Indaga la Corte dei conti. Ma su cosa? Sui gettoni di presenza incassati in tutta Italia dai consiglieri regionali eletti durante l’emergenza Covid 19. I cosiddetti bonus, a cui non avevano diritto in quanto si sono mai riuniti nel periodo di lockdown. E non basterò la restituzione, ex post, dei rimborsi spese incassati dai consiglieri regionali di tutta Italia. Non dovevano spostarsi per andare in aula, quindi non avevano diritto ad incassare il rimborso spese. Sulla questione si stanno muovendo i giudici contabili. Il reato ipotizzabile/ipotizza- to è quello di "danno erariale".
In Venezia Giulia, il procuratore della Corte dei conti Tiziana Sperdicato, ha aperto un fascicolo sul "bonus trasferte" riscosso da quarantanove consiglieri regionali durante il lockdown. Un’inchiesta è stata avviata anche in Toscana. Nel mirino del procuratore Acheropita Rosaria Mondera c’è la delibera del 25 maggio che, nel fissare il calendario delle sedute telematiche, stabiliva che per "i rimborsi forfettari dei consiglieri valessero le stesse regole delle sedute in presenza", Anche quelli relativi agli spostamenti verso Firenze, la sede del Consiglio regionale. I giudici contabili sono impegnati nell’esecuzione di tutti i conti. Puntano a capire se si possa ipotizzare un danno erariale e individuare le responsabilità individuali amministrative di quell’atto. Il fascicolo dovrebbe risultare fonte di preoccupazione
per Eugenio Giani, candidato governatore indicato e scelto dal Pd alle prossime elezioni. In qualità di presidente regionale, quell’atto l’ha firmato. Una spinosa questione che minaccia di degenerare in problema politico molto serio. Giani sul tema rigetta lontano le ombre, non intende immischiarsi, e con forza ribadisce che "quell’atto era pienamente legittimo". Laddove, e in maniera preoccupante spunta un’altra delibera, in data 25 marzo. Il documento è destinato ad alimentare ulteriori forte imbarazzi, in seno alla maggioranza attualmente al Governo. Non soddisfatto del primo risultato, l’ufficio di presidenza stabilisce nuove sedute in presenza per fase 2 e conferma, il 4 maggio, "tutte le disposizioni di già messe nero su bianco, in particolare la conferma delle vie telematiche già utilizzate".
Me le regole anti-Covid 19? Le commissioni si sarebbero tutte riunite, via Skype. Continuando – è qui lo scandalo – ad incassare il "rimborso spese", anche se collegati da casa. I quaranta consiglieri della Regione Toscana, da inizio marzo a oggi, si sono riuniti via computer trentasei volte, per partecipare a sedute commissione. Totale circa tremila euro di "rimborsi chilometrici per ogni seduta". Le indennità dei consiglieri, fino a luglio, raggiungono fino a un totale di 229mila euro, a fronte di due milioni di stipendio totale.
Quando il consiglio regionale, ad agosto, chiuderà per ferie, come ogni anno, i quaranta rappresentanti continueranno a godere di un rimborso spese, nonostante la fine ufficiale delle attività istituzionali. Quarantamila euro che fanno un totale di 200mila euro, per cinque anni di legislatura. Nella penultima seduta della legislatura, martedì scorso, si è discusso proprio del caso finito sulle pagine di quasi tutti i giornali italiani. Tutti i consiglieri si sono dimostrati autentici buoni filantropi. Molti hanno annunciato di aver già fatto donazioni con quei soldi indebitamente incassati. Lecito avere qualche dubbio. Anzi più di un paio.
Il candidato Pd alla presidenza alle prossime elezioni non è d’accordo, non ci sta. Giani chiede a tutti di restituire quei soldi entro quindici giorni, tempo limite. Fornita anche la spiegazione. "Nel momento in cui chiediamo sacrifici ai toscani è stato inopportuno prendere quei rimborsi". Unico gruppo ad aver donato 85mila euro, Il Movimento Cinque Stelle non attenua i toni dell’aggressione. "Non basta, rendicontate quei soldi".
Il Consiglio regionale della Toscana si dedicherà alla spinosa pratica nella prossima riunione. Quindi, dopo le elezioni. Intanto, quei soldi non smettono di ballare. E continueranno a fare rumore. Il tentativo di cucire una tappa, una pezza colori, non è stato sufficiente. Le restituzioni in extremis non hanno incantato i consiglieri. E neppure che sta molto più in alto. Quelli che hanno incassato non pro- vano vergogna. Tantomeno sono pentiti del malfatto. Incassavano soldi senza andare alle riunioni. Vi sembra poco? No, è molto, è tutto. Se c’è ancora una briciola, solo una briciolina di onestà, quei soldi vanno restituiti.
E subito. Senza aspettare imposizioni, minacce, e quant’altro. Ma queste sono prerogative e virtù del buon cittadino, che pochi posseggono. Banderuole nelle mani dei potenti.
Franco Esposito