per l’oro, trenta dollari per l’argento. Laddove c’è addirittura chi giudica possibile un ulteriore salita a tremila dollari nel giro di diciotto mesi.
Bank of America ha avanzato la previsione ad aprile. Francisco Blanco, oggi, dichiara di esserne ancora più convinto, visto che l’allarme coronavirus non è scemato con l’arrivo dell’estate, come era nelle previsioni. Il Pil della Cina – convengono alcuni analisti – "converge rapidamente verso i livelli degli Stati Uniti, aiutato dal gap crescente nei casi di Covid-19". Quello che viene definito "un enorme spostamento tettonico" potrebbe fornire ulteriore sostegno all’oro. Le distorsioni del mercato, poi, contribuiscono in misura incisiva ad alimentare il rally dei metalli preziosi. Le conseguenze della pandemia continuano a farsi sentire. Scorte record in relazione alle carenze di marzo si sono accumulate al Comex di New York.
Il numero degli operatori parimenti è cresciuto in numero abnorme. In particolare quello degli specialisti che prendono consegna del metallo alla scadenza dei contratti. Cresce il timore che soddisfare tutte le richieste diventi impossibile. Se non a costo di forti perdite per le banche specializzate nel settore aurifero. Le "billion bak" che trattano anche il metallo fisico. Vengono ritenute possibili alcune reazioni estreme sul mercato. Qualcosa di simile al tonfo sottozero di aprile scorso. Ma i pareri sono in questo senso discordanti. John Auters, analista di Bloomberg, afferma che il prezzo del petrolio "era crollato in negativo perché c’era troppa offerta a fronte di stoccaggi limitati, quello dell’oro potrebbe ora impennarsi in modo stratosferico, se non ci fosse abbastanza metallo consegnabile in tempi brevi".
Al Comex combattono i rischi, peraltro ben presenti agli operatori. Il mercato si è spostato: per incoraggiare un ulteriore accumulo di scorte, l’oro per dicembre è più caro di quello per agosto, avendo superato addirittura duemila dollari l’oncia. Da un record all’altro, l’oro potrebbe presto riscrivere la sua storia oltre quota duemila.
Franco Esposito